Si concentra quasi esclusivamente sul primato ritrovato dopo tempo immemore dall'Inter il pezzo consueto d'analisi del lunedì di Mario Sconcerti, che dalle colonne del Corriere della Sera dice la sua sul traguardo parziale raggiunto dai nerazzurri: "L’Inter è in testa come merita. È l’unica squadra imbattuta, ha segnato in 14 partite su 15, dato fondamentale. Le mie statistiche su 25 campionati a venti squadre dicono che al massimo si può restare senza segnare non più di 3-4 partite a stagione. Cosa che comincia per esempio a escludere il Napoli, già tre gare senza reti. Quello che accade all’Inter è quasi inaudito. Ha fatto una campagna acquisti silenziosa, di vero ha cambiato soltanto l’allenatore. Spalletti ha però guadagnato una sicurezza diversa, un’apertura intellettuale che nel calcio è rara. Oggi è uno dei pochissimi tecnici a contare più della squadra che allena. Ricordo nel genere solo Guardiola, Mourinho, forse Lucescu ad altri livelli. E non si può dire si avvalga di un anno eccezionale di Icardi. Nell’Inter soffocata di un anno fa Icardi aveva comunque segnato 12 gol. Le sue reti valevano il 54,5% di quelle dell’Inter, oggi si fermano al 48,4. Tantissimo, ma non fanno di Icardi la novità dell’Inter. La novità è un gioco ritrovato, con un centrocampo che Spalletti non ama, vorrebbe un regista, meglio se anche un grande incursore fisico tipo Vidal o Nainggolan. Ma nel tempo si è vista un’anima crescere, gente pigra e incerta aver voglia di diventare squadra. Il piccolo miracolo dell’Inter è che ha continuato a crescere partita dopo partita. Le mancano alcune cose, un Icardi di riserva (la Juve ha Mandzukic), un centrocampista che costruisca davvero accanto a Vecino, un Borja Valero con tutta la partita nei muscoli, ma gioca contro avversari che hanno problemi simili, nessuno sa essere perfetto. La Roma ha più gioco e meno qualità; il Napoli non ha riserve all’altezza degli schemi. Solo la Juve ha di più ma è meno continua. Cosa accadrà non so spiegarlo, ma fino a oggi l’Inter merita quello che ha. Intanto il Milan entra nella storia del Benevento. C’era da aspettarselo, in schedina lo zero è difficile quanto il 13. Ed era normale non vedere troppe novità. Continuo a vedere abbastanza tecnica e poca corsa nel Milan, credo siano caratteristiche strutturali. Però migliorano Kessie e Bonaventura, Kalinic ha fatto un gol. Non è molto, ma vale un piccolo segno di discontinuità". 

Sezione: News / Data: Lun 04 dicembre 2017 alle 10:45
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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