L’essere pazzi significa adottare un comportamento totalmente imprevedibile rispetto al comune, o meglio a quella che viene definita ‘normalità’. A lungo ieri a Cesena l’Inter è stata una squadra normale, sotto la media verrebbe da aggiungere, fino al lampo di follia nei minuti di recupero che nessuno si sarebbe più atteso. La doppietta di Pazzini, rivoltando il match come se fosse un calzino, ha fatto anche saltare la convinzione nei giudizi che la formazione nerazzurra si sarebbe meritata perdendo malamente al Manuzzi, costringendo un po’ tutti a una rapida e imprevedibile marcia indietro. Il giorno dopo, a mente fredda e con gli ardori dell’adrenalina ormai sopiti, è inevitabile valutare questa partita a 360 gradi, e non solo i minuti di recupero assegnati da Valeri che ne hanno cambiato la storia.
SVAGATEZZA E ZERO PERICOLOSITA’ - Entusiasmo per la vittoria sì, ma i 3 punti non devono sviare dall’andamento della partita, che l’Inter ha male interpretato fino agli ultimi dieci minuti del tempo regolamentare, quando si è lanciata disperatamente in avanti alla ricerca di un pareggio sempre più difficile da raggiungere. Per tutto il primo tempo la squadra ospite ha faticato a costruire gioco, finendo nelle grinfie della retroguardia cesenate, brava a coprire tutti gli spazi e monumentale in Pellegrino e Von Bergen, guardiani spietati di Milito ed Eto’o. Le due punte hanno sofferto tremendamente il gioco in orizzontale dei compagni, incapaci di servigli palloni giocabili e di supportarli in zona offensiva dettando loro la sponda o l’assist. Il 4-4-2 iniziale scelto dall’allenatore brasiliano ha dato sì ordine al centrocampo e maggiore sicurezza dietro, ma allo stesso tempo ha creato zero pericoli dalle parti di Antonioli. Thiago Motta e Cambiasso non sono mai stati in grado di accelerare i ritmi, mentre sulle fasce Pandev non agevolava mai gli inserimenti di Nagatomo e l’accoppiata Zanetti-Maicon solo raramente si rendeva insidiosa. Ne è emerso un gioco banale, lento e compassato che ha fatto la gioia del Cesena.
VITTORIA NATA DAL CAOS - Dal punto di vista tattico, anche grazie alla rete di Budan, il confronto è stato dominato per lunghi tratti da Ficcadenti, che pur avendo meno talento a disposizione ha presentato undici giocatori assai determinati a conquistare punti pesanti in chiave salvezza. L’infortunio di Pandev ha costretto Leonardo a schierare l’attacco pesante (era Milito l’indiziato numero uno a far posto a Pazzini), mossa che alla lunga si è dimostrata decisiva soprattutto nel momento di maggiore pressione offensiva nerazzurra. Pur senza troppe idee, infatti, l’Inter ha alzato il proprio baricentro con la consapevolezza di rischiare nelle ripartenze del Cesena e Ficcadenti ha commesso l’errore di togliere dal campo Giaccherini per rinforzare la difesa con Benalouane, abbassando di conseguenza il raggio d’azione dei suoi giocatori, schiacciati nei loro ultimi 16 metri. Inevitabile, dunque, che nella confusione finale qualcosa sarebbe potuto accadere e il fatto di avere gente ‘importante’ in area come Milito e, soprattutto Pazzini, ha impreziosito anche i traversoni provenienti da sinistra e destra. Infatti, con la profondità garantita dai due attaccanti, anche i cross di Eto’o e Maicon hanno trovato un loro significato.
IMPRESCINDIBILITA’ DI SNEIJDER - Al di là della vittoria al cardiopalma firmata da Pazzini, bomber sempre in grado di fare la differenza quando la squadra attacca e, soprattutto, lo cerca in area di rigore (altrimenti non è in grado di pungere e incappa in pessime figure), ieri si è palesata l’assoluta imprescindibilità nerazzurra nei confronti di Wesley Sneijder. L’assenza dell’olandese ha reso prevedibile la manovra nerazzurra, semplificando il compito difensivo dei romagnoli, perché oltre agli assist e alle invenzioni sono mancati i movimenti tra le linee dell’olandese, che trascinandosi uno o due giocatori lontani dalla loro posizione riesce a liberare spazio per le punte. È questo il compito del trequartista ideale: giocare dove l’avversario fatica a farsi trovare pronto, costringendolo a venir fuori e lasciare zone vacanti nella propria trequarti. Anche Stankovic sarebbe stato utilissimo ieri, perché se si opta per un 4-4-2 bisogna avere la garanzia di contare su ali che vadano verso il fondo e crossino in area, cosa che al Manuzzi, per l’Inter, non è mai accaduta salvo nel pazzo finale. Il tutto si aggiunge a una condizione fisica ancora non all’altezza, decisamente inferiore rispetto al Cesena che, così, ha potuto colmare l’evidente gap tecnico.
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