Arrigo Sacchi non sarà d'accordo e ce ne faremo una ragione, ma l'Inter – soprattutto quella targata Simone Inzaghi – gioca un calcio piacevole, europeo (ma poi che diavolo significa?) e tutt'altro che anni 60. L'Inter di Inzaghi è una squadra progressista, che guarda avanti, pressa, si alza a prendere gli avversari e preferisce il possesso palla al contropiede. Non che ci sia qualcosa di sbagliato nell'avere un'anima differente, votata al “primo non prenderle”. Strategie tutte legittime, che un allenatore intelligente sa adattare e adeguare alle caratteristiche dei propri giocatori. Semplicemente, però, l'Inter di Inzaghi non è quella descritta in continuazione dall'ex c.t. azzurro.

Nel 3-5-2 inzaghiano, importanza rilevante l'hanno le catene laterali, con quei triangoli che vengono a formarsi in campo tra il braccetto di difesa, l'esterno in corsia e la mezzala di riferimento. E arriviamo al punto, ossia il ruolo cruciale che in questa stagione dovranno avere le ali. Denzel Dumfries, quasi deriso un anno fa al suo arrivo, pian piano ha mostrato di che pasta è fatto e non ha fatto rimpiangere Hakimi, senza nulla togliere ovviamente al valore altissimo del marocchino. L'ex capitano del PSV è stato autore di un primo anno a Milano da grande giocatore, andando forse anche al di là delle più rosee aspettative. Ora, ogni tanto, rispuntano rumors di mercato che lo riguardano: ok, nel calcio moderno nessuno può dirsi incedibile e tutte le squadre – a parte le solite due-tre – non possono blindare i propri tesserati senza valutare adeguatamente le offerte che arrivano, però ripartire da zero anche stavolta sula destra sarebbe deleterio per il progetto tattico di Inzaghi. Simone ha puntato molto su Dumfries, ci ha creduto anche quando tutti ne criticavano le prestazioni e ora sarebbe corretto non interrompere bruscamente il rapporto.

E anche a sinistra va registrata la situazione relativa a Robin Gosens. Se ne sono dette e scritte parecchie sul fastidio che ha bloccato il tedesco durante l'amichevole contro il Monaco: un affaticamento muscolare che è un 'regalo' dei carichi di lavoro pesanti della preparazione ad Appiano Gentile. Un muscolo sovraccaricato dopo l'anno terribile che ha passato a causa del grave infortunio patito a settembre 2021. Subito è scattato l'allarme (procurato) sui media e si è parlato addirittura di un'Inter con l'idea di tornare sul mercato per cautelarsi. Ora, detto che effettivamente a sinistra qualcosa manca (Gosens è l'unico esterno di ruolo di piede mancino, visto che Dimarco viene calcolato come braccetto), non bisogna eccedere nell'isterismo al primo mini-stop dell'ex atalantino. Non è stato l'unico a fermarsi per pochi giorni in questo pre-campionato. Eppure sembra quasi che si goda nel preannunciare scenari nefasti per i colori nerazzurri. Niente di tutto ciò: il club non pensa proprio per niente di tesserare un altro esterno e in Gosens c'è piena fiducia, con la consapevolezza che – dopo un anno passato in naftalina – ci sarà bisogno di pazienza per rivederlo al massimo splendore. Ma questo vale per tutti i calciatori reduci da lunghi stop, nonostante si faccia passare per una prerogativa degli interisti.

Giù le mani da Dumfries e giù le mani da Gosens: lasciate che Inzaghi dispieghi le sue ali.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 26 luglio 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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