Ci sono storie banali nel calcio. L’Inter invece è un infinito serbatoio di vicende dilanianti, contraddittorie, inspiegabili e con nuovi protagonisti capaci di dividere con puntuale cadenza i tifosi. Attualmente in testa alla top ten dei personaggi meno amati, pur con un robusto esercito di avvocati pronti a tutto, c’è Walter Mazzarri.  Non è una novità che l’allenatore sia l’elemento divisorio e il catalizzatore degli strali nerazzurri. Questa volta però c’è un importante divieto di contestazione posto dai difensori del tecnico, i quali abbattono ogni critica, ogni tentativo di obiezione poche ma inespugnabili attenuanti. La prima insormontabile giustificazione è che la squadra è scarsa, i giocatori più o meno bolliti e la maggior parte della rosa andrebbe bene per una provinciale. Inoltre Mazzarri ha una fortuna nella sfortuna: lui è il sesto allenatore dell’Inter in tre anni. Se si fosse presentato alla Pinetina due o tre anni fa, avrebbe rimediato lo stesso tipo di trattamento riservato impietosamente agli altri. Ma lui è il sesto. 

Ed è diventato palese che le colpe non possono essere solo degli allenatori. Vien da rispondere che pur avendo una squadra tanto scadente tecnicamente non è difficile farla giocare meglio, che alcuni allenatori con rose decisamente più scadenti giocano un calcio più dinamico e divertente.  Inoltre se non è colpa di Mazzarri che ha questi giocatori, come mai gli stessi tifosi insultavano Stramaccioni che nel girono di ritorno aveva una rosa contata con i primavera in panchina, 13 infortunati permanenti, Schelotto e Kuzmanovic, rinforzi di centrocampo insieme all’unica punta rimasta: Rocchi? E senza ricordare che ancora oggi Strama lasciato allo sbaraglio al primo anno in A, ha ancora 1 punto in più di Mazzarri (oh yes). Ma io voglio chiedervi, per una volta, di giudicare la questione con una prospettiva differente. Se lo stucchevole dibattito basato sulle capacità o incapacità presunte dell’allenatore di turno, se la valutazione manichea (“è un allenatore scarso!” E’ un grande!”) tentasse un'altra strada per non bruciare con le stesse noiose motivazioni ogni allenatore o non proclamasse la santità per pochi eletti (Mourinho, in parte Mancini e pochi altri…) probabilmente riusciremmo a cogliere meglio le sfumature che portano una società e un tecnico a non lavorare bene. 

Parto dal principio che la maggior parte dei signori che si sono seduti sulla panchina dell’Inter, prima o dopo hanno fatto bene. E non solo su panchine di squadre provinciali. Nonostante questo, nel periodo in cui hanno allenato da noi, hanno commesso errori che si sono moltiplicati quando la pressione su di loro si è fatta pesante. Non si tratta di essere bravi o no. Do per scontato che Cuper, Zaccheroni, Hodgson, Lucescu, Benitez, Gasperini, Leonardo, Ranieri, Stramaccioni fossero preparati o di grande valore. Lo hanno dimostrato tutti. Molti tifosi tendono a svalutare ogni cosa fatta da loro, a sminuirla, ma tutti questi signori hanno raggiunto livelli importanti in altre società, liberi di esprimersi in contesti adatti.  II punto è capire cosa si intende con essere o non essere un allenatore da Inter.  Io credo che ci siano tecnici che, pur non essendo i migliori, sono i più adatti a una società. Non è una mera questione di curriculum ma di carattere, di una cultura societaria che incrocia quella di un professionista.

 Il Real Madrid ha cambiato in questi anni tanti grandi allenatori senza riuscire ad ottenere quello che sperava, nonostante squadre zeppe di campioni. Eppure Capello pur vincendo 2 campionati è stato criticato aspramente ed è rimasto due sole stagioni divise da dieci anni, poi Schuster, Luxemburgo, Juande Ramos, Pellegrini e lo stesso Mourinho che pur vincendo una coppa del Re, una Liga e una Supercoppa di Spagna in 3 anni è stato contestato da una grossa parte del pubblico, dalla stampa e persino da dentro lo spogliatoio. Il fatto è che Mou non era un allenatore culturalmente adatto al tipo di mentalità madridista. Per il tipo di gioco, di atteggiamento dentro e fuori dal campo e di rapporti con la stampa. Perfetto per Porto, Chelsea e Inter, molto meno per il Real.  Mazzarri se, come pare, rimarrà anche la prossima stagione, farà certamente meglio ma resta il fatto che per gestione dei giovani, atteggiamento, personalità, sistema di gioco e risultati lo valuto ugualmente bravo ma fuori contesto.

Mi imbarazza vedere sistematiche auto promozioni in cui si proclama bravo, importante, anzi il più importante, con risultati che storicamente sono dalla sua, in cui si rammarica di non avere una rosa all’altezza attraverso conferenze stampa autoreferenziali in cui ormai è una pro loco di se stesso. Mazzarri non dice mai cose da interista e non si comporta come tale. In fondo i tifosi vogliono vedere un allenatore integrato e che parli la stessa lingua, in campo e fuori. Quando si dice “l’Inter agli interisti” si intende anche questo. Perciò quando si dice che Mazzarri è un bravo allenatore non è una bugia, ma lo erano anche altri. Un allenatore va scelto e condiviso da tutta la società e non somministrato al presidente da un dirigente. O viceversa. Il risultato è quello di introdurre un elemento destabilizzante invece di costruire un progetto duraturo.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 05 aprile 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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