La prova d’orgoglio c’è stata, come giusto che accadesse. Dopo le batoste nel derby e in Champions League l’Inter ha disputato una buona prestazione contro il Chievo Verona a San Siro, confermando la volontà di rimanere in corsa in campionato e aprendo la strada alla missione impossibile in Germania, mercoledì prossimo. Due gli aspetti più interessanti della partita di ieri: le scelte tattiche di Leonardo e, di conseguenza, il ritorno al passato di Cambiasso.

MAGGIORI PRECAUZIONI - Partendo dall’impostazione tattica optata dall’allenatore brasiliano, si evince facilmente la volontà di ‘ascoltare’ le numerose indicazioni giuntegli all’orecchio, curando con maggiore attenzione la fase difensiva. Innanzitutto, come contro lo Schalke (rispetto al derby), il centrocampo è stato portato a tre uomini (Zanetti, Stankovic e Cambiasso), ma la differenza sostanziale era la presenza di un quarto centrocampista, Kharja, ‘mascherato’ da trequartista dietro le punte. Questo quartetto ha assicurato all’Inter maggior equilibrio, riducendo al minimo i rischi in difesa. In mediana Cambiasso è tornato nel suo ruolo storico, quello davanti alla difesa, con il suo ‘sostituto’ Thiago Motta in panchina. Dalla vittoria in Tim Cup a Napoli Leo aveva sempre scelto l’italobrasiliano in quella posizione, attirando sovente critiche per le prestazioni non certo esaltanti del giocatore. Il quale pagava a caro prezzo il fatto di giocare in una posizione poco consona alle sue peculiarità, con il conseguente dirottamento del Cuchu in posizione più avanzata. I motivi? Essenzialmente due, a detta di Leonardo: Motta è bravo a far ripartire l’azione mentre Cambiasso è ottimo negli inserimenti in attacco e merita di giocare in un posto più avanzato.

IL MISUNDERSTANDING DI THIAGO MOTTA - In realtà l’esperimento Motta, per quanto sulla carta molto interessante, non ha portato i frutti sperati e ha messo in cattiva luce un giocatore altrimenti tra i migliori centrocampisti del nostro campionato, se impiegato a dovere. L’ex Genoa ha il piede morbido e la visione panoramica per far ripartire l’azione, ma la velocità in tal senso non è il suo forte e spesso in fase di ripartenza la squadra ha patito il suo eccesso di ‘riflessione’. Inoltre, nonostante il senso della posizione eccezionale, Motta non è certo un fulmine di guerra e la sua macchinosità è stata pagata a caro prezzo anche in fase difensiva, con l’assenza di uno schermo davanti ai due centrali (contro lo Schalke, in particolare, il problema è stato evidentissimo). Troppe, dunque, le controindicazioni per proseguire con tale esperimento. Va aggiunto che anche il fresco azzurro ha ottimi tempi di inserimento in attacco, riprova sono i 4 gol e mezzo (ci sarebbe anche quello al Milan…) messi a segno in una stagione che, comunque, lo ha visto protagonista solo nella seconda parte causa infortuni. Pertanto, riportarlo in posizione più avanzata trasformandolo in primo difensore del centrocampo e non nell’ultimo, non priverebbe l’Inter di un uomo pericoloso in zona d’attacco e consentirebbe a Cambiasso di tornare davanti alla difesa.

CAMBIASSO FINALMENTE A ‘CASA’ - Cosa accaduta ieri contro il Chievo, con ottimi risultati. Il Cuchu ha dato ordine al reparto, guidandolo e dettando i movimenti. Inoltre si è preso il lusso di segnare una rete pesantissima (la settima in questa stagione, anch’essa costellata di numerosi infortuni), ribadendo le sue doti anche nell’area avversaria pur partendo da posizioni più arretrate. Ovviamente il gol è arrivato negli sviluppi di un’azione da calcio da fermo, anche perché raramente l’argentino sale troppo correndo il rischio di sbilanciare la squadra. Errore commesso da Motta invece in occasione del 2-2 dello Schalke (palla persa al limite dell’area avversaria e retroguardia abbandonata a sé stessa). D’ora in avanti, dando credito alle tendenze di entrambi i centrocampisti, sarebbe auspicabile che Leonardo accantoni momentaneamente l’esperimento e lasci giocare i due nelle zone del campo in cui si trovano meglio. Ieri, con Motta out, Cambiasso è stato ottimo davanti alla difesa, nel ruolo in cui prima Mancini poi Mourinho lo hanno reso uno dei migliori al mondo. Non avrà grandi proprietà di lancio, ma di certo con lui le ripartenze sono più rapide e dietro si dormono sonni più tranquilli.

 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 10 aprile 2011 alle 09:58
Autore: Fabio Costantino
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