Alla fine, sembra essere scoppiata la pace: il mese di luglio appena andato agli archivi, dipinto come uno dei più turbolenti, tempestosi e ricchi di tensione dentro, fuori e tutto in tondo all’ambiente interista, pare aver lasciato spazio ad un agosto dove, come d’incanto, tra le nubi di tempesta sono apparsi degli squarci di sole ad allontanare, se non tutti, almeno buona parte dei presupposti funesti di una stagione preannunciata come all’insegna di un continuo tornado. Perché Suning, al di là dei convincimenti di fondo coi quali vuole lasciare la propria impronta sulla gestione dell’Inter, ha deciso di avvicinarsi di più alle componenti societarie e soprattutto alle richieste del tecnico di avere un segnale di presenza del club al suo fianco e soprattutto di avere a disposizione giocatori in grado di poter fare la differenza subito.

Mancini, quindi, rasserenato dalle parole e dai confronti con la dirigenza, al punto da voler provare a mettere una pietra sopra tutta la cascata di parole e di inchiostro versati in questi ultimi giorni. Soprattutto, accontentato con l’arrivo di uno dei suoi desiderata, vale a dire Antonio Candreva, il giocatore chiamato a fare, per così dire, scopa con Ivan Perisic consegnandogli un valido compagno di reparto sul fronte opposto del gioco. Giocatore nel pieno della maturità, completatosi negli anni alla Lazio dopo una non brillantissima esperienza nella Juve targata 2010 e passaggi a Parma e Cesena, Candreva si presenta come una vera e propria arma letale sulla corsia di destra: un giocatore in grado di fare tutto, di smazzare assist con precisione millimetrica come di sacrificarsi in copertura, in grado di dire la sua anche sui calci piazzati. Dopo tanti inseguimenti (e relativi gineprai) un inseguimento andato a buon fine. E come fu per la reggenza di Erick Thohir, passa nuovamente da casa Claudio Lotito il primo grande colpo in entrata timbrato dalla nuova proprietà: corsi e ricorsi storici, con la speranza che la pagina di storia sia alla fine più ricca di quella scritta dall’ondivago ‘Profeta’ Hernanes.

Un acquisto del quale, però, un alieno che fino a due giorni fa è stato su un altro pianeta per poi decidere di passare le proprie ferie sulla Terra e documentarsi sulla situazione del pallone nostrano attraverso i quotidiani avrebbe fatto molta fatica ad accorgersene. Messo in secondo-terzo piano da prime pagine dedicate a nuovi avventurieri cinesi pronti a sbarcare sull’altra sponda del Naviglio, proclami su nuovi contratti oppure, immancabile, il nuovo capitolo della saga Mauro Icardi. Saga che continua a essere presentata come appassionante perché sembra davvero un copione preso a prestito da una telenovela sudamericana: i tweet del diretto interessato tinti di nero e di azzurro, nell’era in cui un cinguettio vale più di un comunicato scritto vista l’enfasi data anche alle cose più banali, non sono abbastanza forti come segnale di una determinazione a voler proseguire la propria avventura in nerazzurro, e nemmeno la volontà ormai scritta in tutte le lingue del mondo della società che fa muro anche a proposte esorbitanti. 

Questo perché la moglie Wanda Nara dà il tormento, perché vuole un ingaggio più alto senza aspettare la fine del mercato, anzi no, lascia ancora aperto uno spiraglio al Napoli che addirittura lancia ultimatum ‘alla rovescia’, anzi va a Londra perché l’Arsenal è pronto a fare ponti d’oro e allora è peccato negare loro un’udienza. Più o meno mediatica, questa è comunque una soap opera che, come da prassi, ha finito con lo stufare: ha stufato per primi i pochi coraggiosi che ieri, finendo scottati anche loro da questo fuoco di fila, hanno sfidato il sole cocente di Appiano per far sentire il proprio disappunto nei confronti del capitano al momento del ritorno al lavoro dopo il rientro dagli States.

Una telenovela, comunque, che se ancora deve avere una coda è meglio che sia la più corta possibile, perché ormai l’Inter è entrata nel momento caldo della preparazione: mister Mancini ritrova finalmente tutto il gruppo, prima sparso un po’ ovunque per il mondo e poi separato in due tronconi tra gli Stati Uniti e la Val Pusteria. Un gruppo che, nel consueto gioco dei pronostici sotto l’ombrellone, c’è chi addirittura vede come la potenziale seconda forza del campionato italiano, con un undici forte che potrebbe addirittura potenziarsi ulteriormente con un innesto a centrocampo anche se con una panchina ancora rivedibile, di certo con un po’ di chips in più al momento per giocarsela con Napoli e Roma per la medaglia d’argento alle spalle della corazzata Juventus, ormai protagonista già designata di un torneo senza storia già a inizio agosto, sulla falsariga di quanto avviene da anni in Paesi come Grecia e Francia.

Ecco, appunto, la Juventus: proprio per la presenza di questo colosso diventato ancora più roccioso con l’imponente campagna acquisti estiva sembra chiudere le porte ad ogni soluzione alternativa. Ma la presenza di un bolide del genere in griglia non può valere come un alibi per il rendimento stagionale dell’Inter. Perché è giusto dare il massimo in campionato, nel tentativo di riprendersi quella Champions League che manca da ormai un lustro, un’eternità per chi solo qualche anno prima poteva detenere un bel filotto di partecipazioni consecutive, e chissà magari sperando in qualche distrazione della Signora. Ma soprattutto, non si deve dimenticare che quest’anno c’è un altro obiettivo, forse più accessibile del campionato stesso e che potrebbe dare uguali soddisfazioni di un podio di Serie A. Certo, l’Europa League, quella competizione tanto bistrattata dalle italiane e che invece può rappresentare uno step di primaria importanza. A mio modesto parere personale, l'Inter ha il diritto-dovere di partire con tutta l’intenzione di arrivare fino in fondo e perché no, di alzare il trofeo in quel di Stoccolma, come sottolineato anche da Gary Medel: perché manca dalle bacheche di un’italiana dal 1999, perché riaprirebbe la serie di vittorie nazionali in Europa chiusa proprio dall’Inter nella magica serata di Madrid, perché aprirebbe le porte della tanto agognata Champions, perché… perché alla fine si può anche portare una ventata di novità dopo anni di dominio sivigliano.

Certo, si può obiettare che l’Inter parte con la zavorra della rosa ridotta, lascito delle sanzioni legate al mancato rispetto di quel tormento di norme e lacciuoli che risponde al nome di Fair Play Finanzario; si può soprattutto dire che la corsa sarà impossibile da vincere, in primo luogo per la presenza ai nastri di partenza, tra le tante, anche del Manchester United di due grandi ex quali José Mourinho e Zlatan Ibrahimovic. Ma questo aspetto non va visto come un ostacolo insormontabile, semmai come una ghiotta opportunità: l’apice sarebbe ricominciare a vincere proprio contro chi regalò all’Inter gli ultimi allori, un’ideale riapertura di un cerchio. La rosa è valida, impreziosita anche da chi in Europa League, per così dire, sa come si fa, visto che Ever Banega nelle ultime stagioni in questa competizione è andato a comandare.

Non ci si allarmi troppo per le brutte prove nella tournée americana e non venga preso troppo sul serio il risultato della partita di Oslo con il Tottenham (preparata con un solo allenamento, tra l’altro), tutte squadre impegnate in Champions. Quella dell’Inter è una rosa nel complesso valida, che può fare ottime cose, chissà, anche nell’altra competizione nazionale, la Coppa Italia che piace tanto a Mancini e dalla quale partì il suo ciclo di vittorie nella prima era nerazzurra. Insomma, il tanto bistrattato due di coppe potrebbe, tutti i condizionali e gli scongiuri del caso sono consentiti, diventare la carta vincente del rilancio dell’Inter. 

P.S.: Brutta sorpresa per i tifosi nerazzurri intenti a mettere mani ai biglietti per le prime sfide dei campionati e che hanno visto i prezzi dei tagliandi dei vari settori di San Siro aumentare anche a livelli giudicati esorbitanti. Non poche le lamentele per una decisione che sembra andare in controtendenza con le tante parole spese sulla volontà di far tornare la gente allo stadio. Una scelta che sembra molto figlia dell’imprinting britannico della dirigenza (si sa che in Premier League i biglietti costano un occhio dalla testa) ma che in questo contesto appare oltremodo stonata. Perché, in attesa di conoscere eventuali novità in tal senso, va bene che il pubblico nerazzurro è sempre stato fedele e vicino e nell’ultima stagione ha avuto il primato di presenze allo stadio, ma giocare così sulla passione non è forse un rischio troppo azzardato?

 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 05 agosto 2016 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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