E' bastato uno 0-0 sul campo della Sampdoria, penultima in classifica, per rimettere in discussione la bontà del lavoro svolto da Simone Inzaghi sulla panchina dell'Inter nell'ultimo anno e mezzo. La resa nerazzurra in ottica scudetto già a febbraio, nonostante le parole di circostanza di Acerbi e Bastoni, che prima del Monday Night match di Marassi avevano assicurato di volerle vincere tutte per insidiare il Napoli, è diventata inaccettabile persino per la Curva Nord, alla quale evidentemente non basta più 'la vittoria che vale una stagione' nel derby di Supercoppa italiana giocato in Arabia Saudita ormai un mese fa: "Mr. Inzaghi non riesce a motivare i ragazzi per le partite con le "piccole". Atteggiamento da squadra provinciale quello mostrato nel secondo tempo, quando al posto che rischiare le tre punte, resta aggrappato al suo modulo; rischio da correre anche perché il pari non serviva a nessuno. Siamo l'Inter, è l'avversario che deve temerci, dovremmo aggredire e dimostrare la superiorità e invece sembriamo una squadra di media classifica a cui un pari fuori casa può andare bene", la critica mossa al tecnico piacentino contenuta nella fanzine 'Secondo Anello Verde'. 

Gira che ti rigira, si arriva sempre a quella domanda: Inzaghi è un allenatore da Inter? Dipende, verrebbe da dire. Sì, se gli obiettivi sono quelli aziendali fissati da Suning, che ha abbassato oggettivamente le ambizioni dopo il 19esimo scudetto. Poi, però, ci sono le legittime pretese dei tifosi che in pochi mesi sono passati dall'idea di vedere la loro squadra del cuore aprire un ciclo vincente al doversi tenere strette una Coppa Italia, due Supercoppe italiane e due qualificazioni agli ottavi di Champions (che non sono trofei). E la seconda stella? Pur con una rosa depauperata per l'addio di giocatori che in partite come quella contro i blucerchiati avrebbero fatto comodo (Hakimi, Sanchez, Perisic...), in questa stagione l'Inter non è mai stata in corsa per il titolo, a differenza di quanto successo fino all'ultima giornata dello scorso campionato, quando Handanovic e compagni arrivarono a soli due punti dal Milan, campione d'Italia a quota 86 punti, cinque in meno di quelli conquistati dalla corazzata di Conte che vinse il tricolore nel 2020-21 con quattro giornate d'anticipo sul traguardo.

Dopo essersi fatta beffare dai cugini, non certamente i favoriti della vigilia e sui quali ha prevalso un sentimento di scetticismo praticamente fino all'ultima curva del campionato passato, l'Inter ora si trova sempre seconda, ma a -15 dopo 22 turni dal Napoli, sorprendentemente padrone della Serie A non tanto per i valori della rosa ma per il percorso praticamente netto fatto da agosto fino a domenica scorsa. Luciano Spalletti sta vincendo al suo secondo anno, Stefano Pioli ha vinto al secondo anno in cui ha allenato dal primo giorno il Milan dopo averlo traghettato fino al sesto posto da subentrante. Inzaghi no, alla guida comunque di un'Inter con lo scudetto cucito sul petto, presa in eredità da un certo Antonio Conte che qualche principio lo aveva dato. Certo, privata di tre top player, poi anche di Perisic e con uno Skriniar già promesso sposo del PSG. Niente che, visto che anche le avversarie hanno dovuto reinventarsi dopo aver perso dei titolari, possa costituire un alibi credibile per poter giustificare un rendimento dell'Inter così al di sotto delle aspettative in questo campionato. L'Inter non può più vivere di rendita, né accontentarsi di piazzamenti o coppe che dovrebbero essere la ciliegina e non la torta. E non aiutano le recenti parole pronunciate sul momento storico della Beneamata dell'ex Conte, uno che per la cronaca ha lasciato la Pinetina sbattendo la porta proprio per le divergenze di vedute con Stevn Zhang rispetto alle aspirazioni del club a medio-lungo termine: "In due anni abbiamo costruito qualcosa di importante, ora vedo che il progetto viene portato avanti nella giusta maniera", ha detto il manager del Tottenham, che martedì è tornato a San Siro per sfidare il Milan ventuno mesi dopo la festa tricolore. Sembra passata un'eternità. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 16 febbraio 2023 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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