Lazio, Milan, Udinese, Roma, Juve, Empoli, Bologna, Spezia, Juve (di nuovo), Fiorentina e Monza. Per coloro che avessero perso il conto, le sconfitte in campionato erano undici e da ieri sono diventate dodici. Trentasei le giornate disputate, significa un ko ogni tre gare. Roba che adesso chi lo sente a Cassano, eppure la storia è nettamente diversa rispetto a quella che ci raccontavano sull'Inter Dottor Jekill e Mr. Hyde. Stavolta i nerazzurri, reduci dalla doppia impresa contro il dna europeo dei cugini, hanno trovato il loro zen tra il campionato e la Champions League, sono usciti dal tunnel degli alti e bassi, hanno individuato una soluzione ai mali difensivi e riscoperto il lato luminoso della LuLa, mettendo praticamente i sigilli a un piazzamento tra le prime quattro, a prescindere dalle sentenze che, in maniera folcloristica, penalizzeranno la Juventus. La dodicesima sconfitta arriva in casa dei campioni d'Italia del Napoli, che adesso possono dire di aver battuto tutte e 19 le altre squadre della Serie A. Un traguardo di cui il presidente De Laurentiis ha voluto rendere merito a Spalletti, inviandogli i complimenti tramite PEC.

Tornando ai nostri, l'Inter scesa in campo al Maradona si schierava con ben otto cambi rispetto all'undici dei titolarissimi che martedì ha sconfitto per la quarta volta stagionale il Diavolo, tra questi Gagliardini, croce per Inzaghi e delizia per gli avversari. Leggi Maradona e Gagliardini nelle stesse informazioni pre-gara e ti accorgi che evidentemente c'è qualcosa che non va. Chi non se ne accorge lo nota già a partire dai primi svarioni del 5 e infine dall'espulsione per triplo giallo al 41', con la complicità dell'ennesimo errore in uscita di Barella. Ma andiamo con ordine, l'Inter ancora prima dell'espulsione di Gaglia aveva lasciato il pallino delle azioni in mano al Napoli, che però a parità di uomini in campo non riusciva né a rendersi davvero pericoloso né a trovare lo sbocco in zona Osimhen. La sensazione era che i nerazzurri stessero già pensando alle prossime finali, difendendosi con ordine e cercando di colpire in contropiede senza farsi male, ottenendo il massimo risultato, se non un pareggio, con il minimo sforzo in vista delle due sfide a Roma e Istanbul, dove in palio non ci saranno tre comunissimi punti ma dei veri trofei. Quelli che, uniti all'aumento dei ricavi, confermerebbero la tesi di Inzaghi.

L'Inter in dieci uomini non cambia faccia, ma si compatta ancor di più per difendere lo 0-0. Correa in stile Eto'o (considerando la combinazione fra Gagliardini e Maradona ci può stare) difende sul lato sinistro ma non riesce a seguire in area Anguissa: 1-0 degli azzurri. Inzaghi corregge il piano solo dopo aver subito lo svantaggio e i cambi si rivelano efficaci. Tra questi anche Juan Jesus, che mostra di nuovo il suo spirito interista e viene infastidito dal giallo a tinta unica sulla maglia senza sponsor di Lukaku sul cross di Dimarco. Partita che sarà anche ricordata come il giorno in cui la difesa nerazzurra ha quasi catturato capitan Di Lorenzo, che a 5 minuti dal termine trova il gol della carriera, mentre il canterano Gaetano punisce con il 3-1 un'Inter oramai iper-sbilanciata firmando la sua prima rete in Serie A, sulla scia di Cassano e dei suoi eredi. Gli inzaghiani si avviano così alla finalissima di Coppa Italia contro la Fiorentina, dando comunque segnali di aver preservato il meglio per Roma. Nel frattempo, il City di Guardiola festeggia la vittoria della Premier League e non vede l'ora di mangiarsi anche lo United e l'Inter per chiudere il Treble. Pep, hai preso appunti?

Sezione: Editoriale / Data: Lun 22 maggio 2023 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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