Prendete un ragazzino classe 1993, alto poco più di un metro e settanta, nato a San Paolo, in Brasile ma di chiare origini italiane, e mettetelo in campo a giocare dietro le punte. Mettete insieme una genialità a tratti rara per un ragazzo della sua età, con la quale riesce a inventare dei numeri da capogiro, una tecnica importante e una buona visione di gioco; mescolate il tutto e verrà fuori un ragazzo senza dubbio tra i più interessanti tra quelli che stanno emergendo con prepotenza nella nuova Primavera di Andrea Stramaccioni. Stiamo parlando di Daniel Bessa, il fantasista della squadra nerazzurra protagonista sin qui di un ottimo avvio di campionato, con tanto di ciliegina sulla torta rappresentata dal gol vittoria nel derby di categoria col Milan di qualche giorno fa. A lui è dedicata la seconda puntata della rubrica La Meglio Gioventù.
Nato, come detto, a San Paolo, il 14 gennaio del 1993, la storia di Daniel Bessa, calcistica e non solo, è legata a doppio filo a quella di un'altra persona che ne ha segnato tutte le tappe dello sviluppo sin qui: sua madre. Perché, come rivelò lo stesso scout interista Pierluigi Casiraghi qualche giorno fa, fu proprio sua madre a fermarlo prima che questi tornasse in Italia dopo aver assistito ad un torneo giovanile in Brasile, segnalandogli quel ragazzino con la maglia dell'Atletico Paranaense col numero otto, in possesso di passaporto italiano, che altri non era che suo figlio, convincendolo così a segnalarlo all'Inter, lui che i primi passi col pallone tra i piedi li aveva mossi giocando a futsal, il calcetto brasiliano. E un grave fatto accaduto proprio alla madre, colpita da tumore due anni fa, ha segnato la vita del giovane giocatore. Che si adopera, la fa arrivare in Italia per curarsi, standole vicino ogni giorno, anche grazie all'aiuto dell'Inter che continua a sostenere la donna, che adesso ha superato il momento più difficile. E sempre alla madre arriva la dedica nel momento più bello, quello del gol che decide la piccola stracittadina col Milan.
Bessa arriva in Italia nel 2008, cominciando la sua scalata a partire dalla formazione Allievi. Dove comincia subito a far intravedere le sue grandi doti tecniche, unite però a una dote che all'inizio lo penalizza, quella dell'incostanza. E' facile vederlo alternare momenti di grande spettacolo ad altri di grigio totale, anche nel corso della stessa partita. Spesso al giocatore viene appiccicata un'etichetta pesante, quella di essere una 'testa calda', un tipo ingestibile un po' sul modello di Mario Balotelli, magari senza sapere quello che è il dramma legato all'angoscia per le condizioni della madre. Anche quando approda nella Primavera, l'italo-brasiliano fa vedere gran belle cose, pur in uno spazio molto ridotto visto che Fulvio Pea non lo impiega molto spesso.
L'estate del 2011, però, sembra essere per lui quella della definitiva svolta: la madre guarisce, lui ne guadagna tantissimo in termini di serenità; poi, arriva la chiamata di Gian Piero Gasperini che lo inserisce nel gruppetto di giovani che partirà con la prima squadra nel ritiro di Pinzolo. Ed è lì che comincia a farsi apprezzare per le sue doti tecniche: Gasp, nel corso delle amichevoli pre-campionato, lo impiega facendogli coprire un po' il ruolo alla Sneijder, partendo dalla trequarti ma con facoltà di spingersi fino a metà campo per recuperare il pallone. La sua visione di gioco impressiona, si inventa passaggi anche mirabolanti. Passata la fase del ritiro, Andrea Stramaccioni lo accoglie nella sua Primavera e lo coccola rendendolo uno dei perni del suo gioco.
Bessa è giocatore capace di coprire più di un ruolo in avanti: trequartista, seconda punta, esterno d'attacco nel tridente. Stramaccioni ne fa un bel mix, trasformandolo in una sorta di attaccante all-around, con licenza di illuminare le punte e svariare su tutto il fronte offensivo. E in questo modo, anche le sue doti di bomber ne beneficiano: già tre i gol segnati in campionato, ultimo dei quali nell'ultimo turno di campionato con l'Albinoleffe. La crescita di Daniel si sta rivelando a tratti esponenziale, e anche caratterialmente il ragazzo è molto migliorato. Deve ancora perfezionarsi sul piano della continuità di rendimento, ma Bessa possiede tutti i numeri per diventare capace di fare la differenza anche una volta effettuato il salto tra i professionisti.
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