Romelu Lukaku è stato protagonista di una lunghissima intervista a Sky Sports UK. Tantissimi i temi trattati, il primo è quello del razzismo, contro il quale il belga si è speso in prima persona più volte. Vediamo cosa ha detto il calciatore nerazzurro, tema per tema.

Razzismo. "Credo che quello passato sia stato un anno triste in generale, ci sono stati molti casi, specialmente nel calcio. Dobbiamo fare meglio, educare le persone. L'istruzione è la chiave: sono fortunato a essere stato a scuola, avevamo più di 50 nazionalità diverse e non ho mai cercato di discriminare qualcuno. Questa è una lezione che insegnerò a mio figlio, che nessuno è diverso, tutti sono uguali. Devi solo rispettarti. Se a una persona non piaci, non parlare con lui. L'Italia? Per me è un Paese bellissimo in cui vivere e c'è il potenziale per essere un grande campionato come una volta, ma bisogna lavorare insieme per tenere quelle persone ignoranti fuori dallo stadio. L'Olanda ha fatto un ottimo lavoro. A volte in altri Paesi, come giocatori, dobbiamo prendere in mano la situazione".

Cosa è cambiato in questa stagione. "Dovevo riscoprire me stesso. L'anno scorso è stato difficile per me dal punto di vista professionale, perché le cose non andavano come volevo. Sono giunto alla conclusione che era tempo per me di cambiare ambiente. Ho preso la mia decisione intorno a marzo e l'ho detta al manager. Penso che sia stato meglio per entrambe le parti separarsi. Penso di aver preso la decisione giusta. Il Manchester United ha lasciato spazio ai giocatori più giovani, quindi penso che sia stata una situazione vantaggiosa per entrambi".

La corsa scudetto. "Le persone attorno a noi sono molto cariche, ma noi giocatori nello spogliatoio siamo concentrati sul lavoro che dobbiamo fare perché l'allenatore ci sta addosso ogni giorno. Ricordo le prime sessioni di allenamento, il lavoro fisico a cui non ero abituato. Nessuno si allena tanto quanto noi. Conte è sempre lì che incoraggia ogni giocatore a fare il lavoro. Quando mi guardavo intorno, nessuno si lamentava, tutti se la cavavano. Quindi per me è stato qualcosa di speciale perché a volte gli allenatori sono in disparte a fare battute perché non ce la fai. Lui è lì che vuole che tu faccia di più, incoraggiandoti a fare di più. Nessun giocatore si arrende perché ti dà quell'energia per continuare. Lo dimostra l'intensità in campo. Siamo la squadra che corre di più, creiamo molte occasioni e abbiamo una grande difesa perché non ci arrendiamo fino alla fine. È bello da vedere e per me è stato come pensare che finalmente il mio pieno potenziale può emergere".

Conte. "Non è una persona che vuoi contrariare. Ti dice in faccia se fai bene o se sbagli. Ricordo una delle mie prime partite di Champions League contro lo Slavia Praga. Ho giocato davvero male, come se fossi spazzatura e me lo ha detto di fronte a tutta la squadra. Non mi era mai successo in carriera. Mi ha detto che mi avrebbe tolto dopo cinque minuti se fosse accaduto di nuovo. Abbiamo giocato il derby di Milano subito dopo e ho giocato una delle mie migliori partite della stagione. Ha rafforzato la mia fiducia e mi ha svegliato allo stesso tempo. Conte lo fa con tutti, non importa chi sei. Tutti sono uguali. Lavori duro, ti alleni duramente e giochi. Se non fai quello che dice, non giochi".

I manager migliori in carriera. "Penso a Roberto Martinez, Ronald Koeman e ora Antonio Conte. Penso che José Mourinho - se avesse avuto i giocatori che voleva, avrebbe fatto meglio di quello che abbiamo fatto. Steve Clarke, perché mi ha dato l'opportunità di giocare in Premier League a 19 anni. E ovviamente il mio primo allenatore all'Anderlecht, Ariel Jacobs, che mi ha dato una possibilità quando avevo appena compiuto 16 anni. Mi ha chiamato da scuola e mi hanno fatto andare in prima squadra. Sono allenatori che rispetterò per sempre. Non ho mai avuto problemi con nessun manager che ho avuto, dimostra la mia professionalità e la mia disponibilità a lavorare.

La caratteristica migliore. "Penso di poter segnare con entrambi i piedi e di testa. In area sono piuttosto pericoloso. All'Inter giochiamo in un sistema in cui devi essere in una certa posizione ma alla fine, se ti trovi nella posizione giusta, hai delle possibilità di segnare. È diverso con la squadra nazionale belga, dove c'è molta più libertà ma ho più giocatori intorno a me".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 24 gennaio 2020 alle 09:50
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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