Bruno Bartolozzi era un dirigente dell'Inter all'epoca dell'euroderby del 2003. E oggi, sul Corriere dello Sport, ricorda quella drammatica doppia sfida in semifinale.

"Tutto si è compiuto nell’arte del montaggio. Se la coppia dei derby di Champions fra Inter e Milan, 0-0 in casa del Milan, 1-1 in casa dell’Inter, fosse stata disposta al contrario sarebbe stata un’altra storia. Sarebbe persino bastato il regolamento attuale per un finale diverso - racconta Bartolozzi -. E invece ricorderemo una semifinale ricca come un’Iliade, ma asciutta come un tiro ai dadi. È stato tutto in quel rotolare, semplice e assurdo. È stato questo il derby del 2003. La prova? Galliani, l’amministratore delegato rossonero, qualche secondo dopo la fine della sfida si affrettò a dire: «Ha meritato il Milan». Lo disse subito perché sapeva di mentire. Ma celebrazioni e disperazione, ora, sono solo il lascito eroso dal tempo".

Bartolozzi riporta alla mente il gol allo scadere che qualifica i rossoneri contro l'Ajax e l'infortunio di Vieri nei quarti di finale. Bobo segna due volte al Valencia tra andata e ritorno prima che il ginocchio si pieghi innaturalmente sotto il peso di Carew e Materazzi. "Le squadre fortunate lo sono più o meno alla stessa maniera, quelle sfortunate non terminano mai di esserlo. E lo sono in tanti modi. Quell’Inter aveva perso uno scudetto a Roma, il 5 maggio, quando Calciopoli era un fantasma senza corpo, ma con tanti cigolii. Hector Cuper, hombre vertical, si gioca la sua carriera contro Carlo Ancelotti, altro hombre vertical, avvinti in un duello che lascerà in piedi uno solo dei due. Lo sente Ancelotti che prima delle due sfide ammonisce: «Chi vince sarà solo andato in finale, ma sia io che Hector abbiamo fatto un lavoro immenso». A quei tempi ero team manager all’Inter e i fatti vissuti si sono succeduti in panchina davanti a me e negli spogliatoi, a contatto con protagonisti e avversari, fotogramma per fotogramma, parola per parola. Come quelle di Ancelotti che conoscevo fin dai temi della Roma e mi disse a risultato acquisito: «Non potevo tacere, il calcio è diventato una malattia che macina gente sana e butta a mare la fatica, come nessuna altra attività al mondo. Chi ha davvero perso e chi ha davvero vinto? Lo dice il risultato. Ma la sconfitta non significa dannazione». Carlo il saggio, Carlo il vincente, Carlo il fortunato". 

Moratti parla alla squadra prima del derby, una riunione con i senatori ha luogo sempre in quelle ore e si parla di un'unzione per scacciare la maledizione. Poi la gara. "Durante il primo tempo il Milan soffre e nell’intervallo la scena indimenticabile. Nel vecchio stadio di San Siro gli spogliatoi delle due squadre erano praticamente attaccati. Di fronte, separati dal corridoio che poi conduce all’ingresso del tunnel per il campo, c’erano le due stanzette dei dirigenti. Scende dalla tribuna una furia urlante. E’ Silvio Berlusconi. Una trentina di persone, fra funzionari, dirigenti, servizio di vigilanza delle due squadra, assiste alla scena. «Basta, che modo di giocare è questo? Ci vuole Serginho in campo. Capite? Ci vuole Serginho. Diteglielo a quello lì». Sarebbe Ancelotti, quello lì. Le voci continuano dallo stanzino dei dirigenti del Milan. Come se fossero di fronte a noi, tanto è lo schiamazzo. Dalla porticina esce di corsa il vice di Ancelotti, Mauro Tassotti e entra nello spogliatoio della squadra. Di certo va a riferire ad Ancelotti la sfuriata del presidente. E infatti Sergniho nell’intervallo non entra. Lo farà solo nei minuti finali. Sulla panchina del Milan siede un altro hombre vertical. Lo zero a zero in casa del Milan è il peggiore dei migliori risultati possibili per l’Inter".

"Incontrare la Juventus con arbitri Uefa era la grande ambizione di tutti, ma il clima appassisce prima della gara di ritorno. Tanto che stavolta la pozione magica non è presa in considerazione dalla squadra. Nessuna unzione e nemmeno io, nonostante le raccomandazioni di Moratti, insisto troppo. Io non credo alle maledizioni. Ma, tant’è, maledizione fu. Segna Shevchenko. L’Inter schiera in avanti Crespo e Recoba, poco incisivi, la squadra cambia volto in ritardo con Martins che pareggia a sei minuti dalla fine. Non basta. Tutti dalla panchina in piedi alziamo le braccia verso i tifosi interisti. Imploriamo che continuino a spingere e urlare. Lo fa anche Cuper. Mai era accaduto prima. E poi Kallon, anche lui entrato a posto dei titolari, si trova a tu per tu con Abbiati a cinque metri dalla porta. Il colosso milanista blocca in basso il tiro e strozza le nostre urla. Avevamo creduto fino in fondo di poter sconfiggere la maledizione". 

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Sezione: Copertina / Data: Ven 21 aprile 2023 alle 14:07 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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