La smania di ricominciare, la dolce attesa di un nuovo inizio, il caldo di fine agosto e l'estate che sta finendo. La nuova Inter di Christian Chivu parte forte contro il Torino e fa intendere ai granata, dopo appena 45 secondi, che la predilezione della nuova scuola coincide con un cinismo pratico ed efficiente. Thuram colpisce di testa, mandando alto, un'assistenza precisa di Dimarco. E' un messaggio iniziale che vale come indizio battagliero. L'aggressione alta dei due attaccanti impedisce una manovra pulita al Toro (questo è un fattore che si nota con istanza immediata). E gli ingredienti nuovi si mescolano con l'apparato della tradizione. Barella in regia sbaglia qualche passaggio di troppo, Sucic ripulisce e costruisce, intuisce e abbellisce. Insomma, fa quel che una mezzala moderna dovrebbe fare ad alti livelli. E quando Bastoni pizzica sul primo palo il pallone del vantaggio, l'universo nerazzurro può contemplare il piacere del primo gol stagionale. Benedette palle inattive, che possono contribuire a essere una discriminante in positivo anche nel nuovo corso nerazzurro.

CINISMO ALL'ENNESIMA POTENZA. Se è vero che il Toro costruisce dal basso, talvolta con qualche difficoltà, complice il pressing nerazzurro (a tratti estenuante e a uomo, ndr), è anche vero che l'Inter è affilata e concreta, dimostra di applicare con saggezza e praticità i concetti di Chivu, che fanno della solidità uno degli elementi cardine. Non può mancare la fantasia: citofonare a Sucic. Contrasta, raddoppia e impreziosisce la sua prestazione con conclusioni e l'assist a Thuram (un'autostrada spalancata): la diagonale del raddoppio consegna un manuale di certezze in più ai nerazzurri. Che continuano a macinare pericoli offensivi: solamente un miracolo di Israel evita (o meglio, tarda) il peggio per la banda di Baroni, che nella ripresa si ritrova spaesata e totalmente in balìa del Biscione.

LA RIPRESA IN SCIOLTEZZA DÀ FIDUCIA. Non male, questi primi sprazzi della nuova Inter. Se non altro per il grandissimo impegno di ogni pedina, ma non solo. Il posizionamento appare preciso e la verticalità è pressoché immediata. L'assorbimento dei pericoli diventa un'agevole controllo gestionale e la partita scorre via senza troppi patemi. Gineitis sbaglia nella costruzione dal basso, servendo al Toro Lautaro Martinez la possibilità di calare il tris. Un piatto d'argento costruito con la grandissima voglia dell'argentino di fiondarsi su quel pallone, anticipando il portiere all'uscita disperata. Già nel primo tempo si era visto il tasso d'intensità elevatissimo e a tutto campo di Lautaro, premiato con il gol a inizio ripresa. Non può mancare l'appello alla tradizione: la pennellata di Bastoni per l'incornata di Thuram vale il poker.

Il pokerissimo è un altro regalo granata che Bonny raccoglie con piacere e astuzia. Debutta come meglio non avrebbe potuto la squadra di Chivu, che pare aver già dimenticato le delusioni di fine maggio. Toro schiantato, il Biscione è tornato? Presto per definire i contorni dell'attualità e la proiezione sul futuro. Ma il primo messaggio alla concorrenza è stato lanciato.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 26 agosto 2025 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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