Se sei belga, giochi a calcio e sei tanto giovane da poter avere degli idoli ancora in attività, il tuo punto di riferimento non può che essere Kevin De Bruyne. Non contraddice questo assioma nemmeno Xian Emmers, centrocampista universale dell'Inter Primavera, che in una recente intervista ha confessato di ispirarsi al fuoriclasse del Manchester City, uno che – per intenderci – Guardiola ha definito 'tra i migliori giocatori mai visti'. E sì, qualche calciatore di un certo spessore Pep lo ha allenato.
Con le dovute proporzioni, e ci mancherebbe altro, il ragazzo classe '99 nato a Lugano potrebbe imitare l'archetipo del giocatore polifunzionale in campo che ha in KDB il miglior rappresentante al giorno d'oggi: come il collega più esperto, infatti, l'ex Genk ha ricoperto praticamente tutti i ruoli dalla metà campo in su, se si eccettua quella di centravanti. Sempre e comunque portando un apporto utile, se non determinante, alla causa: dopo l'apprendistato della prima parte della scorsa stagione, il biondo di origine svizzera ha scalato le gerarchie nelle idee di Stefano Vecchi diventando nelle finali scudetto pedina imprescindibile della squadra. Fino a diventare leader – anche per la carta d'identità – della nuova covata che si appresta ad affrontare la Youth League.
Alla competizione che include i miglior prospetti Under 19 del vecchio continente, Emmers ci arriva con le spalle larghe di chi in estate ha potuto assaggiare l'esperienza del ritiro con la prima squadra agli ordini di Luciano Spalletti. Un'avventura affrontata con l'ambizione miscelata all'umiltà di chi sa che deve aspettare il suo turno ma intanto si gode al massimo il momento. Ed è così che, in automatico, dopo il sogno di mezza estate di vivere a stretto contatto con Icardi e compagni, Emmers è sceso nuovamente nella sua categoria disputando un pre-campionato ricco di soddisfazioni di squadra e personali: vittoria della Otten Cup, con premio di contorno come miglior centrocampista, e trionfo al 'Mamma Cairo'.
Il resto è storia degli ultimi giorni: tre presenze su tre nel Primavera 1, 270 e rotti minuti in campo e tanti chilometri percorsi con il solito moto perpetuo del giocatore che non conosce posizioni statiche sul rettangolo verde. Le prestazioni, tutte ampiamente sopra la sufficienza, sono state condite anche da due assist, dato da sottolineare con l'evidenziatore perché è già stato ritoccato in alto rispetto all'anno scorso. Due passaggi gol, uno a rimorchio dalla linea di fondo per il 2-0 di Rover contro l'Udinese, l'altro direttamente dalla bandierina per il colpo di testa autoritario di Zaniolo che ha acciuffato sull'1-1 il ChievoVerona.
L'avversario, quest'ultimo, contro cui è partito per la prima volta da quando è a Milano nella piazzola da trequartista, interpretando a suo modo il mestiere più da incursore che da rifinitore. La prima azione degna di nota è un ritorno all'antico, quando il numero 8, partendo dalla fascia, ha sterzato verso l'interno del campo per poi sparare fuori. Quella successiva nasce sempre vicino alla linea laterale del campo, questa volta sull'altro lato: ben eseguito il cross per la torre di Pinamonti, poi sciupata da Odgaard. La terza è un trattato programmatico di quello che potrebbe diventare Emmers da grande: palla recuperata da mediano avanzato sulla trequarti, stop di petto e tocco delicato d'esterno a mandare Pinamonti al face to face col portiere.
Su questa nuova veste si è espresso anche il diretto interessato, che sembra gradire la nuova collocazione: "Mi piace giocare dietro le punte perché ho più libertà". E l'esperimento è piaciuto anche a Vecchi: "Ha fatto benissimo dietro le punte, da mezzala e da mediano: è un giocatore duttile, che può giocare in ogni zona del campo. Quella del trequartista è una soluzione che possiamo avere durante la stagione, può succedere che lo schiereremo lì".
A chiudere il cerchio, arriva a fagiolo il consiglio più giusto dal padre Marc, ex giocatore professionista, come spiegato dallo stesso Emmers a Voetbalkrant: "Lui allenava De Bruyne nelle giovanili del Genk e mi dice sempre che devo imparare dal suo stile di gioco. Ho alcune cose che lo ricordano quando aveva la mia età, ma dovrò lavorare per arrivare al suo livello".
Insomma, la strada per diventare giocatore professionista è lunga e tortuosa ma sicuramente illuminata dalla stella cometa del leader tecnico dei Citizens e della Nazionale dei Diavoli Rossi. E' a lui che Emmers deve guardare per diventare grande, innanzitutto con i pari età.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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