L'amarezza è ancora tanta e probabilmente segnerà gran parte di quest'estate. In attesa di capire quale sarà la prossima squadra di Lukaku, se davvero sceglierà di vestire la maglia della Juventus dopo tutto l'amore che il mondo nerazzurro gli ha dato dal primo giorno e quello che è successo nell'andata della semifinale di Coppa Italia, la fine di questo matrimonio altalenante, tra separazioni, tira e molla e picchi d'amore intensi, insegna tante cose.

La prima. Lukaku non è un Gigante Buono. Casomai è un Gigante Malvagio. Non è mai stato buono e mai lo sarà. La sua carriera lo insegna. Rompe con Raiola, si affida a Pastorello e con lui saluta l’Inter per tornare al Chelsea. Prima però pubblica un post su Instagram definendosi il "Re di Milano". Rompe poi con Pastorello e per tornare all’Inter si affida a Ledure, si allontana anche da lui per affidare tutto a Roc Nation, prima di tornare da Ledure e affidargli il suo futuro. Parla con il Milan, non risponde all'Inter e alla fine spinge per andare alla Juventus. I tifosi dell'Inter hanno finalmente visto chi si nasconde dietro alla maschera del Gigante Buono. Era solo questione di tempo. 

La seconda. L'Inter ci sarà sempre e ha superato delusioni su delusioni. Tifosi e dirigenza (in 30 secondi) si sono compattati contro il tradimento di Lukaku. Ora tocca alla squadra trasformare la delusione e l'amarezza di aver perso un "fratello" e trasformarle in rabbia agonistica. Può e deve essere la miccia per puntare alla seconda stella e far capire cosa è l'Inter a chi forse non lo ha mai capito.

La terza. Ci può essere anche un altro positivo di tutta questa vicenda. Nessuno mette in discussione ciò che Lukaku ha rappresentato in campo per l'Inter nelle ultime stagioni. Era la priorità del mercato e l'investimento sarebbe stato davvero pesante. Il tesoretto c'è (la cessione di Onana sarebbe arrivata lo stesso). E se quello che è successo rappresentasse una sliding doors clamorosa per il presente e futuro dell'Inter? Se l'Inter decidesse di puntare su un attaccante più giovane e azzeccasse la scelta? O se Thuram esplodesse? Anche perché il Gigante Malvagio, prima o poi, si sarebbe rivelato per quello che è. Non abbiamo perso niente, anzi abbiamo vinto.

Certo, parlare di etica e morale dopo aver praticamente portato a Milano il simbolo della lealtà sportiva come Cuadrado stona un po'. Un affondo improvviso e clamoroso quello di Marotta che suona forse come una ripicca e che rende questa la finestra di calciomercato la più pazza di sempre (e siamo ancora al 17 luglio). E l'Inter non poteva che essere la protagonista principale. Diciamoci la verità, nessuno ad oggi è felice di questo colpo. Il colombiano per anni ci ha fatto perdere la pazienza come pochi, tra tuffi e simulazioni. Il calciomercato ha insegnato che si può anche cambiare idea. Icardi, Skriniar, Lukaku ne sono la testimonianza. Cuadrado sarà il prossimo? A 35 anni difficile togliersi certe etichette, ma Acerbi insegna che si può fare. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 17 luglio 2023 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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