Tommaso Pellizzari, classe ’67, lavora al Corriere.it dove scrive di temi legati soprattutto allo sport, ma anche al mondo dei libri. Tra i fondatori di “Linea Bianca”, trimestrale di cultura calcistica, è un tifoso nerazzurro doc. Segue l’Inter, in tutti i sensi: sia fisicamente, dal vivo; che emotivamente, con un trasporto non comune. Dopo Gianni Riotta, Rudi Ghedini e Alessandro Gilioli, altra puntata delle Grandi Firme nerazzurre del giornalismo italiano. 

Tommaso, come ci si sente  ad essere tifoso nerazzurro?

“Risponderò con una frase di Pep Guardiola: “Altri hanno vinto più di noi, ma sono orgoglioso di quello che abbiamo vinto per come l’abbiamo vinto”.

Qual è la partita a cui ti senti più legato?

“Inter-Barcellona 3-1, semifinale di Champions. Per le ragioni ovvie che chiunque può immaginare, più altre due. La prima è che fino al mattino ero bloccato (da due giorni) a Istanbul per il vulcano islandese che aveva stoppato il traffico aereo su mezza Europa. La seconda è che, all’epoca, lavoravo allo Sport del “Corriere”. Senza uno sciopero dell’ultimo minuto (che non condividevo, ma ero in minoranza), avrei visto la partita in redazione. Invece, riuscii ad andare allo stadio: non credo nel destino, però...”.

Quale partita cancelleresti volentieri?

“Al momento, pensai che non avrei mai superato il primo derby di Champions. Adesso, ad anni di distanza, mi fa molto più arrabbiare Chievo-Inter del 21 aprile 2002, con lo scandaloso arbitraggio di De Santis che negò un rigore enorme su Ronaldo. Se l’avesse dato, il 5 maggio non sarebbe esistito: lo ricordo sempre a juventini e milanisti”.

In quale partita, potendo, saresti volentieri sceso in campo?

“Beh, chiaramente Inter-Bayern Monaco al “Bernabeu””.

Il giocatore a cui sei più legato?

“Karl-Heinz Rummenigge: era il mio idolo già da prima che arrivasse all’Inter. Quando l’abbiamo preso, è stato come se Julia Roberts avesse suonato alla porta di casa mia…”.

Hai mai incontrato il presidente Moratti?

“Più volte, alla “Comuna Baires” di Milano, alle serate di Pianeta C in cui si discuteva di pallone, politica, letteratura e poi si mangiava fino a tarda notte. Bei tempi, una serata indimenticabile fu quella con Hector Cuper e Hernan Crespo, due persone veramente speciali. E poi ho intervistato il presidente per il mio libro sul quadrilatero Moratti senior-Herrera-Moratti junior-Mourinho (“Inter-La dinastia”, Baldini Castoldi Dalai editore, 2010). E gli sono grato per alcuni aneddoti bellissimi”.

Una parola per definire gli ultimi 6 allenatori nerazzurri: Mancini.

“La svolta”.

Mourinho.

“Mourinho”.

Benitez.

“Sottovalutato”.

Leonardo.

“Piacione”.

Gasperini.

“Presuntuoso”.

Ranieri.

“Medio”.

In cosa, la società, ha sbagliato nel post-Mourinho e negli ultimi 15 mesi?

“Direi in primo luogo nel non difendere un allenatore come Benitez; che è molto più bravo di tutti quelli arrivati dopo. Poi, nel privarsi di Oriali, figura indispensabile tra squadra e società. Infine, nel mercato: nessuno dei nuovi arrivati lascia intravedere un futuro al livello di quelli che dovrebbero sostituire. Forse solo Zarate, nel senso che può toccare le vette di un Recoba...”.

Se fossi stato al posto di Moratti avresti ceduto Eto’o?

“Sì, l’offerta era irrinunciabile”.

Pensi che sia “giusta” la totale adesione al fair play finanziario del presidente?

“Oddio, più che giusta o sbagliata è una cosa che va fatta, mi pare di capire”.

Recentemente, Moratti, a proposito di Calciopoli e della figura di Giacinto Facchetti tirata in ballo dall’accusa di un PM, ha detto che non leggerà più la “Gazzetta dello Sport”, che si sarebbe schierata con una politica calcolata dalla direzione del giornale. Ci dici la tua su questo argomento?

“A parte che poi Moratti ha anche concesso un’intervista alla “Gazzetta”, quindi immagino che ci sia stato un chiarimento, credo che sull’argomento non ci sia nulla da dire. Quello che è successo è chiarissimo, i colpevoli e le vittime pure. Punto. È un argomento di cui, per rispetto a me stesso, ho deciso di non discutere più”.

 

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Sezione: Esclusive / Data: Mer 21 dicembre 2011 alle 17:35
Autore: Giuseppe Granieri
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