Protagonista dell'ormai tradizionale video-intervista con i tifosi nerazzurri mediata da Inter Tv, Cristiano Biraghi parla della sua quotidianità in quarantena e non solo. Ecco le sue parole: "Sto bene, dai. Per fortuna io e la mia famiglia stiamo tutti bene per ora", esordisce l'esterno di Conte.
Come stai vivendo questo momento?
"Sicuramente è un momento difficile per noi e per tutti, è normale che il pensiero vada a quelle famiglie colpite da questo virus e alle persone che stanno lavorando per sconfiggerlo".
Stai riscoprenndo le piccole cose?
"Nella negatività del virus, la cosa positiva è che si sta di più con la famiglia, si riscoprono le cose normali che prima non si facevano. Come cucinare, chiamare un amico e stare con i propri figli. E' un momento per riflettere in generale su tutto".
La gioia più grande da quando sei tornato all'Inter?
"Io ne direi due: l'esordio, indossare di nuovo questa maglia. La seconda è stato il gol in Europa League, anche se mi è rimasto l'amaro in bocca perché non c'erano i tifosi".
Come trascorri la giornata?
"Avendo due bambine, mi sveglio presto. Aiuto mia moglie, ci dividiamo i compiti in casa: facciamo giocare le figlie. Fortunatamente l'Inter ci ha dato materiale per lavorare a casa, è un modo per sfogarmi perché di solito siamo abituati a stare fuori e non dentro casa".
Cambio di look.
"Ho attuato il fai da te, mi sono sistemato barba e capelli da solo. La prima cosa che farò è andare dal barbiere, ho un appuntamento settimanale con lui. Provo a tenermi in ordine".
Cosa fai nel tempo libero?
"Durante la stagione calcistica ci alleniamo metà giornata, l'altra metà sto con la famiglia. Mi piace stare a casa o comunque condividere tutto con la famiglia".
Che attività fisica fai per tenerti in forma?
"Seduta di forza la mattina, tapis roulant o cyclette al pomeriggio. Mi manca correre all'aperto".
Quale giocatore della storia nerazzurra ami di più?
"Ronaldo il Fenomeno, da tifoso è quello che mi ha fatto emozionare di più".
Prima partita vista al Meazza.
"Giocava l'Inter non ricordo contro chi. Perdevamo 2-1, piansi e volevo andarmene dallo stadio ma poi la sistemò Branca con una doppietta".
Come ti trovi?
"Molto bene, questo è uno dei gruppi più solidi con cui ho lavorato. Questo grazie ad Handanovic, D'Ambrosio e Ranocchia, ragazzi seri che sanno cosa vuol dire questa maglia".
Il momento più bello nel calcio.
"Ho avuto tanti momenti positivi e me li sono goduti dal primo all'ultimo. Uno è stato indossare la maglia dell'Inter, il mio sogo da bambino; l'altro vestire la maglia della nostra Nazionale, il massimo".
Il tuo sogno calcistico.
"Vincere qualcosa con l'Inter, per me sarebbe un sogno. Mi ricordo quando l'Inter vinceva io andavo sempre a festeggiare in piazza. Ogni volta che indosso questa maglia o entro ad Appiano mi viene in mente quando da bambino volevo essere lì. Si fa fatica a descrivere a parole questa emozione, bisogna viverla. Io ho sempre dato tutto in ogni squadra, normale che qui gioco da giocatore e tifoso e provo a dare qualcosa in più del massimo. Sono nato con la maglia dell'Inter, me l'ha messa mia padre. Ora ne ho una a casa, ogni tanto la guardo...".
Emozione della prima volta in A.
"Era l'Inter di Mourinho (che non era in panchina nel 2011 ndr), io ero giovane e vivevo in un altro mondo ammirando questi campioni come delle persone inarrivabili. Non guardavo la realtà, mi sembrava di essere un bimbo in un parco giochi".
Con chi hai legato di più in spogliatoio?
"Con tutti, ma con Bastoni e Barella di più. Con Barella gioco anche in Nazionale, ho un bel rapporto con lui e la sua famiglia. Tanti miei compagni sono seri quando devono esserlo, ma a volte sanno anche essere comici, compreso il sottoscritto".
Cosa hai provato quando Conte ti ha chiamato la prima volta?
"Era una trattativa in piedi da settimane, ci speravo che andasse in porto. Quando mi ha chiamato il mister ho capito che il sogno si sarebbe realizzato: è stata una telefonata importante".
Emozione del gol col Ludogorets.
"Mi sarebbe piaciuto esultare coi tifosi, non dico sia stata una gioia a metà perché era il primo gol con questa maglia".
Come sei diventato terzino?
"Da piccolo facevo l'esterno d'attacco, nell'Inter all'età di 14 anni mi hanno spostato più dietro. Il motivo non lo so".
A che terzino ti ispiri?
"Io ho vissuto in prima persona i tempi di Chivu, grande giocatore e uomo: l'ho sempre ammirato. Poi ce ne sono stati tanti altri come Facchetti, ma non l'ho vissuto".
Il tatuaggio preferito.
"Il nome delle mie figlie".
La morte di Astori.
"Un momento difficile della mia vita e di quella dei miei compagni. Un momento in cui penso di essere maturato molto mentalmente, viverla in prima persona ti fa riflettere e cambiare le prospettive. Ho una spinta in più quando vado in campo, lotto per il mio capitano. E' stato un evento tragico, lo ricordo spesso Davide anche con mia moglie; ogni tanto sento anche i suoi fratelli, persone eccezionali. Ne parlo poco, è una ferita ancora aperta".
I ricordi della tua prima partita con l'Inter.
"L'esordio fu nel 2011, in Champions, contro il Twente. Ero giovane, vivevo come in un mondo fatato. Ho provato molta più emozione nel secondo esordio, quella è stata la mia prima vera partita".
Quali sport segui?
"Il tennis, mi appassiona sia in tv che dal vivo. Mi piace anche il basket".
Scaramanzie?
"Non sono scaramantico, non ho riti come tanti".
Il terzino più forte del mondo?
"Dico Marcelo"
Cosa pensi dei tifosi interisti?
"Penso solo belle cose perché prima lo ero anche io. Il popolo nerazzurro è caldo, capace di soffrire ma anche di gioire all'ennesima potenza. Io so cosa vuol dire, è un onore essere tifoso dell'Inter".
Cosa vorresti fare dopo la carriera calcistica?
"Spero di giocare altri dieci anni, non ho ancora pensato al futuro. Non so se voglio rimanere nel calcio o fare altre cose che già sto portando avanti".
Cosa ti ha detto Materazzi dopo il gol col City?
"Non mi ricordo, non sapevo dove fossi. Mi ricordo gli schiaffi in testa che mi ha dato per i successivi tre giorni".
Perché il numero 34?
"E' il primo numero che mi hano dato in prima squadra dalla Primavera, non lo scelsi io. Mi ci sono affezionato, l'ho preso anche nelle altre squadre quando era libero. Lo sento mio".
Cosa pensavi dell'Inter quando eri ragazzo?
"Andavo sempre allo stadio, poi l'ho seguita in tv quando sono andato a giocare altrove. Una delle mie gioie più grandi è stata la finale di Madrid, ho anche sofferto per il 5 maggio, un grande dispiacere".
Biraghi lancia un messaggio ai tifosi: "State vicino alle vostre famiglie e state a casa per debellare questo virus perché ci sono tante persone che stanno soffrendo. Tralasciamo il calcio, elogiamo i medici e gli infermieri che lavorano tutto il giorno. Poi quando sarà possibile torneremo a tifare".
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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