Evviva i luoghi comuni. Naturalmente la mia è solo una provocazione. Come era facile a inizio campionato sparare sentenze con irritante supponenza: “L’Inter non arriverà neanche all’Europa” si diceva, “La squadra dovrà fare attenzione alla zona retrocessione” si rincarava. Si parlava di Inter allo sbando e di campionato oramai da buttare e archiviare come disastroso con un girone e mezzo ancora da giocare. Si parlava di giocatori bolliti e di ciclo giunto al termine, di superpotenze Milan e Juve e di Inter distante anni luce.

Certo, la classifica non induceva al miglior ottimismo con l’Inter sulla parte destra della classifica dopo un mese e mezzo circa dall’avvio del campionato e senza particolari segnali di ripresa da parte dei nerazzurri. La cacciata di Gasperini dopo il 3-1 di Novara fu più scontata dei saldi di questo periodo. Era difficile essere ottimisti, gli stessi tifosi si dicevano felici quantomeno di un piazzamento Europa League. Ma qui non si critica il pessimismo di inizio campionato, anzi qualche campanello d’allarme lo abbiamo suonato anche noi (pur senza mai sbilanciarci troppo) quanto piuttosto l’accanimento verso una squadra che aveva davanti a sé ancora 70 punti da giocarsi. Chi avrebbe scommesso, a gennaio, un’Inter al quinto posto e a sei punti dalla zona Champions? Forse nessuno, neanche i tifosi più ottimisti, eppure ora siamo lì, con cinque vittorie consecutive.

Inutile quindi voler fare un bilancio della stagione a settembre o ottobre, a volte è difficile farli perfino al giro di boa, figuriamoci in autunno. Il cambio di guida tecnica ha avuto i frutti sperati, sor Claudio “l’aggiustatore” sta aggiustando anche i malanni dell’Inter, e ora quegli stessi commentatori che parlavano di stagione irrimediabilmente bruciata cominciano, con lo stesso tono saccente, a dire che l’Inter può lottare anche per qualcosa di diverso del terzo posto. Un sorriso, una scrollata di capo, e via, “non ti curar di loro ma guarda e passa”.

Cosa è cambiato? Innanzitutto la squadra ha trovato quell’identità tecnica che aveva smarrito a inizio campionato, voler cambiare le abitudini di anni passando all’inedita difesa a 3 è stato un suicidio annunciato; mettici alcuni elementi di spicco non al meglio (vedi Sneijder e Forlan, un Milito dai piedi "stregati" o i continui infortuni in difesa), mettici un vuoto difficile da riempire subito (Eto’o), mettici nuovi elementi che hanno avuto bisogno di tempo per ambientarsi e farsi capire (vedi Alvarez, sabato ancora tra i migliori) ed ecco che l’ingranaggio, finalmente oliato, comincia ora a girare alla perfezione.

Forse arriva nel momento migliore, forse sarebbe stato meglio giocarlo tra un paio di settimane ancora, resta il fatto che il derby diventa a questo punto qualcosa di più della classica stracittadina, diventa la prova del 9 della reale forza della vera Inter, quella che stiamo ammirando in questo ultimo periodo. O sarebbe meglio chiamarla prova del 6, visto che 6 diventerebbero le vittorie consecutive, e solo 5 i punti di distacco dal “favoloso” Milan ora capolista (ovviamente facendo i dovuti scongiuri). E pensare che qualcuno parlava di pericolo retrocessione…

 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 09 gennaio 2012 alle 00:02
Autore: Domenico Fabbricini
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