Domani mattina alle 3 l'Inter esordirà al Mondiale per Club contro il Monterrey. Grande curiosità per vedere all'opera i nerazzurri nella prima uscita dopo l'addio di Inzaghi e l'arrivo di Chivu. Sarà anche la prima volta che Lautaro e compagni scenderanno in campo dopo l'umiliante 0-5 di Monaco. Insomma, gli ingredienti per una serata da seguire con attenzione ci sono tutti, ma non tutto va come dovrebbe andare.

La seconda finale di Champions nelle ultime tre stagioni ha proiettato il club ai vertici del calcio europeo come status, eppure non tutto è oro ciò che luccica. Basta guardare la rosa a disposizione del tecnico romeno per questa competizione: se ci soffermiamo sul reparto offensivo, siamo al ridicolo. Lautaro e Thuram con 60 partite sulle spalle (senza nazionali), Sebastiano Esposito con le valigie, il fratello Pio infortunato (altrimenti sarebbe stato con l'Under-21 in Slovacchia), il baby De Pieri e Taremi bloccato in Iran. 

Una situazione grottesca, alla quale si sarebbe dovuto porre rimedio: le condizioni di tutti gli elementi erano ben note - Taremi a parte -, così come si sapeva da mesi degli addii di Correa e Arnautovic. Qui si fa fatica a chiudere per Bonny: ottimo prospetto, ma parliamo pur sempre dell'attaccante della squadra 16esima nell'ultima Serie A, mica di Kane o Haaland. Servono risposte sul mercato, perché bisogna capire che quanto raggiunto sul campo in questi anni è stato merito quasi esclusivo di squadra e staff tecnico. L'ultimo mercato estivo si è rivelato pressoché inutile, mentre inconsistente è stato poi quello di gennaio (una mancanza che è stata decisiva in negativo vedendo com'è finita l'annata).

Bond, plusvalenze, liquidità, bilancio. Tutto bello. Ma tutto poi passa dal campo. Anche perché proprio dal campo è arrivata la ricchezza odierna, merito di allenatore e squadra, non certo della proprietà. È bene tenerlo a mente, cara Oaktree

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 giugno 2025 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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