Le parole di Andrea Agnelli sul format della Champions League, prendendo ad esempio l'Atalanta, non hanno riscosso troppo consenso tra i club europei. Anzi. Una Champions chiusa e quasi bloccata ai soliti noti non piace, come sottolinea Urbano Cairo: "Trovo abbastanza assurdo, in questo momento, che si torni sull’argomento - le sue parole sulla Gazzetta dello Sport -. Non ci sono differenze rispetto a quanto abbiamo pubblicamente detto tante volte tra i vari eventi svolti in questo anno. Già la suddivisione delle risorse è spesso sproporzionata, una competizione di pochi eletti renderebbe i club ricchi ancora più ricchi, e aumenterebbe il gap con tutti gli altri con un grave danno per la competitività e lo spettacolo nei campionati nazionali. Quegli esempi emozionanti e virtuosi rappresentati nelle varie leghe europee da squadre come il Leicester, l’Atalanta e il Getafe rischierebbero di non vedersi più, perché la differenza enorme tra fatturati impedirebbe gli investimenti necessari per essere competitivi. Lo sport è competizione e deve esserci spazio per tutti. Se un grande club ha investito tanto ma non riesce a ottenere i risultati sperati, vuol dire che ha sbagliato qualcosa. Capita, ma non deve essere penalizzato chi invece ha fatto meglio. Se lasciamo le competizioni solo per alcuni club, eliminiamo l’essenza dello sport". Nel pomeriggio, poi, una telefonata di Agnelli a Percassi ha provato a rimettere insieme i cocci, visto che dalle parti di Bergamo l'uscita del numero uno juventino non era stata presa troppo bene. Giustamente.

Sezione: Rassegna / Data: Ven 06 marzo 2020 alle 09:24 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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