Ieri i tifosi dell'Inter hanno festeggiato il 5 maggio. Giorno storico, perché il 5 maggio 2010, battendo la Roma all'Olimpico nella finale di Coppa Italia, fu messo il primo tassello per la conquista del Triplete. L'altro 5 maggio interessa ricordarlo solo a chi quel Triplete lo ha subito. L'Inter, dopo aver vinto lo scudetto il 16 dello stesso mese espugnando il campo del Siena, è stata l'ultima italiana ad aver alzato la Champions League, battendo il 22 il Bayern Monaco nell'epica finale di Madrid. È giusto ricordarlo a tutti. Anche agli attuali tesserati del club nerazzurro che si appresta a vivere giornate piene di speranze e adrenalina. Lo scudetto 2022/23 è andato al Napoli dell'ex Luciano Spalletti, complimenti a squadra e tecnico per un dominio totale entro i confini che ha relegato sin da subito gli avversari a distanze incolmabili. E l'Inter, a -20 dai partenopei quando mancano ancora cinque giornate al termine del campionato, deve leccarsi le ferite per un torneo giocato finora senza continuità e macchiato da ben undici sconfitte.

Ma la squadra è forte, ha già messo in bacheca la Supercoppa piegando a Riad il diavolo rossonero, ha messo in freezer la seconda finale consecutiva di Coppa Italia mandando a casa la Juventus e dopo aver conquistato il diritto a giocarsi un altro derby nella semifinale di Champions eliminando il Benfica, ha deciso che è cosa buona e giusta fare la voce grossa anche in questo finale di campionato. La sconfitta interna con il Monza è nel dimenticatoio. La squadra di Simone Inzaghi ha conquistato nove punti nelle ultime tre gare, superando Empoli, Lazio e Verona. E approfittando dei pareggi di Roma e Milan nel turno infrasettimanale, la Beneamata si è riappropriata di quel quarto posto che significa Champions, traguardo che la società intende centrare a tutti i costi anche, o soprattutto, per le solite noiose, stancanti, ma necessarie, ragioni finanziarie.

L'ultima Inter fa ben sperare. Ha gamba, grinta, gioca bene e il gruppo sembra tornato tale. Il bistrattato mister sta lavorando con la solita grande passione e competenza nel preparare le partite, ma ultimamente anche con quel pizzico di giustificata rabbia per la sottovalutazione di un percorso che nelle ultime due stagioni, dopo lo scudetto targato Antonio Conte, ha regalato, sta regalando e chissà, potrebbe regalare, emozioni che poche altre tifoserie possono vivere. E un Inzaghi meno “educato” e più “battagliero” fa bene anche ai giocatori i quali hanno bisogno di confrontarsi con un allenatore che, oltre che bravo, sia anche capo branco. Siamo ai giorni della verità, la gente nerazzurra è pronta a giocare insieme alla squadra. San Siro vestito con i colori del cielo e della notte è uno spettacolo, ogni volta pieno come un uovo e a prescindere da chi sia l'avversario.

Si va, perché l'Inter e i suoi tifosi sono una unica, grande e bella entità. Così come sarà pieno oggi il settore ospiti dell'Olimpico capitolino per un Roma-Inter che vale tanto, anzi tantissimo. Di fronte il grande ex, alias Josè Mourinho, anche lui a caccia di un posto Champions e di una finale europea. Lui sa come si fa. Guai a considerarla una partita agevole per le tante assenze che dovranno patire i giallorossi. Si entra nel Colosseo dell'era moderna, dove vige la legge del sold-out. Sempre. Come al Meazza. Contro la Roma, Simone Inzaghi ricorrerà giustamente a quel turn over ragionato che consente di non spremere i giocatori come limoni, pur mantenendo la squadra altamente competitiva. Fortunatamente, con la rosa messagli a disposizione, se lo può permettere. Si profila un cambio completo del duo d'attacco rispetto a Dzeko e Lautaro Martinez che si sono divertiti a giocare a tennis in quel di Verona.

Oggi all'Olimpico dovremo vedere dal primo minuto lo scalpitante Romelu Lukaku, splendido assist-man contro la Lazio e Joaquin Correa, che purtroppo soffre troppo San Siro e non riesce a rendere secondo le sue qualità tecniche che sono di livello superiore. Basti rivedere il gol che ha steso definitivamente il Benfica nei quarti di Champions. È inutile e controproducente accanirsi, in questa determinante fase della stagione, contro l'argentino che potenzialmente è l'unico in grado di saltare l'uomo in una squadra molto bene organizzata, ma che indubbiamente pecca di fantasia. E chissà che proprio l'Olimpico giallorosso non stimoli oltre modo l'ex laziale Correa. Tutti per uno, uno per tutti, solo questo può essere il modo per continuare la corsa in campionato, per vincere la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina il 24 maggio e per... far diventare realtà un sogno che sembrava irrealizzabile anche ai più ottimisti.

Sì, questa Inter, l'Inter di Simone Inzaghi, ha la possibilità concreta di volare a Istanbul per giocare, sabato 10 giugno, una finale di Champions League. Tra soli quattro giorni le coronarie dei tifosi rossonerazzurri saranno messe a dura prova per il primo atto del derby che vale oro. Vale oro per la prospettiva finale e per i due super incassi che saranno realizzati, complici anche i prezzi dei biglietti che, anche per la sfida di ritorno, sono già introvabili. Mercoledì si inizia in “trasferta”, ma già immaginiamo l'apporto che saprà dare la “Nord” nerazzurra vestita a festa. Poi, i conti definitivi si faranno martedì 16 maggio al “Giuseppe Meazza”, sito in Piazzale Angelo Moratti. La casa dell'Inter. Ma non voliamo troppo con i pensieri, avanti con una cosa per volta.

Oggi si gioca Roma-Inter, vietato sbagliare. Da domani, inizierà il conto alla rovescia per il sogno che infiammerà Milano.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 06 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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