Ospite in collegamento da casa sua con Sky Sport, Javier Zanetti è protagonista di una question & answer con gli abbonati. "Sto bene, tutto a posto", esordisce Pupi parlando della sua quarantena in questi tempi di emergenza Covid-19.
Domanda di Bergomi: come stai vivendo questa situazione? Pensi che il calcio riprenderà in questa stagione?
"E' una situazione drammatica in tutto il mondo perché il virus sta colpendo tante popolazioni. C'è grande preoccupazione, noi per primi - avendo una proprietà cinese - ci siamo resi conto che fosse un cosa molto grave. Purtroppo il virus è arrivato in Italia con tanti deceduti, dobbiamo stare molto attenti. Sinceramente pensare oggi alla ripresa è molto difficile; fino al 13 aprile restiamo a casa, è la cosa più giusta da fare. E' molto difficile pensare a un ritorno in campo, chi dovrà prendere le decisioni dovrà stare attento perché c'è in gioco la salute. Non è un interruttore che si accende e si spegne, bisognerà vedere l'aspetto psicologico dei giocatori, percepisco la loro preoccupazione e bisogna tenerne conto. Io sono a casa, con i miei bimbi che fanno scuola online. Io lavoro da qui, in contatto con il mister, Lele (Oriali ndr), i ragazzi e gli altri dirigenti: stiamo lavorando per soddisfare le esigenze dei nostri partner che hanno puntato su di noi".
In Belgio hanno cancellato il campionato: cosa ne pensi?
"E' comprensibile perché nessuno può prevedere quello che accadrà. Noi siamo in casa fino al 13 aprile, dopodiché speriamo che la situazione migliori. Ora è un momento importante per riflettere, anche sul calcio in generale per renderlo più sostenibile. Stiamo capendo tante cose, servirà a tutto l'ambiente calcistico".
Un mini-torneo a tre per giocarsi lo scudetto è un'ipotesi percorribile?
"Penso che trovare una formula sia complicato ora, magari per le Coppa c'è più tempo. Però bisogna vedere quando sarà tutto sistemato, poi stiamo attenti a non compromettere la prossima stagione. Non è semplice prendere una decisione, bisogna valutare bene tutte le carte in tavola".
La partita e l'allenatore che ti è rimasto più nel cuore?
"Scegliere una partita è complesso, ne ho giocate tante. Io ricordo la mia prima partita all'Inter, un sogno che ho realizzato davanti alla mia famiglia. La prima volta a San Siro è stata emozionante, come la finale di Coppa Uefa in cui ho avuto la fortuna di segnare. Dagli allenatori che ho avuto ho preso spunti da tutti, ma se ne devo dire uno - per quello che abbiamo fatto - direi Simoni e Mourinho".
Ci racconti un aneddoto su Madrid?
"Un momento di grande emozione. Mi piace ricordare il percorso per arrivare lì, mi viene in mente Kiev dove abbiamo rimontato una gara importantissima quando eravamo fuori dalla competizione. La partita di Barcellona dopo un'andata esaltante: il ritorno fu difficile, quando la guardo ora soffro perché fu infinita. Arrivare a Madrid è stato come coronare un sogno che inseguivamo da tantissimo tempo. Per me, che avevo 37 anni, era l'ultima possiiblità di vincere un trofeo, mi è capitata nel momento più felice della mia carriera, quel giorno facevo 700 partite con l'Inter. Per i tifosi fu una gioia indimenticabile".
Più di mille presenze in carriera, quale è l'avversario più forte mai affrontato?
"Ho affrontato tanti grandi campioni, dico Messi nelle due semifinali di Champions. Mi ricordo una gara con la Juve, quando Simoni mi mise a uomo su Zidane, togliergli la palla era molto complicato; fu una partita in cui rimasi concentrato per 90', andò bene. Fu una partita significativa a livello personale, vincemmo 1-0".
Cosa distingue l'Inter dagli altri club?
"Per me l'Inter vuol dire famiglia, quando sono arrivato mi sono identificato subito: è resiliente perché cade e si rialza sempre. E' una cosa che fa parte del nostro Dna e lo viviamo in questa maniera. L'Inter è anche responsabilità sociale; sono questi i valori che abbiamo, è importante trasmetterli".
Percentuale di permanenza di Lautaro all'Inter?
"Mi fa piacere parlare di Lautaro perché quando lo abbiamo preso lo seguivamo da tempo. All'epoca era il giocatore più promettente in Argentina, parlando con Milito dicevamo che poteva avere un futuro importante. E' un patrimonio del club, è un ragazzo che è cresciuto tantissimo; è un punto fermo della Nazionale. Lo vedo felice con noi, mi auguro che resti a lungo: rappresenta un patrimonio importante per il nostro club come altri giovani".
Quale tra Henry, Bale, Cristiano Ronaldo e Messi ti ha messo più in difficoltà?
"Tutti (ride ndr). Stiamo parlando di grandissimi campioni. Mi ricordo la partita con l'Arsenal, ci fu un 1 vs 1 con Henry e non riuscii a contrastarlo. Era un giocatore difficile da marcare".
Ronaldo è il compagno più forte con cui hai giocato?
"Ronaldo aveva una grande classe, ho avuto la fortuna anche di giocare con Messi: sono i due più forti con cui abbia mai giocato".
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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