Intervistato da TMW, Massimo Paganin ha ampiamente analizzato la disfatta di ieri dell'Inter per mano dei cugini del Milan, arrivati al confronto da sfavoriti e usciti vittoriosi. "Non me l'aspettavo in maniera così netta. Però me l'avevano chiesto prima di ieri e avevo risposto che il derby è sempre una partita a sé rispetto a tutte le altre. Credo, pensando all'Inter, sia calata leggermente l'intensità dopo la partita di Manchester: hanno speso molto e non sono riusciti a recuperare le energie per il derby. Però devo dire la verità: già a Monza, i nerazzurri avevano giocato a un ritmo inferiore rispetto al solito. L'Inter deve ritrovare quell'energia che le consente di giocare ad altissimo livello. Per ripetersi nel nostro campionato serve dare un po' di più: la classifica è cortissima, e il derby di ieri non cambia nulla da questo punto di vista, ma sono piccoli segnali d'allarme".
Inzaghi però ha ricordato che anche il Milan era stato impegnato in Champions League contro il Liverpool…
"Però partivano da due situazioni diverse. L'Inter ha fatto una grande partita col City, giocando in maniera attenta al cospetto di una quadra contro la quale ci teneva a fare bene. Raggiunto il risultato e tornati a casa, le energie nervose possono venire meno. Specie se sai di partire avvantaggiato nel derby viste le difficoltà degli avversari: non deve succedere, ma credo che a livello inconscio un minimo di rilassamento ci sia stato. Almeno, è quello che si è visto in campo: il Milan arrivava prima sulle seconde palle, aveva più fame e questo fa la differenza in una partita di questo livello. I dettagli fanno tutta la differenza del mondo: non voglio parlare di voglia o di fame, ma credo si sia percepita quella determinazione in meno nell'Inter".
Quanto c'è di Fonseca e quanto di Inzaghi nel risultato di ieri sera?
"Sicuramente Fonseca ha cercato di trovare una soluzione alle difficoltà avute, ha cercato di giocare con una squadra più attenta, è andato a prendere l'Inter con un 4-2-4 e i quattro davanti che ostruivano l'Inter sulla prima costruzione, che la squadra di Inzaghi fa a quattro. Ha cercato di schermare la partenza dal basso, poi la partita si è svolta molto bene: l'Inter ha avuto comunque delle occasioni per poter segnare e Maignan ha fatto delle belle parate. Non è che l'Inter non abbia creato, ma è mancata quell'intensità di cui parlavo prima".
Statistiche alla mano, con l'uscita di Calhanoglu e Mkhitaryan l'Inter non è stata più in partita.
"Asllani non è Calhanoglu, manca quella capacità di costruire davanti alla difesa. Mkhitaryan ha caratteristiche diverse da Frattesi, quest'ultimo è un incursore e non un costruttore: sicuramente l'Inter ha perso qualcosa nel proprio modo di partire dal basso. Questo si è tradotto in difficoltà offensive, però finora Inzaghi ha sempre fatto quello che doveva e i risultati sono arrivati. Il derby, ripeto, è storia a sé; la parte emotiva fa la differenza, quando i livelli sono abbastanza simili. Inzaghi aveva messo in guardia sul fatto che dovesse essere considerato il derby numero zero, però a volte inconsciamente subentra una sorta di appagamento che non dovrebbe esserci".
Ha parlato di Inter e Milan sullo stesso livello, fino all'altro ieri non tutti lo pensavano. Ci sono dei limiti, nella rosa nerazzurra, ai quali Inzaghi è riuscito a sopperire e che però rischiano di venire fuori?
"Bisognerà vedere sul lungo. Di sicuro ci sono dei reparti nei quali l'Inter può rinforzarsi ancora, però questo discorso vale per tutte e mi sembra che sia comunque coperta in tutti i ruoli. Sul mercato si è comunque migliorata. Deve inserirsi un po' meglio Zielinski, che non è ancora incisivo quanto potrebbe e dovrebbe. Frattesi è stato un buonissimo acquisto, deve crescere Asllani in quel ruolo: la distanza tra lui e Calhanoglu è troppo grande. Davanti, Taremi è un ottimo sostituto sia per Lautaro che per Thuram, anche se ieri non è entrato. Ci sono piccole cose sulle quali intervenire, ma sinceramente non vedo necessità immediate. Inzaghi negli anni è stato molto bravo a trasferire il suo credo, il suo modo di pensare, alla squadra. A volte trovi Dimarco in rifinitura e i due braccetti in zona d'attacco: è stato molto bravo a dare un calcio moderno a una squadra che sa difendere e attaccare. L'intensità fa la differenza, e l'Inter può ancora migliorare, dato che ogni stagione ha i suoi alti e bassi. Credo sia questo il lavoro principale da fare, abituarsi a giocare per vincere sempre".
La classifica è cortissima. Sarà un campionato combattuto, in controtendenza rispetto agli ultimi, o è solo un'impressione iniziale?
"È un campionato anomalo rispetto agli ultimi che abbiamo vissuto, anzitutto perché ci sono molte più partite da giocare. A differenza degli altri anni, dove le altre hanno faticato a tenere il passo di chi era partito, al momento mi sembra più equilibrato: non si è ancora vista, né nel gioco né nell'intensità, una squadra che possa essere nettamente superiore alle altre. Però bisogna aspettare un po' perché i tanti impegni possono influenzare: credo che una prima valutazione si potrà fare dopo le prossime sue soste. È presto per dirlo, ma credo che fino alla fine almeno tre squadre si giocheranno lo scudetto".
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