"Sarebbe un nuovo record. Ma non ci voglio nemmeno pensare a un altro Mondiale senza azzurri. E per giunta dopo un Europeo che definire sotto tono è un eufemismo". Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Fabio Capello comincia ad analizzare in questo modo il cammino degli azzurri verso il Mondiale 2026, messo ancora più in salita dopo il ko incassato in Norvegia. 

Ora il c.t. è ovviamente in bilico.
"Credo sia normale considerarlo almeno in una posizione difficile. Una volta in Italia, quando facevi male una grande competizione, che fosse il Mondiale o l’Europeo, andavi a casa. Ora, invece, nessuno dà più le dimissioni".

Si riferisce pure a Gravina?
"Anche, sebbene io non pensi che i risultati della Nazionale dipendano dal presidente federale. E poi Gravina a febbraio è stato riconfermato dall’Assemblea elettiva con quasi il 99% dei voti, quindi di che parliamo?".

In quello schierato da Spalletti, però, c’erano tre giocatori che hanno giocato la finale di Champions League, uno che ha vinto l’Europa League da titolare, due campioni d’Italia, il capocannoniere della Serie A… Non è che fossimo poi così sotto livello.
"Io sono solito ripetere che dalla Serie C alla B ci sono due gradini, dalla B alla A quattro e dalla A alla Nazionale addirittura sei. La maglia azzurra è diversa da quella di un club. Dà una certa responsabilità, rappresenti un intero Paese. E invece io ho visto una squadra senza senso di appartenenza, senza amor proprio. Non so se i nostri giocatori sentano o meno l’orgoglio nazionale, ma di sicuro non riescono a metterlo bene in campo. E poi mi faccia aggiungere che non ho gradito certe defezioni e rifiuti…".

A chi si riferisce?
"Non mi è piaciuta la vicenda Acerbi, per esempio. Ok, Spalletti ha sicuramente sbagliato a dire quelle cose in pubblico, ma un giocatore non può rifiutare la Nazionale. Il difensore dell’Inter doveva andare per dimostrare al c.t. che aveva davvero bisogno di un 'vecchietto', come l’aveva imprudentemente definito il tecnico. Invece ha detto no ed è un brutto segnale, significa che il concetto di appartenenza al gruppo non è molto forte. Così come non ho capito Calafiori…". 

Sezione: News / Data: Dom 08 giugno 2025 alle 12:50
Autore: Stefano Bertocchi
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