Moratti l’aveva detto alla vigilia del match contro il Werder Brema: basta figuracce. Chissà cosa avrà pensato il presidente davanti alla tv guardando l’ennesima sconfitta (3-0) dell’Inter, che costa ai nerazzurri il primo posto nel girone A (guadagnato con merito dal Tottenham) e li costringerà a un sorteggio più che impegnativo negli ottavi di finale del torneo. Il messaggio di Moratti aveva più di un destinatario: Benitez ma anche i giocatori, colpevoli quanto il loro allenatore dello sfacelo attuale dei Campioni d’Europa. A Brema i residui della Beneamata si rendono ancora una volta protagonisti di una partitaccia, priva di energia e di orgoglio, quasi fosse solo un peso da mettersi dietro al più presto. Tecnicamente è così, perché a pochi giorni dal Mondiale per Club tutto sarebbe servito fuorché un incontro nel gelo tedesco, con la testa al caldo di Abu Dhabi. Ma questa non può e non deve essere una giustificazione, soprattutto per i pochi intimi che hanno seguito la squadra in Germania, sperando inutilmente in un riscatto.
BOYSCOUT IN GITA - Non dovrebbe più sorprendere, ma fa sempre un certo effetto vedere così tante seconde linee nella formazione nerazzurra, stavolta anche per scelta tecnica di Benitez, che non vuole sfidare la sorte e rinuncia ad alcuni dei suoi big. La decisione avrebbe dovuto toccare anche Cambiasso, costretto invece a giocare da difensore centrale per un problema occorso all’ultimo momento a Materazzi. Insomma, il Cuchu obbligato a giocare in un ruolo non suo è il manifesto dello stato di salute dell’Inter. Biraghi e Nwankwo sono i baby impiegati dal tecnico spagnolo nell’occasione, all’interno di un insolito 4-4-2 con Eto’o-Pandev in attacco. Santon e Muntari giocano sull’esterno di centrocampo, ma per tutto il primo tempo non si vedono in alcun modo. Non che il resto della squadra faccia faville, se è vero che dopo un avvio equilibrato e privo di emozioni il Werder decide di dare un senso a questa partita e attacca a testa bassa, collezionando opportunità (super Orlandoni su Almeida, poi bis su Hunt nella ripresa) e calci d’angolo (7-0 al 45’), fino a trovare con Proudl di testa il vantaggio strameritato. E siccome la sfiga non ha paura del freddo (si gioca a -2°), a correggere l’incornata del difensore è Cordoba, che in pratica indirizza verso la sua rete un pallone destinato fuori. E l’Inter? Nei primi 45’ sembra che a giocarsi il primo posto siano i tedeschi, non i nerazzurri. Lenta nelle ripartenze, impacciata in difesa (quante amnesie!), spreca più di una potenziale buona occasione per infilare in contropiede una retroguardia avversaria fin troppo generosa, causa poco movimento (Eto’o si nasconde e sbaglia tanto) e, soprattutto, imprecisione ed eccesso di egoismo (vero, Pandev?). Solo nel finale l’Inter crea un’azione offensiva degna di segnalazione, ma Pandev su cross di Santon manda alto. Nel complesso, una prima frazione da dimenticare al più presto.
PERSINO LA BEFFA - Non che la ripresa inizi nel migliore dei modi, anzi: Arnautovic su assist di Almeida trova la volèe (molto bella) del 2-0, e si ‘vendica’ della società che non ha creduto in lui. L’amarezza aumenta considerando che l’austriaco sta disputando, così come il Werder Brema, una stagione pessima. Biabiany per Santon e Natalino per Zanetti (uscito claudicante) sono le contromosse di Benitez, lo specchio delle alternative a disposizione dell’allenatore. Da brividi, da depressione. La squadra nerazzurra non ha la minima reazione, neanche i big riescono a mettersi in mostra ma l’aspetto più desolante è che i rincalzi sembra siano sul rettangolo di gioco solo perché costretti. Quante altre opportunità possono avere i vari Biraghi, Nwankwo e Natalino di godere di una vetrina internazionale come la Champions? Se questi sono i loro biglietti da visita per il futuro, c’è poco da stare allegri. Non che i più grandi si dannino l’anima: Thiago Motta tiene troppo palle; Cambiasso fa quello che può ma è evidente che non è un centrale difensivo; Pandev ed Eto’o si vedono come le lucette sull’albero di Natale: a intermittenza; Muntari ribadisce, e non sorprende troppo, di non essere da Inter.
SI RESTA AL PALO - Qualcosa di interessante la propone Biabiany, che però predica nel deserto e lo fa fino a un certo punto. Non manca poi l'ennesima manifestazione di sfiga, che porta Pandev a centrare due pali. Stessa sorte in mezzo per Mertesacker e Hunt: perché la squadra di Schaaf, travolta 4-0 all’andata, non vuole essere da meno neanche in questo. La terza rete, firmata Pizarro con un destro da fuori area (87’), è l’inevitabile conseguenza del forcing teutonico e della pochezza interista. Insomma, schiantata sotto i colpi di un Werder Brema che gioca solo per l’onore, stimolo più che sufficiente, l’Inter conferma in questo momento di essere totalmente priva di talento e personalità, nonché di un gioco degno di questo nome. Pessime avvisaglie a pochi giorni dal Mondiale per Club, dove si spera che certi giocatori restino in panchina a guardare gente più motivata e realmente desiderosa di onorare i colori nerazzurri e, quanto meno, il gioco del calcio che gli dà da mangiare. Anche perché i tifosi (con Moratti in testa) sono stanchi di collezionare figuracce in Italia e, adesso, anche in Europa.
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