E alla fine, proprio sul filo di lana, l'Inter il suo mercato è riuscito a farlo. E' stato decisivo l'intervento di Erick Thohir, che dopo essere sbarcato a Milano e dopo aver assistito con i propri occhi alla situazione complessa vissuta dalla sua squadra ha deciso di scendere in campo in prima persona. Questo non significa che il tycoon vada etichettato come il salvatore della patria - perché, va detto - Thohir avrebbe potuto effettivamente muoversi prima ed evitare che l'Inter dilapidasse punti preziosi contro Lazio, Chievo, Genoa e Catania - eppure il suo intervento è valso l'ennesima conferma dell'inadeguatezza di fondo dell'area tecnica nerazzurra, che in quasi un mese non era nemmeno riuscita a portare a termine un'operazione già praticamente conclusa come quella per Danilo D'Ambrosio.

A poche ore dalla fine del mercato, invece, è arrivato non solo il laterale tanto apprezzato da Walter Mazzarri, ma anche Hernanes, il colpo oneroso che nessun tifoso ormai si aspettava più. Quasi 20 milioni tra costo del cartellino e bonus vari legati al rendimento e al raggiungimento di determinati obiettivi, certamente un'operazione in controtendenza con il clima di austerity che si è instaurato da qualche tempo in casa Inter ma non solo. Un giocatore utile, di sicuro valore e soprattutto motivato a mille dall'imminenza dei Mondiali.

Sorprende come un'operazione del genere si sia potuta chiudere in così pochi giorni, soprattutto conoscendo Claudio Lotito e la sua scarsa propensione a cedere a cuor leggero. Tutti ricorderanno il tira e molla proseguito per diverse sessioni di mercato tra il Milan e il presidente romano per il passaggio in rossonero di Massimo Oddo. Ecco, stavolta non si è visto nulla di tutto ciò. Eppure si parlava del calciatore più amato e di gran lunga più forte dell'intera rosa laziale. Indice che, come sottolineava lo stesso tycoon, quando le trattative vengono condotte in maniera privata e lontane dei riflettori l'accordo è sempre più semplice da raggiungere.

Anche lo stesso acquisto di D'Ambrosio appare in netta controtendenza: il primo colpo del primo presidente straniero della storia dell'Inter, la squadra italiana per tradizione composta dal maggior numero di stranieri, è stato un giocatore italiano, un calciatore con l'età giusta, ingaggio sostenibile e motivazioni necessarie a farne il rinforzo ideale in questo preciso momento storico. Quel che è certo, però, è che non si può sempre salvare capra e cavoli nelle ultime 48 ore della sessione di gennaio. Cos'hanno fatto gli altri membri dell'area tecnica nerazzurra nelle restanti tre settimane di mercato? Perché ci si è dovuti ridurre all'ultimo, con l'unico risultato di ritrovarsi a dover completare (o non completare nel caso specifico) al ribasso cessioni eccellenti? Qualcosa va cambiato. E va fatto già dal prossimo mercato.

Sezione: La Rubrica / Data: Sab 01 febbraio 2014 alle 00:30
Autore: Alessandra Stefanelli / Twitter: @Alestefanelli87
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