"Io al Milan? Una sparata dei media, non c'è assolutamente niente di vero. Una sparata dei media, ecco che cos'è stata questa, solo una sparata. Guarda caso, per altro, proprio prima del derby: una scorrettezza, tanto più che non è vero niente. Nessuno ha parlato con la società, con me, o chissà con chi di questa cosa. E non accadrà. Questa è tutta una cosa inventata, non vera, e che neanche m'interessa", spiega senza giri di parole il difensore.". Così debutta Cristian Chivu nell'intervista realizzata per Inter Channel che andrà in onda questa sera nel corso di 'Prima Serata'. Il difensore rumeno ha parlato anche del tema rinnovo. "Il mio rinnovo? Il mio procuratore e l'Inter si vedranno a febbraio".
Sulla ripresa della squadra: "Un mese da squadra affamata, ferita nell'orgoglio, che non si dà mai per vinta - prosegue il difensore -. Ci sono state situazioni favorevoli e altre che non lo sono state, però la squadra ha ripreso fiducia portandosi anche più avanti in classifica e liberandosi un po' mentalmente. E, quando sei libero di testa, puoi fare tutto. Siamo sulla strada giusta e ora manca un girone di ritorno, nel quale può succedere di tutto".
A Cristian i tifosi chiedono, quindi, quale sia il suo sogno per questa stagione: "Vincere il campionato e la Champions - risponde -, tanto più che adesso non siamo più in corsa in Tim Cup, un vero peccato. Noi ci crediamo, poi siamo a sei punti dalla testa della classifica e mancano diciannove gare: può davvero succedere di tutto. Come in Champions, dove ci attende il Marsiglia, anche lì può succedere di tutto. Lavoriamo per vincere, siamo consapevoli di quanto sia importante e vogliamo farlo".
Tante le curiosità che emergono nel corso di "Prima Serata" su Inter Channel, con Cristian Chivu protagonista. A partire, per esempio, anche dal caschetto che il difensore porta sempre a protezione del capo: "È comodissimo, ormai mi sono abituato... - sorride -; lo terrò sempre. Non pesa affatto, neanche a livello mentale, niente... ".
Con Chivu si parla anche delle pagelle che dopo ogni partita si trovano sui giornali, sportivi e non solo, e che analizzano le prestazioni dei singoli: "I tifosi - consiglia il difensore - non devono guardare le pagelle, ma la partita!".
Da una curiosità all'altra, Cristian racconta del suo passato all'Ajax: "Io sono arrivato lì che avevo 18 anni e sono entrato subito in prima squadra. La scuola Ajax è tosta, ad ogni età: mi è capitato più di una volta - racconta - che il tecnico fermasse l'allenamento, per esempio perché se la palla arriva da destra la devi stoppare col destro e non col sinistro, e viceversa, altrimenti non hai la corretta visione del campo. È sempre vietato sbagliare".
E, a proposito di allenamenti interrotti, il nerazzurro racconta poi un altro aneddoto, ma questa volta nulla di vissuto in prima persona: "Riguarda Van Gaal al Barcellona, con Rivaldo: durante le esercitazioni di passaggio e controllo di palla, il brasiliano stoppava sempre di esterno, Van Gaal fermava l'allenamento, per correggerlo, e il giocatore gli diceva 'ma io ho vinto il Pallone d'Oro facendo così'. Proprio da allora sembra che Van Gaal smise di far giocare Rivaldo... Sono storie di campo, che vivi o che ascolti negli spogliatoi... ".
"Vertonghen? Non lo conosco tantissimo, ma parlano bene di lui e se sta facendo bene nell'Ajax può fare bene ovunque".
Tra le tante curiosità, anche questa: ma perché non si trovano con facilità centrocampisti in grado di interpretare al meglio le due fasi di gioco? "Si trovano, si trovano, non è vero che non si trovano. M'Vila, per esempio: ho giocato contro di lui in nazionale. Ma anche i nostri centrocampisti sono bravi in questo, davvero bravi". E, a proposito in generale delle doti di un calciatore, Chivu spiega: "Il talento ce l'hai dalla nascita, la posizione tattica e l'intuizione pure, ma poi il resto si impara. Molto si impara con l'applicazione e con l'esperienza. Il primo anno con Mancini, durante una partita, cambiavo anche tre ruoli. Così facendo, alla fine sai fare un po' tutto, è un piacere. Non è facile adattarsi, però è anche un piacere. E, poi, voglio chiarire una cosa: una volta ho detto in un'intervista che mi sentivo più difensore centrale che terzino, vero, ma non ho mai detto che non voglio fare il terzino, solo che reputo quello di centrale il ruolo più adatto a me. Però so fare il terzino e mi va bene farlo, mi piace anche. Ripeto, è un piacere essere utile alla squadra".
I tifosi incalzano e chiedono a Chivu se pensa di essere stato scavalcato da Nagatomo: "Non ci sono delle gerarchie in questa squadra, siamo tutti a disposizione allo stesso modo", spiega. "Mi piace stare nel gruppo, mi piace condividere certe emozioni con i compagni che diventano amici, questo è il segreto della nostra squadra. Il nostro è sempre stato un gruppo unito. Sentivo dire, quando ero alla Roma, che c'erano divisioni qui all'Inter: non è affatto vero, sia chiaro".
Al difensore nerazzurro viene poi chiesto se ha già un idea di quando smetterà e di cosa farà una volta lasciato il campo: "Cinque anni fa dicevo presto, adesso che ne ho 31 dico che vorrei giocare ancora. Ho voglia e motivazione. Finché posso giocherò, il più possibile. Quello che farò dopo non so, ma non l'allenatore, lo so già, perché voglio passare più tempo a casa con la mia famiglia. È difficile allenare, devi pensare a venticinque teste, ognuna diversa e poi, una volta che avrò smesso, basta con i ritiri... Comunque mai dire mai, anche se a pensarci oggi all'idea di fare l'allenatore vi dico che è più no che sì".
Un commento anche sull'eliminazione dalla Tim Cup: "Un peccato, ripeto. Nel primo tempo non abbiamo fatto benissimo, ma nel secondo siamo andati molto bene. Certo, non siamo il Barcellona, ma abbiamo la consapevolezza che la nostra forza è essere organizzati e trovare i momenti giusti per fare male".
Infine, a Chivu viene chiesto di Sneijder: "Ha una gran voglia, sta lavorando per ritrovare il miglior ruolo partita, lui è unico in qualità".
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