"La decisione iniziale assunta dall’arbitro non sarà modificata a meno che la revisione video non mostri palesemente che la decisione era un ‘chiaro ed evidente errore’." È quanto scritto a chiare lettere nel famoso ‘Protocollo VAR’, nel comma 3 della sezione ‘PRINCIPI’. Nel punto del documento dedicato alle ‘PROCEDURE’, precisamente nella parte focalizzata sul ‘Controllo’, si legge invece che “se ‘il controllo’ non indica un ‘errore chiaro ed evidente’ o un ‘grave episodio non visto’, di solito non è necessario che il VAR comunichi con l’arbitro: si tratta di un ‘controllo silenzioso’; tuttavia, a volte aiuta l’arbitro / l’assistente per gestire i calciatori / la gara se il VAR conferma che non si è verificato un ‘errore chiaro ed evidente’ o che non si è verificato un ‘grave episodio non visto’.” Questo è quanto recita una parte del regolamento e quanto i direttori di gara, da professionisti quali sono, dovrebbero conoscere per filo e per segno. In modo da applicarlo in maniera univoca ed uniforme in ogni circostanza.


Uniformità che negli ultimi incroci tra Inter e Juventus è venuta oggettivamente a mancare. E sono fatti concreti sotto gli occhi di tutti, che solo i soggetti ‘sportivamente ciechi’ avrebbero il coraggio di negare. Tralasciamo i colori delle maglie, mettiamo da parte le squadre di cui si parla. Analizziamo semplicemente gli episodi clou nell’arco di due partite chiacchierate, partendo dal più recente: il tocco di Dumfries su Alex Sandro che porta il VAR Marco Guida a richiamare l’arbitro Maurizio Mariani davanti al monitor per giudicare il contatto che porterà poi al rigore dell’1-1 di Dybala. La domanda che bisogna porsi circa il mero atto del richiamo è la seguente: si tratta di ‘chiaro ed evidente errore’ e di un ‘grave episodio non visto’? La risposta è no. E non perché chi scrive sia un sapientone che mentre ha le mani sulla tastiera tiene anche un fischietto tra le labbra, ma semplicemente perché al momento dell’episodio incriminato l’arbitro in questione (Mariani, appunto) è vicino all’azione, vede il contatto e fa ampi cenni con le braccia per segnalare che ‘non c’è niente’. Ergo, il direttore di gara osserva in presa diretta e valuta il contatto non da rigore.


Riavvolgiamo ora il nastro al famoso Juventus-Inter dell’Allianz Stadium dello scorso campionato, discusso non tanto dall’Inter (andata a Torino in pantofole con il tricolore già cucito sul petto) ma dalle squadre in corsa nel finale per un ultimo posto in Champions League. Poi agguantato dalla Juventus anche - e soprattutto - grazie al pesante rigore del 3-2 trasformato da Cuadrado e guadagnato nel finale di gara contro i nerazzurri dallo stesso colombiano, che inserendo furbescamente - e antisportivamente - la gamba sinistra tra le gambe di Perisic ottiene il tiro dagli undici metri. In quella situazione l’arbitro era Giampaolo Calvarese, che appena qualche giorno fa ha descritto quella partita come la “più difficile in carriera” e l’esterno bianconero come “un giocatore difficilissimo da arbitrare”. Perché “ci sono calciatori di difficilissima lettura e il colombiano è uno di quelli” . Nel match dell’Allianz Stadium l’arbitro ha inevitabilmente valutato male (come ammesso candidamente e pubblicamente da ex esponenti del mondo juventino come Alex Del Piero), ma in quella circostanza il VAR Massimiliano Irrati rifiutò, chissà per quale motivo, di richiamare il collega davanti al monitor per riesaminare la decisione presa. Giorni dopo i vertici dell’AIA spiegarono che non si trattava di un ‘chiaro ed evidente errore’, perché l’arbitro - seppur sbagliando - ha visto e valutato quel contatto come da rigore. E perché invece Mariani, che aveva visto e valutato il contatto Dumfries-Alex Sandro non da penalty, è stato invitato a rivedere l’episodio al VAR?


Qui non si vuole parlare di un complotto a favore della Juventus o a sfavore dell’Inter, ma semplicemente della mancata uniformità di utilizzo di un elemento sostanziale come il VAR. Anche perché si potrebbero citare altri numerosi episodi: quello nell’ultimo Roma-Napoli con protagonisti Viña e Anguissa ad esempio, o quello tra Hongla e Lautaro in Verona-Inter del 27 agosto scorso. Ciò che è certo è che da Cal(V)arese a M(AR)iani, la storia non è cambiata: l’esito finale, in entrambi i casi - e fino a prova contraria - è stato un calcio di rigore concesso a favore della Juventus. Ma il protocollo sì, quello sembra essere cambiato da Juventus-Inter a Inter-Juventus. Ed è stato tristemente stracciato per l’ennesima volta in mondovisione, con buona pace della VAR e della sua volontà di provare a cambiare positivamente il gioco del calcio.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 27 ottobre 2021 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi
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