Vi ricordate Nando Martellone di Boris e l'inconfondibile state of mind del comico de 'Gli occhi del cuore 2' preso in prestito dai tifosi interisti nell'ultimo pre-derby di Milano? Da allora qualcosa è effettivamente cambiato, nei palmares, nelle rose, nelle panchine, ma anche e soprattutto nel petto, nell'orgoglio e nelle coscienze e a distanza di cinque mesi esatti da quel Milan-Inter del 22 aprile la matura e consapevole coscienza dell'interista medio svela un segreto ai più: il 'Nando mood' è un abito che, per quanto comodo, il tifoso nerazzurro fatica a farsi ben calzare. A distanza, difatti, di meno di mezzo anno dalle 22.43 di quel fantomatico lunedì d'aprile, va fatto un mea culpa obbligato a posteriori: 'E se vince il Milan?' ci eravamo chiesti, rispondendo quasi automaticamente uno 'sticazzi' che sta bene su tutto, specie tenendo conto del fatto che quello scudetto l'Inter l'avrebbe sollevato lo stesso a prescindere dal quando. Raccontandoci, banalmente, la barzellettina che se pure il Milan avesse fatto strenua difesa d'orgoglio sgambettando i cugini nella corsa al sì matematico rimandando l'eventuale posticipo dell'appuntamento con la storia non avrebbe cambiato le cose. Certo, non in termini di risultato finale, eppure, a ripensarci, 'sticazzi' anche no. Ma proprio per niente.
La corsa in lacrime di Calhanoglu, il crollo emotivo di Lautaro, l'urlo di Dimarco, i salti di Inzaghi, San Siro rossonero svuotarsi per lasciar spazio al nerazzurro, la musica techno a palla, la festa fino alle 4 del mattino che dava il via al mese più celebrato in città degli ultimi quindici anni... Col senno del poi va ammesso che in quel 22 aprile è stato tutto troppo bello per pensare che potesse andare diversamente. E tolto quel tantino di borotalco scaramantico, entrare nei panni del personaggio interpretato da Massimiliano Bruno è stato difficile, a tratti impossibile. A salvare gli interisti dall'indubbia rivedibile interpretazione sono stati proprio i protagonisti in questione, gli unici a poter frantumare un velo di Maya crollato sotto i gol di Acerbi e Thuram che hanno portato al raggiungimento di un Nirvana a tratti inenarrabile. Noluntas fu direbbe Schopenhauer, finito maledettamente contraddetto e confutato dai campioni d'Italia diventati tali per assoluta e totale voluntas degli uomini di Inzaghi, indomi dinnanzi all'ardore di portare a casa partita e Trofeo in questione.
Totalmente noncuranti della dottrina ascetica del filosofo tedesco né minimamente avvicinatisi al Nando Martellone state of mind, i bistellati milanesi salivano sulle traverse, sul tetto di San Siro e su quello d'Italia con tanto di caparbietà e volontà di farlo, giustamente ricompensati da un dio giusto che ha reso a Inzaghi and co ciò di cui era stato privato e molto più. Il ventesimo in casa loro è stato quel cashback con tanto di interessi che la Milano nerazzurra ha riscosso dopo lo scudetto 2022, semiconcesso ai cugini due anni prima nell'ultimo derby che porta la bandierina rossonera piantata nel tabellino. Trentuno mesi e diciassette giorni dall'ultimo pallino verde disegnato in via Aldo Rossi nel confronto con i cugini, capaci, nei due anni, sette mesi e diciassette giorni di segnare quattordici gol, vincere sei stracittadine consecutive (a un passo da un dato mai accaduto), uno scudetto in casa di un rivale cittadino per la prima volta nella storia del calcio italiano e concedere undici minuti di gioco totali - tra andata e ritorno - ad un'eurorivale. Ma questi sono solo i presupposti, o meglio, i precedenti che, Inzaghi ci tiene a sottolineare, fanno parte di un piacevole ma pur sempre archiviato passato. Quello a cui bisogna pensare adesso è il presente e la sfida che tra qualche ora si prospetterà davanti ai quasi 80 mila di San Siro che avranno il piacere e l'onore di tifare una delle big europee più divertenti da assistere nulla ha a che vedere con i risultati di una o dell'altra compagine.
Se è vero che i padroni di casa arrivano dalla potente carica d'energia immagazzinata all'Etihad al contrario dei cugini reduci dal brutto ko casalingo con il Liverpool, altrettanto vero è che il derby è partita con storia a sé e l'errata presunzione che i numeri parlino da sé è il primo dei dribbling dettati da Inzaghi ai suoi: "Non deve capitare di avere la pancia piena. Troveremo un Milan che ha fatto un'ottima gara col Venezia e poi ha perso col Liverpool. I derby vanno al di là di ogni pronostico", ha detto in conferenza avvisando i suoi, preparati a dovere su cosa fare e non. Perché a distanza di cinque mesi adesso è chiaro: 'sticazzi' sì, ma anche no.
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