Chi sperava che l'Inter affondasse nella vasca (De Kuip, in olandese), in una situazione di emergenza infermieristica e atletica, è rimasto probabilmente deluso. Dove il Milan ha fallito (e in altri 15 precedenti 'italiani' l'ha spuntata solo la Roma), i nerazzurri hanno interpretato l'impegno nel modo giusto portando a casa un comodo 2-0 che lascia ben sperare in vista del ritorno. Certo, nel calcio nulla va dato per scontato, ma il vantaggio da custodire tra 6 giorni al Meazza è significativo ed è merito della capacità dei giocatori di resistere all'avvio arrembante dei padroni di casa, per poi sottolineare, facendo la voce grossa, la propria superiorità. E non ci deve vergognare se resta un pizzico di rammarico per il rigore sbagliato da Zielinski nel secondo tempo, che avrebbe reso rilassante la partita di ritorno. Ma l'ingordigia non porta da nessuna parte, in serate come queste e con vittorie come queste bisogna solo essere soddisfatti perché nel percorso europeo la squadra ha fatto un significativo passo avanti in vista dei quarti di finale.
In tutta onestà l'avvio non lasciava presagire una serata tranquilla perché il nuovo allenatore Robin van Persie si è giocato la carta della sorpresa, aggredendo subito gli avversari per colpirli a freddo. Ma una volta che lo sfogo dei padroni di casa si è esaurito con un nulla di fatto (merito anche di Pepo Martinez, a Cesare quel che è di Cesare), a salire in cattedra è stata la qualità dei nerazzurri che hanno saputo leggere bene gli squilibri tattici del Feyenoord e colpirlo al momento giusto. Dopo la rete di Thuram (finalmente somigliante a quello che ci ricordavamo) la squadra di casa si è come spenta, incapace di reagire emotivamente allo svantaggio che, in una situazione di estrema emergenza in partenza, aveva quasi il sapore della sconfitta. Parallelamente è cresciuta la fiducia dell'Inter che ha annusato la possibilità di chiudere il discorso e l'ha fatto dopo aver creato più di un'occasione. Sul destro di Lautaro sotto la traversa c'era tutta la rabbia accumulata nella trasferta di Napoli dove il copione eseguito non è stato quello preparato. La stessa rabbia palesata da Thuram nella gioia per il vantaggio.
Adesso, con le dovute precauzioni, Inzaghi potrà gestire i propri uomini e il loro stato atletico senza perdere di vista l'importanza della partita contro il Monza, che apparentemente sembra una passeggiata come spoilera la classifica, ma per tutti gli interisti con una certa esperienza puzza di trabocchetto. Nessun maniavantismo, ci mancherebbe, solo la consapevolezza che, come sottolineato dall'allenatore piacentino ieri sera in conferenza, tutte le avversarie giocano al massimo contro i nerazzurri. E di questo bisogna essere consapevoli.
Come ormai abitudine, anche se il rischio di invertire la rotta è stato concreto, un plauso alla U20 nerazzurra che è andata a Monaco di Baviera, la casa del temibile Bayern, a prendersi i quarti di finale di Youth League al termine di una partita ricca di emozioni e conclusa con un finale a sorpresa: da eliminazione quasi certificata a quasi rimontone nel recupero (gol di Alexiou e traversa di Berenbruch), fino alla crudele lotteria dei rigori che punisce o premia senza particolari meriti. A spuntarla è l'Inter, che ci ha creduto fino alla fine, che non ha voluto concludere con una banale sconfitta per 1-0 (con rigore del possibile pareggio sbagliato) un percorso europeo finora perfetto. Avanti giovani campioni, la strada è ancora lunga.
Un ultimo pensiero spetta di diritto a Bruno Pizzul, che ci ha lasciato nelle scorse ore a 86 anni. Per chi ha una quarantina di anni e qualcosa in più, è stato la voce che ha accompagnato tutti i momenti storici del calcio negli anni '80 e '90, quando ancora non c'erano anticipi e posticipi e la Nazionale e le coppe europee erano gli appuntamenti televisivi principali. Ecco, per gli interisti Bruno avrà sempre un posto speciale per il modo in cui raccontò le tre vittorie della Coppa UEFA, la rimonta contro l'Aston Villa o lo Strasburgo, i miracoli di Walter Zenga contro il Salisburgo o il doppio passo di Ronaldo a Parigi contro la Lazio. E ce ne sarebbero altri di momenti esaltanti, ma anche deludenti, impressi nella memoria e accompagnati da quella voce robusta, a tratti compassata ma capace di slanci emotivamente esaltanti senza mai valicare i limiti della professionalità. Una voce discreta, funzionale alle immagini e non viceversa. Un esempio che andrebbe seguito da chiunque abbia intrapreso o voglia intraprendere la carriera del telecronista. Mandi, Bruno.
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