La linea sottile, ma fondamentale, che delimita vinti e vincitori, dipende dai dettagli. Alcuni riconducibili alla bravura di allenatori, giocatori e staff tecnico. Altri dipendono da fattori extra-campo o banalmente da un pizzico di buona o mala sorte che ti accompagna nel momento decisivo della stagione. Siccome “conosco i miei polli” so già che qualora l’Inter battesse la Juventus e superasse clamorosamente il Milan in campionato (per me ad oggi i rossoneri dovrebbero suicidarsi) Simone Inzaghi, conquistando un Triplete italiano, diverrebbe il Vate di Piacenza da venerare giorno e notte. Se però fossero i bianconeri ad alzare la coppa e il Tricolore venisse cucito sulle maglie dei rossoneri, ecco che l’ex mister della Lazio sarebbe da esonerare.

I titoli ovviamente contano. Ma pure il percorso con cui si arriva a giocarsi praticamente tutto. Piccola digressione: in Europa, tanto per dire, il Real Madrid più scarso della storia, parola dei santoni del web, è in finale di Champions League. Dove affronterà il Liverpool di Kloop. Ebbene, sostenere che l’Inter se la sia giocata con entrambe le squadre non mi sembra un’affermazione di parte. Certo, c’è ancora distanza tra i nerazzurri e le due finaliste (e non poca), ma il come si siano affrontati tali rivali è importante. Ecco perché, tornando alle questioni del Bel Paese, dopo un calendario infernale, che certamente ha sfavorito l’Inter e favorito di contro le sue rivali (quello del girone di ritorno), pensare, dopo aver già portato a casa la Supercoppa, di poter conquistare anche la coppa nazionale e il campionato, deve rendere orgogliosi gli interisti.

Tutti abbiamo visto come i nerazzurri abbiano perso in campionato contro il Bologna. Non doveva succedere. Ora però, senza attaccarsi all’errore di Doveri e del VAR, che non ha sanzionato un chiaro fallo di Soriano in occasione dell’1-1 dei felsinei (e nemmeno protestare per la spinta a due mani di Tonali a Roma, impossibile da non vedere, sul gol decisivo del Diavolo), si deve guardare avanti. Magari consci che quello che sperava Pioli sia già successo, ma pure con la consapevolezza che vincendo le ultime tre gare di campionato meriteresti – a prescindere – solo applausi. E sconfiggere nuovamente la Juventus sarebbe una ciliegina potenziale su una nuova e bellissima torta.

L’Inter di Mourinho arrivò a fine stagione con la possibilità di vincere tutto. Ma anche quella di perdere su ogni fronte. A José andò bene. Quella sicuramente era un’altra squadra, costruita per dominare in Italia e vincere in Europa. La rosa di Inzaghi, non me ne voglia Simone, è nettamente inferiore a quella guidata dal portoghese. Ma può comunque entrare nella storia del calcio italiano. Nessuno a inizio annata lo avrebbe pensato. E dopo gli anni più neri che azzurri vissuti dai tifosi dell’Inter (vi ricordate il Beer-Sheva?) a meno di un mese dalla fine della stagione Lautaro e compagni sono in lotta su quasi tutti i fronti. Certo, nessuno sarebbe felice qualora le cose andassero male, e viceversa gli applausi sarebbero scoscianti se tutto finisse in gloria per la Beneamata. Ma per favore, non parlatemi di fallimento o di cazzate simili. Altrimenti avreste davvero la memoria corta.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 06 maggio 2022 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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