Era uno dei più rinomati oppositori del presidente Recep Tayyip Erdogan e, nel 2015, ha lasciato la Turchia per reinventarsi in una nuova vita americana, prevedendo in qualche modo ciò che nel suo paese sarebbe accaduto di lì a poco in termini di condanne ed epurazioni. Soprattutto, da calciatore, ha rappresentato per il paese anatolico un sogno e una speranza, oltre che una stella indiscussa della Nazionale, che lo vede come bomber più prolifico di tutti i tempi con 51 gol. Hakan Sukur non è insomma una figura come tante, e forse l'anno passato all'Inter non è stato sufficiente perché la sua originalità e il suo talento fossero apprezzate anche a Milano. Ora il turco detiene un caffè-panetteria in California, dove lo hanno raggiunto i cronisti del New York Times per intervistarlo. Ecco alcuni stralci delle sue parole: "Gioco ancora a calcio al parco. Son famoso per il gol siglato dopo 11'' nella finale per il terzo e quarto posto del Mondiale 2002, contro la Corea del Sud, ma in realtà ho segnato tante reti". In seguito, l'ex bomber ha parlato dei propri problemi personali e politici: "Adoro la Turchia, è il mio paese, e amo i turchi, anche se le loro idee su di me son state traviate dalle distorte narrazioni dei media. Forse, in futuro, tornerò: lì ci sono ancora i miei genitori, mentre i miei figli sono con me. Avrei avuto una bella vita e sarei diventato ministro, magari, se avessi detto ciò che volevano dicessi. Ora, invece, vendo caffè".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Ven 04 maggio 2018 alle 21:03
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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