Primo pomeriggio, sono in onda negli studi di una Sportmediaset.it e quando arrivo vengo informato di tweet e dichiarazioni di Wanda Nara sul futuro di Icardi, lontano da Milano. Andiamo in diretta e mi chiedono un opinione. Rispondo che mi sembra una manovra eccessiva, azzardata da parte della moglie che sovrintende la sua procura e che sta evidentemente cercando un aumento dell’ingaggio. Aggiungo anche che sembra una mossa senza ritorno, priva di diplomazia, quando sostiene che l’Inter non abbia i mezzi economici per tenere il giocatore e che dunque la società sia disponibile alla cessione. La risposta arriva con un tweet indirizzato a me e Sportmediaset.it, nel quale scrive: “No è vero quando vuoi ti faccio vedere la prova”.
La risposta in diretta mi sorprende perché non è usuale ottenere un tweet di una moglie di un giocatore che cura anche gli interessi del marito e che reagisce a una mia valutazione, come quella di altri follower. Lo fa d’impulso poi cancella, altro segno di emotività che si sovrappone a una strategia irruente. Quale che sia il piano, ha avuto l’effetto di fare innervosire l’Inter, i tifosi e ha messo in una brutta situazione Icardi. Non risultano offerte clamorose dell’Atletico per ora.

Francamente non credo sia mai una grande idea affidare il compito di una “supervisione” della procura tanto importante ad una moglie (come ad un marito), in un ambiente tanto complesso. Soprattutto mi chiedo se Wanda Nara abbia consultato Ulisse Savini e Letterio Pino, i quali con lei si occupano degli interessi del marito. I due agenti non hanno rilasciato dichiarazioni in questa direzione. 

Non so cosa abbia convinto Icardi ma è evidente che per fare questo tipo di attività, ad un livello tanto alto, serve un cuore freddo e una mente calda. In questo caso sembra esserci più impulsività, più irrequietezza che ragione. Anche solo il fatto di pubblicare tweet con lo scopo di provocare o suggerire qualcosa, come quello scritto in mattinata: #calciomercato, che aveva un evidente sottotraccia. Non credo che questo genere di politica faccia il bene del giocatore che oggi è inviso ai tifosi. Il resto è legato al rapporto tra Icardi e Mancini, tra la società e l’entourage dell'argentino.

Non è facile riassumere quello che sta accadendo all’interno dell’Inter. Gli occhi di tutti puntano, come naturale, al mercato, eppure la natura delle scelte viene da una dirigenza che è ancora in evoluzione. Una società che sta subendo scosse telluriche senza sosta da almeno tre anni, che saluta il terzo cambio di proprietà e assorbe con difficoltà il cambio di prospettive che l’arrivo di Zhang sembra garantire. Il consiglio di amministrazione attuale è un mix della vecchia e della nuova dirigenza e l’attuale allenatore è stato scelto anche grazie alla volontà dell’ex presidente Moratti, che oggi ricopre un ruolo più consulenziale. Da parte dei tifosi, anche a Radio Milan Inter, si percepisce una fiducia quasi incondizionata verso la nuova proprietà, le parole di Zhang sono state salutate con un coro entusiasta dal popolo nerazzurro che finalmente sente parlare di giovani e di progetto, oltre ad avere un referente munifico, carico di autorevolezza, nonostante il piglio eccessivamente imperiale. 

Tutto quello che c’era prima era propedeutico a questo dunque, e Mancini, sentendo i tifosi, fa parte di un'Inter anacronistica, l’allenatore, ripetono come un mantra, è sopravvalutato. Per questo, pur reclamando una strategia (meglio prendere tre grandi giocatori maturi dal grande rendimento che giocatori giovani, il cui livello crescerà negli anni), Mancini viene sbertucciato perché la società pare voglia giocatori di grande talento e prospettiva. Posto che a me piacerebbe un mix tra le cose, non si capisce come il 90% dei tifosi preferisca Gabriel Jesus a Yaya Touré, senza averlo mai visto giocare. Avere diversi anni in meno non è mai stato garanzia di successo e all’Inter di giovani di grande talento ne sono passati, regolarmente massacrati perché colpevoli di non essere fuoriclasse. È il paradosso di un ambiente che ha perso Roberto Carlos, Pirlo, Seedorf, e spernacchia ancora oggi Kovacic, Coutinho e Recoba. 

Voglio dire che il giocatore di talento, specie se giovane, va sostenuto soprattutto quando gioca male e perché la continuità gli arriverà negli anni, non nei mesi. All’Inter questa pazienza non c’è mai stata verso nessuno e mi preoccupa prendere un giocatore, sicuramente forte come Gabriel Jesus, che rischia di essere bruciato. Nessuna preclusione dunque ma da sei anni il pubblico dell’Inter non vede più la squadra lottare per lo scudetto e si deve accontentare del piazzamento possibile in Champions. Per questo penso che con Yaya Touré (Guardiola ha pensato bene di tenerselo), Candreva e Zabaleta l’Inter avrebbe avuto delle chance in più. È un opinione.
Vediamo intanto come finirà la vicenda Icardi.
Amala

Sezione: Editoriale / Data: Lun 11 luglio 2016 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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