Wesley Sneijder è protagonista di una lunga intervista con Prime Video e Luca Toni in cui ripercorre gran parte della sua carriera, compresa ovviamente l'esperienza all'Inter in cui ha raggiunto l'apice nel 2010 con la vittoria del Triplete. Ampi riferimenti anche al rapporto con José Mourinho e tanti aneddoti curiosi e divertenti. Ecco i passaggi principali.
LE OLANDESI CHE ELIMINANO JUVE E MILAN DALLA CHAMPIONS - "Si può dire che in Italia c'è solo una squadra adesso. È l'Inter, no? Il Milan dov'è? Nono (posizione in campionato, ndr). Se ho festeggiato? No, no. Ma io sono sempre contento che le squadre olandesi passino, perché è importante per il nostro calcio".
LA CHAMPIONS LEGUE - "Chi vince la Champions League? Secondo me, Real Madrid. L'Inter? No, l'Inter no. Arrivano magari in finale, ma è difficile".
IL PALLONE D’ORO SFUMATO - "Nella mia epoca dovevano vincerlo sempre Messi e Ronaldo? Per me è una cosa che non va bene. Quando decidiamo noi, come giocatori e allenatori, così è giusto. Chi decide questo? Chi decide? In Francia, no? Come si chiama questo (France Football, ndr)? Sai, se parliamo di migliore giocatore del mondo è sempre Messi o Cristiano. In quel momento però avevamo vinto la Champions, abbiamo vinto tutto in Italia, e poi sono arrivato in finale (del Mondiale, ndr). Per me c'è più valore quando vinciamo qualcosa con la squadra, con tutta la squadra. E poi per me è importante che oggi, 2025, la gente dica ancora che io dovevo vincere in 2010. Per me è più bello, è più importante questo. Guarda, io mi ricordo... vedi come sono vestito? Là devi andare in smoking, no? Quando io ho capito che ero rimasto fuori i tre, ho cambiato il vestito nel pomeriggio. Volevo andare a casa, ma mi hanno detto che dovevo stare là".
LA TRATTATIVA PER ARRIVARE ALL’INTER - "Mi ricordo mi ha chiamato Mourinho. Mi ha detto 'Sono José Mourinho, allenatore dell'Inter. Manca solo una posizione con noi, il numero 10, e quando ti portiamo qua possiamo vincere tutto'. Gli ho detto che tutti gli allenatori parlano così, di lasciare stare. Non volevo andare via dal Real Madrid. Perché il primo anno è stato bellissimo, poi c'è stato il secondo anno... Ho detto che io volevo rimanere. Ma lui mi ha chiamato tutti i giorni. Tutti i giorni, due settimane. Poi ho parlato con la famiglia, con i miei agenti. Abbiamo deciso di andare là. Il giorno dopo ho giocato i derby e abbiamo vinto 0-4 con Milan. Se conoscevo Milano? Sì, certo. Ma non come la squadra. Mi ha convinto solo Mourinho. Se c’era qualche giocatore dell'Inter che conoscevo già? Chivu, perché ho giocato con lui all'Ajax e poi ho parlato subito con lui. Poi siamo stati insieme, io e lui nella stessa camera alla Pinetina. Alla fine ero molto contento di essere andato là".
L’ARRIVO ALL’INTER - "Tutti i giocatori mi hanno aiutato molto dal principio, come Zanetti, Cambiasso, Stankovic, Eto’o. Ma tutti, tutti, anche Stankovic. Ho sentito subito che una squadra… E poi, dopo due, tre, quattro, cinque partite, ho capito subito che mancava davvero solo il numero 10, perché tutta la squadra era pronta per vincere tutto. All’esordio nel derby non ho fatto gol, ma abbiamo vinto 0-4. Bellissimo, bellissimo".
SAN SIRO - "È uno dei più belli stadi del mondo".
ZANETTI - "Era un capitano fuori campo e dentro il campo. Ho visto anche in Real Madrid con Raúl. Sono molto simili questi due, ma parliamo di Zanetti. Quando dovevamo fare la corsa in allenamento, lui era sempre il primo a tirare. Poi, quando c'era qualche problema nella squadra con i fisioterapisti, quando io parlavo con Zanetti, lui mi aiutava subito. Non era solo un capitano in campo, ma anche nello spogliatoio. Lui per noi era molto importante. Il clan degli argentini? No, no. Ma è sempre così, sai che noi quando siamo con gli olandesi ci mettiamo insieme. E voi italiani lo fate lo stesso, no? E anche loro. Poi abbiamo sempre fatto la grigliata con gli argentini e Zanetti. Lui sa cucinare. Lui è il capitano numero uno, sì".
MORATTI - "Un presidente con classe. Mi ricordo la prima volta che arrivò lui nello spogliatoio, tutti si alzavano perché era arrivata una persona importante non solo per la squadra, ma per tutta la società, per tutti quanti. Ho capito subito che lui voleva vincere la Champions. E poi, quando ho parlato subito con lui, ho capito che non era solo presidente ma qualcosa di più. Se avevi dei potevi andare da lui. Potevi parlare anche con Mourinho. Quando avevo problemi andavo da lui, gli spiegavo le cose e lui mi diceva di organizzarci. Nel momento in cui abbiamo giocato con il Milan e abbiamo vinto 4-0 in casa, nella prima partita, ho capito subito che potevamo vincere tutto. E l'ha capito anche lui, ma tutti quanti. Poi siamo cresciuti durante l'anno. Ma tutti erano top, come Lucio e Samuel in difesa, Chivu, Zanetti. Tutti giocatori con extra classe. Era una squadra meravigliosa. E anche Eto'o, che correva come un pazzo. Avanti, dietro, ha fatto tutto".
BENITEZ - "Quando è arrivato Benitez, lui ha detto che Eto'o avrebbe giocato sulla sinistra, così poteva aiutare anche la squadra. Samuel l'ha guardato e ha detto che era un attaccante. Benitez gli ha detto che l'aveva fatto anche l'anno prima con Mourinho e Samuel disse ‘Sì, l'ho fatto per lui’. A me invece ha detto ‘Wes... Tu giocavi con il numero 10, ma ti metti un po' più indietro’. In dieci minuti, cinque con Eto'o e cinque con me, era tutto finito. Finito il gruppo".
NAGATOMO - "Quando è entrato il presidente, io gli ho detto ‘Yuto, ti devi alzare, così. E tu quando arriva devi dire 'Ciao, bastardo', perché questo è molto italiano’. Poi arriva il presidente, con il presidente di Pirelli (Tronchetti Provera, ndr). E lui, come fanno i giapponesi, ha fatto così (l'inchino, ndr) e ha detto 'Ciao, bastardo'. E il presidente sapeva subito che era colpa mia".
CALHANOGLU - "A me piace Calhanoglu. Mi piace molto, sì. Non è facile arrivare dal Milan e giocare all'Inter perché i tifosi ti devono accettare. E questo è difficile, devi essere top. Non solo qua, nei piedi, ma anche qua, nella testa. Quindi è il giocatore che più mi piace. Ho tanto rispetto, sai. Lui ha accettato di giocare più indietro? Sì, lui l'ha accettato, ma secondo me è anche un giocatore che può giocare più dietro. Non è un tipico numero 10, il numero 10 non esiste più. È finito il numero 10".
MOURINHO - "Mi ha cambiato la vita perché io sono stato in un momento bruttissimo. Bruttissimo. Il primo anno al Real Madrid ho giocato bene, ma poi è arrivato un problema privato. Come giocatore sono andato giù. Dai primi giorni che sono arrivato ho visto un allenatore top, ho visto un allenatore tatticamente top. Lui sapeva benissimo cosa stava facendo. Mi ricordo che con lui ho giocato sempre, tutte le partite. Poi un lunedì mi ha chiamato in ufficio e mi ha detto ‘Wes, ma come ti senti?’. E io 'Sto bene, sto bene. Non c'è problema'. Mi ha detto che ero un po' stanco, ma è normale che dopo tante partite sei stanco. Mi ha detto di andare a casa, anche se io volevo allenare. Mi ha detto di andare a casa in Olanda e mi ha detto di tornare giovedì. 'Venerdì andiamo in ritiro, poi sabato giochi'. Ma come sabato gioco? Mi ha detto ‘Wes, vai via’. Poi sono andato a casa. Mi ha detto di andare dalla famiglia, perché mio figlio era rimasto in Olanda. Mi ha detto ‘vai un paio di giorni con la famiglia, è bello’. Ho pensato che il sabato devo fare tutto per lui e abbiamo vinto contro il Siena in casa 4-3 e avevo fatto gol. E poi mi ha detto ’Grazie, questo volevo’. Perciò lui è speciale. Mi ricordo anche un momento in cui Maicon era fuori due settimane perché era squalificato e lui l’ha mandato in Brasile. Dopo due settimane, Maicon è tornato come una bestia, ha mangiato tutto San Siro da solo. Questo lo può fare solo lui e per questo lui è il top. Lui sa tutto. Lui è importante come allenatore. I titolari sono sempre contenti, ma è importante che tutti i 23 giocatori siano contenti. Questo è importante. Quando puoi organizzare questo, sei un allenatore top. Lo vedi con tutte le squadre. Dopo 4, 5, 6 mesi così… tutto cambia. Perché gli undici sono sempre contenti, ma poi gli altri... Così arrivano i problemi e dopo sei mesi tutti gli allenatori sono quasi fuori. Ma lui no, lui sa perfettamente cosa sta facendo. Materazzi non giocava quasi mai, ma hai visto l'immagine quando lui è andato via a Madrid, no? Forse come lui c’è solo Ancelotti, ma non lo conosco bene".
IL TRIPLETE - "Se devo fare una squadra di fenomeni, ci sono almeno 7-8 giocatori di questa squadra. Ho già detto che noi non come individualità, ma come squadra, abbiamo vinto tutto. Un giorno Eto'o ha fatto tutto, un giorno Milito, un giorno io, un giorno Pandev, che è stato molto importante per noi in quell’anno. O Stankovic, che faceva qualcosa da centrocampo, che tirava così bene. Ma noi abbiamo vinto tutto con la squadra. La partita più importante? Secondo me quella con il Chelsea fuori casa: secondo me è stata la nostra migliore partita dell'anno e abbiamo vinto 0-1. Anche contro il Barcellona in casa era bello, abbiamo vinto 3-1. Abbiamo fatto tutto quello che voleva Mourinho. Lui non parlava mai prima della partita, magari solo 10-15 minuti per fare una presentazione veloce e facile, tranquilla. Ma quel giorno lui ha parlato quasi 40 minuti. A Milano o a Barcellona? A Milano. Io pensavo ‘Siamo arrivati qua adesso, ma giochiamo con Barcellona’ perché è difficile battere il Barcellona con tutti i top player, con tutti i giocatori forti. Ho pensato anche ‘lascia stare, lo facciamo’. Mourinho mi ha caricato, ma ha caricato tutti quanti, tutta la squadra. Poi siamo andati a mangiare e parlavamo tutti di questo. Io mi ricordo il giorno dopo: abbiamo cominciato la partita e dopo tre, quattro, cinque minuti, non lo so, il Barcellona ha fatto gol, ma noi abbiamo continuato a fare le cose che voleva Mourinho. Durante la partita, durante il primo tempo, ho sentito che c'era l'opportunità, c'era la possibilità di fare qualcosa. Poi abbiamo fatto 1-1, 2-1, 3-1. Facile, potevamo vincere anche 5 o 6 a 1. Poi era difficile là, lo sapevamo. Ma anche là abbiamo fatto un gran lavoro tutti quanti. Ha cominciato il Barcelona ad attaccare. Per tanti minuti Julio Jesar faceva delle parate e poi calciavamo il pallone fuori, ma così per 90’ non andava bene (ride, ndr). Io sono stato sostituiti al 75’ mi pare, perdevamo 1-0: sono andato subito nello spogliatoio e mi sono chiuso nel bagno. Ho sentito rumori per i 15 minuti che mancavano. Hanno urlato per il gol del Barcellona, ma poi l’hanno annullato. E poi sono scappato fuori: abbiamo festeggiato in campo, hanno messo l'acqua subito... ma queste sono le cose belle. La partita là è stata è difficilissima. L’espulsione di Busquets? Questo è furbo, troppo. Era subito stato espulso Thiago Motta perché lui ha fatto la finta. In quella partita gli ho detto ‘Fratello, tu vai sempre a Ibiza, anche io. Noi ci vediamo... Dopo tutto ci vediamo in Ibiza, parliamo. Dentro il campo adesso non posso fare niente con te’. Là, a Ibiza, parliamo. Ma non l'ho trovato, purtroppo".
L’INTER DI OGGI - "Mi piace e mi piace anche Inzaghi. Certo, fa tanti gol e non ne prendono tanti perché giocano sempre un po’ indietro e sempre con tre difensori in mezzo. De Vrij gioca ancora e lo fa bene. Poi c’è Dumfries, in Olanda sono molto contenti di lui. Se questa Inter può vincere la Champions? Secondo me no, perché c'è sempre il Real Madrid. Anche il Barcellona quest'anno sta facendo la grande. Secondo me il Real Madrid ha cominciato molto male questa stagione, ma adesso sono in un momento top".
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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