Nulla accade mai per caso. Parola di Guè e Marra. Ma anche di Lautaro Martinez che, non per caso, nel complicato pomeriggio di Pisa si prende carico della sua Inter e torna a fare la cosa che gli riesce meglio: segnare ed esultare per i gol, ma soprattutto per la vittoria. Non con semplicità, il Toro originario di Bahia Blanca, milanese d'adozione, indossa l'aratro e trascina fuori dai guai la squadra di Chivu che per settanta minuti aveva fatto i conti con un'orgogliosa e fiera squadra di casa, brava a stringere spazi, tagliare linee di passaggio e asfissiare i nerazzurri lombardi, meno brillanti che mai. In maniera inedita, la squadra meneghina si è difatti presentata contro i ragazzi di Alberto Gilardino nella versione brutticella di sé, riuscendo però a portare a casa tre fondamentali punti che permettono di voltare pagina rispetto ai due brutti capitoli precedenti. Derby ed euromatch al Metropolitano fanno già parte del passato e all'Arena Garibaldi della vecchia Repubblica marinara l'Inter ritrova lo slancio per una nuova ripartenza.
Slancio che arriva non senza una rincorsa faticosa che i vice-campioni d'Italia hanno potuto attuare solo dopo aver fatto a sportellate con degli avversari 'dopati' dall'entusiasmo delle sei partite senza sconfitte e bramanti di altre inedite soddisfazioni, sulla falsariga dei buoni risultati ottenuti finora che hanno fatto di loro la Cenerentola del momento. Entusiasmo, voglia di misurarsi e dimostrare, il calore di casa, organizzazione e buone qualità hanno creato il mix perfetto di ingredienti con il quale la squadra di Gilardino ha mandato più volte in scompenso le coronarie dei tifosi del Biscione, per oltre un'ora di gioco imbrigliati nel timore di un altro brutto scherzo dietro l'angolo. Quando Chivu però mischia le carte, dal cilindro viene fuori il coniglio che cambia spartito e musica: Pio Esposito prende il posto di un discreto Thuram e impiega due minuti a cambiare i connotati del match e anche Zielinski, subentrato a Sucic, porta fluidità ad una manovra che fino a quel momento era stata macchinosa e inefficace. La buona notizia è anche che in quel di Pisa gli interisti hanno anche 'scoperto' Diouf che ha fatto da staffetta con Luis Henrique, ancora una volta deludente. Il brasiliano spreca l'occasione della titolarità e fornisce al tecnico romeno l'assist per un cambio che, numeri alla mano, finisce per rivelarsi vincente. Se il gol del vantaggio arriva difatti su assist di Pio Esposito, il raddoppio arriva grazie all'assistenza sì di Barella ma con la partecipazione di Diouf che oltre a prendere parte alla rete del 2-0 sfiora anche l'assist per il terzo gol dell'Inter, gol che alla fine non arriva. Due reti per tre punti, tanto basta per far riassaporare un pizzico leggerezza a tutta la squadra, Lautaro Martinez compreso, che zittisce tutti con tanto di intransigenza dentro e fuori dal campo. "Lascio parlare chi è fuori. Io lavoro per l'Inter e basta" ha detto a DAZN nell'immediato post-gara dopo aver ricevuto l'ennesima statuetta di MVP di serata che mette nero su bianco un'altra sentenza: quando l'Inter chiama, capitan Lautaro risponde. E proprio mentre il pomeriggio toscano sembrava ad un passo dall'imboccare un cupo e pericoloso sentiero, a riportare il sereno ci pensa proprio l'uomo col 10 sulle spalle che continua ad abbattere record e addentrarsi sempre più profondamente nella storia della Beneamata.
Doppietta che vale a Lautaro non solo il gol alla 29esima avversaria di Serie A a cui l'argentino è riuscito a segnare, ma anche il 163esimo gol con la maglia nerazzurra a -8 da Boninsegna, terzo in classifica con 171. Due reti che valgono la doppia cifra stagionale: il sesto scores in campionato. Decimo totale, che fa da ciliegina ad una gara di sacrificio e altruismo ma anche qualche spreco che fino al 70esimo fa rammaricare non poco. Rammarico che alla fine viene cancellato prima con la furia con la quale insacca il pallone servito da Pio, poi con lo scatto felino sul taglio di Barella che gli permette di chiudere partita e il 'caso Lautaro'. Almeno fino alla prossima 'crisi'. 'Voci' che non preoccupano il capitano che nel frattempo risponde anche a chi i interroga su quanto durerà la storia con la sua Inter, mandando anche un messaggio a chi lo 'corteggia' da Oltreoceano, invitandolo al ritorno al Racing: "Quanto durerà questa storia? Spero tanto, ho tanti anni di contratto e la gente mi vuole bene. La squadra viene prima di tutto, io penso sempre a lavorare. L'Inter deve vincere sempre, lottiamo per tutto da tanti anni. La gente di fuori può parlare, noi dobbiamo lasciare l'Inter più in alto possibile". E a proposito di gente e città... Con orgoglio, rabbia, quel po' di cattiveria che era mancata, a parole ma soprattutto coi fatti, ancora una volta Lautaro rivolge cuore, parole proprio alla sua gente e alla sua città. Quella che 'che non dorme mai', quella che, come cantano Guè e Marracash, gli appartiene e a cui appartiene. Perché proprio come nella canzone di Guè e di Marra, qua nulla accade mai per caso.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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