E poi ti trovi, all’improvviso, a un centimetro dalla gloria. Ti ritrovi al centro di uno degli stadi magari non più belli, ma sicuramente più importanti d’Europa, a guardare negli occhi il portiere avversario, ad avere tutto lo specchio della porta del Barcellona davanti a te, e già pregusti il momento in cui scriverai il tuo nome nella storia di quel torneo che fa sognare tutti e nel quale tu sei riuscito ad arrivare solo da poco tempo. E lo fai nel recupero di una partita incredibile, dove l’Inter si ritrova sotto, poi davanti, poi rimontata, poi ancora avanti e ancora rimontata in un match che sembra non finire mai. Ma nel quale, all’improvviso, ti si presenta una possibilità più unica che rara: quella di mettere il chiodo alla bara della partita e della Champions del Barcellona, zittire i quasi 100mila tifosi blaugrana pompati all’inverosimile nella direzione dell’astio verso gli avversari per via di un presunto furto patito nella gara d’andata, e far volare la tua squadra agli ottavi di finale. E allora, non ci pensi due volte, alzi lo sguardo, calci e…

La Champions League e l’epica serata in terra catalana rappresentano ormai il passato: diktat di Simone Inzaghi alla vigilia del match di campionato contro la Salernitana, in un’ora di pranzo che non deve risultare indigesta né ai suoi uomini né ai tifosi che anche quest’oggi riempiranno all’inverosimile San Siro, accompagnati in questo anche dalla marea granata, probabilmente, mi sia concesso, la tifoseria più originale e spettacolare circolante negli stadi italiani. Sarà una partita dove, secondo il tecnico piacentino, a fare la differenza saranno sicuramente le motivazioni: che non mancheranno alla squadra di Davide Nicola, che dopo la vittoria in volata sul Verona vuole in qualche modo cancellare l’onta del 5-0 subito nell’ultima trasferta contro il Sassuolo a Reggio Emilia e verrà sicuramente a vendere carissima la pelle a Milano; ma sicuramente non mancheranno nemmeno alla truppa nerazzurra, chiamata a dare continuità alla striscia di risultati utili innescata qualche giorno fa col lampo di Hakan Calhanoglu sempre contro il Barça.

Ma nel pomeriggio milanese, sicuramente, ad avere motivazioni ancora più spingenti e stimolanti sarà un giocatore in particolare, ovvero l’investimento più importante operato dall’Inter in un mercato estivo che definire tormentato è probabilmente fargli una carezza: tanti applausi arrivarono a giugno quando la società nerazzurra, alle prese con il tarlo dell’elemento ideale per sopperire alle assenze di Marcelo Brozovic, decise di avere trovato l’uomo, anzi, il ragazzo giusto in Kristjan Asllani, albanese di nascita ma toscanaccio di adozione e anche di vulgata, giovanotto cresciuto in quel florido vivaio che risponde al nome di Empoli e che qualche settimana prima si era fatto ammirare proprio a San Siro quando spaventò proprio l’Inter rifilandole la rete del 2-0 per i biancoazzurri e mostrando una personalità mica da ridere per uno nato nel 2002. Sì, è lui l’erede designato di Epic Brozo e sì, tutti hanno applaudito alla scelta dell’Inter convinti che i nerazzurri si fossero messi in tasca il play del domani.

I test estivi caratterizzati da ottime performance hanno in qualche modo aumentato l’hype verso il ragazzo, poi però c’è stato l’apprendistato vero e proprio che chiaramente, in una squadra del lignaggio come l’Inter, non è mai facile, specie quando di fronte hai un colosso come Brozovic. L’impiego che ne fa Inzaghi è centellinato, anche se non sempre nelle situazioni ‘a babbo morto’. Poi arriva l’infortunio del croato e la chance da titolare contro la Roma che però non riesce a sfruttare pienamente: inizialmente spaesato, poco cercato dai compagni, fatica un po’ a farsi vedere poi prova a barcamenarsi. La situazione non è ideale e i risultati negativi accentuano il peso ma di mollare proprio ora non se ne può parlare. E infatti, come per incanto, arriva quel momento che potrebbe cambiare la tua storia; quel filtrante suggerito a Lautaro Martinez che capta il segnale e ti manda una palla che canta come un usignolo, invitante, solo da spingere dentro. Ed è lì che vedi la gloria, non ci pensi, calci e… finisci col colpire Marc-André ter Stegen proteso in uscita disperata e che nemmeno sa come è riuscito a respingere quella conclusione.

Ci sono le sliding doors nella vita, e Asllani, purtroppo, è entrato quando la porta ha iniziato a scivolare nel verso a lui opposto. Poteva entrare nella storia dell’Inter, l’albanese di Buti, come l’eroe di un popolo intero; il destino, invece, non gli ha sorriso e lo ha fatto crollare in un mare di lacrime al triplice fischio, consolato da Lautaro Martinez che ha provato a traghettarlo verso la gloria. Inevitabilmente, si è creata la spaccatura intorno alla sua figura dopo l’episodio, tra ‘colpevolisti’ e ‘assolutori’, tra chi ha inveito contro di lui per l’occasione sprecata, per l’eccessivo egoismo mostrato visto che al suo fianco c’era Henrikh Mkhitaryan libero, e chi invece ha provato a comprendere il suo istinto, la voglia di non farsi sfuggire l’occasione che capita una volta nella vita, provando anche a incoraggiarlo per l’abilità mostrata nel farsi trovare al posto giusto nel momento giusto e dare una spiegazione tecnica al suo gesto dettato da uno stop che gli avrebbe reso impossibile la rifinitura per l’armeno. Voci, tante voci.

Quel che è certo è che non si può certo ridurre la storia nerazzurra appena cominciata di Kristjan Asllani a questo episodio, pesante finché si vuole ma che comunque non può inficiare troppo sulla valutazione del ragazzo, anzi può anche essere uno stimolo per lui per rilanciare alla prossima mano. Magari già quest’oggi contro la Salernitana, dove è annunciato titolare. O anche in futuro, anche perché per Asllani potrebbe aprirsi anche un nuovo scenario tattico. Lui, sempre inquadrato come vice-Brozovic, potrebbe anche essere lanciato da mezzala visto che Calhanoglu, visto nella posizione di regista col Barcellona, si è disimpegnato in maniera egregia.

Calhanoglu, quindi, come se fosse Asllani, in assonanza a quell’ipnotico gioco dialettico divenuto mitico con Ugo Tognazzi, alias conte Raffaello Mascetti, nella storica saga ‘Amici Miei’, e che prende il nome di ‘supercazzora’, un minestrone di parole sconnesse tese a stordire l’interlocutore e prendersi gioco di lui. Ma qui non c’è volontà di confondere nessuno, semmai di mettere in difficoltà l’avversario con alcune soluzioni inedite. E magari aprire la strada della maturazione al giovane talento arrivato dalla Toscana. Ma non come se fosse il sostituto di Brozovic, ma come se fosse… Asllani.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 ottobre 2022 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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