L'Inter batte il Napoli, unica insieme alla sorprendente Lazio finora a riuscire nell'impresa in campionato, poi pareggia a Monza. L'Inter batte il Milan nel derby di Supercoppa a Riad, poi perde al Meazza contro l'Empoli. L'Inter ribatte il Milan in campionato, poi pareggia in casa della pericolante Sampdoria. L'Inter batte il Porto nell'andata del difficile ottavo di finale di Champions League, poi perde meritatamente a Bologna. Il tutto a stretto giro di posta. Porque?, per dirla alla José Mourinho. Sulla mancanza di continuità della squadra di Simone Inzaghi si è già detto e scritto a dismisura, ma ora nasce il sospetto che, magari inconsciamente, alcuni giocatori stiano scegliendo le partite dove dare tutto facendo così emergere la forza di una rosa che non può stare momentaneamente a diciotto punti dalla capolista, dopo aver perso già ben sette partite sulle ventiquattro fin qui disputate.
Contro il Porto si è vista una squadra attenta, concentrata, capace di cogliere l'attimo in una partita dalle mille insidie, come solo quelle a eliminazione diretta in Champions sanno regalare. Quattro giorni dopo si torna a Bologna, si torna sul luogo del delitto e invece di azzannare la gara, ci si lascia stordire dalle giocate di un onesto gruppo di calciatori guidati con maestria dal tal Thiago Motta, uno degli eroi del Triplete nerazzurro. Si giocava alle 12.30, era molto freddo, pioveva, il terreno era pesante e non favoriva la squadra con più spessore tecnico? Luoghi comuni che non servono a capire, non servono alla causa. Rilievi che non sono degni di una grande squadra. L'Inter di Bologna era sciatta, molle, distratta. Ecco, distratta, cosa imperdonabile in questa fase della stagione.
Lo scudetto è andato, per merito di un Napoli straordinario, anche se ieri è inciampato in casa contro la Lazio, ma anche per demerito di un'Inter che, in campionato, sembra giocare a nascondino più che a pallone. E la Beneamata il più delle volte è molto brava a non farsi trovare. Lo scudetto è andato, l'assalto alla seconda stella, già colpevolmente fallito la scorsa stagione quando ad un cento punto sembrava servita su un piatto d'argento, verrà rimandato alla prossima. Ma il campionato resta un appuntamento fondamentale per squadra e società, visto l'obbligo di entrare tra le prime quattro per non rischiare ulteriori ridimensionamenti di una rosa che dopo anni di anonimato, era riuscita finalmente a vincere. Come il fantastico popolo nerazzurro, che non abbandona mai la nave, merita. Simone Inzaghi sul banco degli imputati, come da copione in questi casi. E all'Inter spesso e volentieri il tiro al tecnico di turno è lo sport preferito dall'ambiente, amplificato dall'era social.
Del resto si è chiesto l'esonero di Pioli, campione d'Italia in carica. Si è chiesto l'esonero di Spalletti, che sta dominando questo campionato. Si era chiesto addirittura l'esonero di Antonio Conte, quello che lo scudetto nella Milano nerazzura lo avrebbe poi riportato dopo ben undici anni di assenza. Figuramoci se non scattava la richiesta anche per Simone Inzaghi. Un tecnico giovane che al suo arrivo si è visto privare di due pezzi da novanta come Lukaku e Hakimi e nonostante ciò, ha battagliato sino all'ultima giornata con il Milan, vincendo poi Supercoppa e Coppa Italia. In questa stagione ha bissato in Supercoppa, può qualificarsi per i quarti di Champions League ed è in semifinale di Coppa Italia dove lo attende una palpitante doppia sfida con gli eterni rivali della Juventus. Ma tutto questo non basta per non cadere nella rete e forse, in un club come l'Inter che ha sempre il dovere di ambire al miglior risultato possibile, è giusto così. E che gli sia da sprone.
Il mister non avrà nel martellare la mente dei giocatori la sua qualità migliore, ma è ambizioso e ha le qualità per far ricredere anche i più scettici. A partire da domani quando in un Meazza ancora una volta carico di affetto, sbarcherà un Lecce che sta gioccando bene, sta facendo punti e non regalerà nulla. Sono sicuro che vedremo l'Inter giusta, con il necessario furore che servirà a conquistare tre punti fondamentali. Ma poi basta giocare a nascondino, basta scegliere quando si voglia essere Inter. Perché c'è da disputare ancora un finale di stagione quanto mai interessante.
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