Derby d'Italia, ma soprattutto match importante per entrambe le squadre, a quattro giornate dalla fine del campionato. A San Siro scendono in campo due formazioni alla ricerca di punti decisivi per i rispettivi obiettivi. Spalletti conferma il 4-2-3-1: ritrovano un posto da titolare Vecino e Candreva, Rafinha alle spalle di Icardi. 4-3-3 per Allegri, con Cuadrado terzino e la coppia Barzagli-Rugani al centro della difesa. Fuori Benatia e Dybala.
PRIMO TEMPO - Intensità è la parola d'ordine dei primi minuti di gioco: tutti e 22 gli uomini in campo mostrano un atteggiamento propositivo e votato - in fase difensiva - al pressing alto e - in quella offensiva - alla costruzione del gioco da dietro. Duello in mezzo al campo tra la coppia Brozovic-Vecino e Khedira-Matuidi. Quando la Juve parte dal basso, Rafinha affianca Icardi in una specie di 4-4-2, con il brasiliano subito pronto a rientrare su Pjanic una volta superato il primo pressing nerazzurro. Molto alti, sponda bianconera, i due interni di centrocampo, sia su rimessa dal fondo di Handanovic, che una volta superata la linea di metà campo. L'Inter non rinuncia a giocare e, con Perisic e Candreva a proporsi tra linee - in base alla rispettiva zona partenza - cerca di offendere prima per vie centrali. Gli ospiti provano, invece, a prendersi le corsie laterali, con continui cambi di gioco. Situazione, questa, che mette in difficoltà gli 11 di Spalletti, soprattutto sull'out di destra difeso da Cancelo e Candreva e che porta al gol di Douglas Costa. Più che il vantaggio bianconero, a determinare la svolta del match è l'espulsione di Vecino al 15'. L'inferiorità numerica, oltre a garantire un maggiore possesso palla alla squadra di Allegri, costringe l'Inter a prendersi qualche rischio nel tentativo di costruirsi la strada verso il pareggio. Con Rafinha comunque primo ad uscire sul portare di palla avversario, Spalletti a centrocampo avvicina Perisic e Candreva a Brozovic. Una volta rientrati nella propria metà campo, l'ex Barcellona si affianca al play croato e la disposizione a 3 torna ad essere a 4. La Juve sembra padrona del campo, ma nell'avvicinarsi dell'intervallo diviene evidente anche una reazione della beneamata, coraggiosa nelle scelte del proprio tecnico di non provvedere a sostituzioni e orgogliosa nell'atteggiamento di non farsi schiacciare. Candreva, che lascia completamente libera la fascia per Cancelo, è il più propositivo, venendo a palleggiare in mezzo al campo e disimpegnandosi in iniziative, a tratti troppo personali, volte a trascinare i compagni e impensierire la porta difesa da Buffon. Spezzettato e poco giocato, il primo tempo va però a chiudersi sul punteggio di 1 a 0 a favore della Juventus.
SECONDO TEMPO - #CancelotoIcardi? I calci piazzati dalla distanza del portoghese e indirizzati in rete dal bomber argentino si confermano un'arma vincente dell'Inter che, a pochi minuti dal rientro in campo, pareggia i conti. Prove dei singoli, fatte di corse, raddoppi e soprattutto qualità dei suoi interpreti migliori, oscurano l'uomo in più della Juve. L'ingresso di Dybala per Khedira permette ai padroni di casa - sospinti dal pubblico - di prendere il controllo in mezzo al campo e, con un Perisic "incubo" di Cuadrado, di ribaltare il risultato (entra anche Bernardeschi per Mandzukic, Douglas Costa a sinistra). Miranda e Skriniar determinano la superiorità momentanea dei nerazzurri: difesa alta (concedendo un po' di campo e qualche rischio alle proprie spalle), ma tanta bravura nell'accorciare la squadra in avanti e sempre grande tempismo e caparbietà negli interventi. La sensazione di veder duplicarsi - lo slovacco in primis - i due centrali, unita a una crescita costante di Brozovic e alla lucidità di Rafinha, porta l'Inter a controllare quasi agevolmente la situazione di vantaggio, con triangolazioni nello stretto ad eludere il centrocampo avversario e Icardi a combattere contro l'intera retroguardia bianconera. Il brasiliano gioca in verticale rispetto al compagno, con Candreva e Perisic a stringere al fianco del numero 77 di Spalletti, a formare una specie di rombo che mette in seria difficoltà Pjanic e costringe la difesa ospite a ripiegare. Con il passare dei minuti, però, risultato e stanchezza portano a un forcing disperato degli avversari, con conseguente arretramento fino agli ultimi 16 metri degli uomini di casa. Il 4-4-1 della fase difensiva, con Rafinha al fianco di Brozovic in mezzo al campo, fatica a contrastare con successo i cambi di gioco juventini, con le ali che si accentrano e i terzini ad accompagnare costantemente l'azione. Le due linee molto corte e strette, al netto di qualche distrazione di Cancelo, non regalano comunque grandi occasioni alla squadra di Allegri. Il tecnico toscano inserisce Betancur per Pjanic, mentre Spalletti opta per Borja Valero al posto di un lodevole Rafinha e, qualche minuto dopo, toglie un generoso e cinico Icardi per far spazio a Santon. L'ingresso dell'italiano, con spostamento di D'Ambrosio a destra e Cancelo più alto, non porta gli effetti sperati: la Juve spinge sulla corsia di Cuadrado e Bernardeschi e trova un'imbucata decisiva proprio con l'inserimento del colombiano alle spalle del neo entrato. Pochi minuti dopo, è Higuain, su cross da calcio piazzato, a imbucare la palla nella rete difesa da Handanovic e a mettere fine a un lungo, quanto pieno di "spunti", derby d'Italia. Condizioni numeriche, diversità e fortuna nella scelta dei cambi e singoli quanto decisivi episodi hanno determinato un risultato che va oltre i 90' più recupero disputati. La Juve rimane prima, mentre l'Inter vede complicarsi la lotta alla zona Champions. Se fino all'espulsione di Vecino, i bianconeri erano stati bravi a sfruttare l'accentramento di Mandzukic e la conseguente difficoltà nerazzurra sulla propria fascia di destra, da quel momento i nerazzurri hanno dimostrato forza di gruppo, grande compattezza e capacità di rimanere in partita, sfruttando le occasioni e andando vicino a una vittoria, un'impresa che avrebbe dato grande fiducia e punti importanti per il raggiungimento del proprio principale obiettivo. Distrazioni finali, più o meno giustificabili, rendono invece il finale di stagione difficilmente pronosticabile. Non resta che vincere e sperare... a prescindere dal meritare.
VIDEO - DISASTRO ORSATO? VENT'ANNI FA LA PARTITA SCANDALO DEL '98
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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