Quella che arriva al Meazza è una Fiorentina sull'onda dell'entusiasmo. Una squadra che gioca bene, corre e ha fisico e tecnica per fare male all'avversario. Pioli ha impostato un 4-3-3 in cui gli interpreti si muovono sul campo con facilità, seguendo lo spartito ma lasciando anche spazio all'istinto e facendo leva sulle energie delle giovani forze a disposizione. I numeri sono chiari: 11 gol fatti, secondo miglior attacco al pari della Juventus a una sola lunghezza dal Sassuolo, e 3 subiti, miglior difesa insieme alla Sampdoria. A Firenze hanno costruito una rosa solida senza perdere in inventiva.

Simbolo della nuova Viola è la coppia rampante Chiesa-Simeone, attorno ai quali ruotano giocatori di supporto come Eysseric, Pjaca o Mirallas in qualità di terzo interprete offensivo. Parola d'ordine: muoversi, coprire l'arco offensivo nella sua interezza e creare spazi per gli inserimenti dal centrocampo, dove già nelle prime gare di campionato ha trovato conferma la leadership di Veretout (trattenerlo è stato uno dei migliori acquisti del club toscano) ed è tornata in auge la capacità di far male in zona gol di Benassi, prodotto della Primavera interista che sotto l'ala di Pioli sta trovando un'importante dimensione. Anche in questo caso, il terzo ruota: dall'esplosivo Gerson alla sorpresa Fernandes, che in mediana ha dato centimetri (1.90) grazie ai quali il tecnico viola spera di poter stoppare i saltatori interisti sui calci da fermo e al contempo avere delle possibilità in più quando le fasi si invertono.

Sulle palle alte ci sarà da sudare: i quattro difensori in linea degli ospiti sono tutti di ottima stazza e quando gli esterni avanzano riescono nel doppio obiettivo di scodellare i palloni che servono in area avversaria e risultare una presenza sul lato debole (quello senza la palla). Sia Milenkovic che Biraghi sono cresciuti moltissimo. L'ex interista è arrivato fino alla Nazionale, non è un pretoriano della fase difensiva ma ha qualità aerobiche difficili da eguagliare. Diversa l'impostazione del ruolo da parte del serbo, che nasce centrale.

Da non sottovalutare le armi dalla panchina: Gerson ha il ritmo per “spaccare” la partita in corso, Pjaca è un giocatore di rottura che se trova ritmo è difficile da tenere nell'uno contro uno e Thereau ha già dimostrato proprio contro l'Inter di sapere come si sta in area di rigore.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 25 settembre 2018 alle 11:32
Autore: Mattia Todisco
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