Nel 1967 il cantante francese Antoine arrivò 8° a Sanremo con il brano "Pietre". Canzone cosiddetta di protesta le cui prime strofe intonavano il seguente ritornello: "Tu sei buono e ti tirano le pietre/Sei cattivo e ti tirano le pietre/Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai/Tu sempre pietre in faccia prenderai". Nel 2023 - con questi troppo ricorrenti chiari di LuLa nerazzurri - non è ancora dato sapere in quale posizione finale di classifica Inzaghi riuscirà a collocare la sua Inter, Coppe escluse. Certo è che immaginare già ora il tecnico piacentino esposto al forte rischio di lapidazione virtuale sulla pubblica piazza pare francamente eccessivo...
Per i detrattori di Simone, invece, quella che ha attecchito sui social non si è mai interrotta. Anzi, sembra quasi di ascoltarne il classico prototipo mentre si appella spudoratamente ad una celeberrima battuta (involontaria...) di Tom Hanks in Forrest Gump: "Credo che alle volte, nella vita, non ci sono abbastanza sassi" (proferita in quella scena in cui la "sua" Jenny scaglia delle pietre contro la casa paterna, teatro di inconfessabili soprusi infantili).
, a proposito di confessioni, lo si deve ammettere: a 14 puntate dalla chiusura del sipario sul festival pallonaro di casa nostra, pure il grande principe De Curtis - in arte Totò - avrebbe pudore a classificarne l'esito finale solo come "parte-nopeo e parte napoletano", anziché già ora "total" azzurro... Con un vantaggio abissale di 18 punti sulle seconde, la rassegnazione altrui dovrebbe regnare pressoché sovrana. Purtroppo il diffuso malcontento contro Inzaghi - con la curva nerazzurra che si era fatta carico di rappresentarlo già all'indomani della trasferta flop di Genova - non potrà che trovare, dopo quella di Bologna, ulteriore alimentazione.
Ai più accorti non sarà, però, sfuggito che far tornare alla mente di appassionati e tifosi altri fatti di quel summenzionato 1967 - più marcatamente nerazzurri - potrebbe costituire un esercizio di perfidia gratuita. Non foss'altro perché quella stagione fu macchiata da una serie di esiti sportivi che definire solo funesti sarebbe un affronto troppo smaccato agli almanacchi se non alla memoria collettiva. Ne era sortito, infatti, una specie di Triplete alla rovescia, con i nerazzurri che nell'arco di "soli" 14 giorni riuscirono a perdere lo scudetto nella fatal Mantova, la finale di Coppa Campioni a Lisbona contro il Celtic e la semifinale di Coppa Italia a Padova (quelli gratificanti nella Trilogia del 2010 furono, invece,18: sarà stata la discriminante temporale quella decisiva...).
Per carità: nessun flash-back da menagramo! Ricordare certi accadimenti rovinosi del passato serve giusto per evitare - almeno negli intenti nerazzurri, ancora in evoluzione - che abbiano a ricrearsi le condizioni affinché si possano ripetere: abbiamo già dato, grazie! Dunque non si era fatto in tempo a constatare, con profonda soddisfazione, che certi tifosi transalpini non fossero "Nantes" ieri... - il riferimento non solo umoristico va a quelle pillole di saggezza giudiziaria perfettamente sintetizzate in uno striscione antibianconero esposto nel loro stadio dagli ultimi rivali della Juve in EL (Nantes) - che un redivivo Bologna si è palesato sul sentiero nerazzurro (quando tutti aspettavano, invece, il ritorno dell'Orsato...).
Punendo con pieno merito, per interposto Thiago Motta, un'Inter distratta, poco volitiva, nonché presuntivamente stanca dopo il vittorioso impegno col Porto in CL. Il fatto, però, che l'undici di partenza di Inzaghi al Dall'Ara fosse per 5 elementi diverso da quello schierato contro i lusitani, inficerebbe subito l'ultimo alibi paventato. Fino a far risalire immancabilmente sul banco dei principali imputati il tecnico nerazzurro. Incapace, a detta non solo di tanti curvaioli, di saper motivare la squadra contro le medio-piccole. Purtroppo 'sto Mondiale calendarizzato durante le brume autunnali europee, ma disputato in stadi qatarioti refrigerati da condizionatori funzionanti "a palla", deve aver disorientato tutti - giocatori, allenatori, opinionisti, pubblico pagante - e fatto perdere la memoria a molti altri. Come se al girone di andata non dovesse far seguito quello di ritorno - per di più asimmetrico - bensì un Campionato di clausura a quello di apertura che farebbe tanto Centro-Sudamerica.
Le accuse che vengono mosse ora ad Inzaghi sono diametralmente opposte a quelle che gli venivano rinfacciate fino allo scorso novembre (a scanso di accuse di plagio dell'articolo di Condò su Repubblica, ci tengo a precisare che quanto vado ora ad argomentare l'avevo già anticipato in una mail precedente, quella su Samp-Inter: per quanto in forma di metafora). Nel senso che se all'epoca i nerazzurri erano riusciti a battere tutte le cosiddette medio piccole (Lecce, Spezia, Cremonese, Torino, Sassuolo, Salernitana, Fiorentina, Sampdoria, Bologna, depennando la sola Udinese che aveva vissuto un interregno da "grande" con quel filotto di 6 vittorie), da gennaio hanno invece perso ben 10 punti su 12 affrontando Monza, Empoli, Sampdoria e Bologna. Così come - prima della sosta mondiale e tranne che con l'Atalanta - l'Inter era uscita sconfitta da tutti gli scontri diretti contro Lazio, Milan, "Udinese", Roma e Juventus, contrariamente a quanto avvenuto dopo la ripresa, allorquando li ha invece vinti tutti incrociando Napoli, Milan (2 volte) ed Atalanta (Coppa Italia).
Non c'è niente da fare: partenopei a parte, sarà per tutti - chi più chi meno - un campionato anomalo e come tale dovrà essere alla fine derubricato. Dunque, chi è senza peccato scagli la prima pietra... Sarebbe, però, profondamente ingiusto scaricare sul capro espiatorio Inzaghi - che di carenze ne ha comunque denotate (dallo spartito tattico unimodulare alla comunicazione monocorde) - delle colpe che, a tutti gli effetti, andrebbero invece condivise. Non si può certo sottacere quella grossa della proprietà, stante la chiusura ormai triennale dei finanziamenti dalla madrepatria cinese, col successivo e smodato ricorso all'autofinanziamento. Così come quelle della dirigenza alla quale - al di là dei salti mortali cui è stata costretta per garantire una rosa comunque competitiva - non si può non addebitare (almeno vista dell'esterno) una gestione "dilettantistica" della vicenda Skriniar, per non dire delle mancate(?) salvaguardie contrattuali nell'affaire dell'insolvenza del main sponsor Digitalbits. Sono sincero: da appassionato nerazzurro di lunga data - nonché ex abbonato - il riscontro che in questa escalation della Beneamata mi irrita di più non è, però, il suo andamento discontinuo in campionato, sebbene frustrante, quanto piuttosto il trattamento mediatico riservatole dalla cosiddetta stampa di settore. Specie quella più "logisticamente vicina" al bacino d'utenza nerazzurro, guarda caso riconducibile allo stesso gruppo editoriale.
In Gazzetta e al Corsera ormai non si contano più le cassandre - con l'encomiabile Alessandro Cavasinni che, però, non ne lascia nessuna da stigmatizzare - che un giorno sì e l'altro pure sfornano articoli e commenti a nastro solo per destabilizzare ulteriormente la già precaria situazione generale nerazzurra. Fortuna che, a salvarne parzialmente le sorti, resistono ancora le risultanze sportive. Dio allora non voglia che il cammino in Champions dell'Inter - viste le tante anomalie condivise anche dagli altri top campionati europei - non porti a traguardi ancora indicibili... Allora sì che molti sedicenti addetti dell'informazione - oltre alla bocca - dovranno chiudere, per forza, anche le tastiere...
Nel frattempo, se gli stessi soggetti si limitassero almeno a raccontare i fatti - anziché avventurarsi a paventare giornalmente scenari apocalittici - non farebbero altro che assolvere il dovere primario della loro professione. Facendo magari a meno di ricorrere ad una prosa che va nutrendosi di un linguaggio gratuitamente crudo. Quelli della rosea on line, solo ieri, domenica, hanno abusato della metafora "bagno di sangue" in ottica nerazzurra, come se altra cronaca già non raccontasse all'opinione pubblica di guerre, terremoti e tragedie del mare assortite...
Orlando Pan
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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