Sul più bello che anche l'ordine nazionale dei pediatri aveva convenuto che fosse sempre preferibile prendere la Coppa dalle grandi orecchie piuttosto degli orecchioni - specie se da adulti - è arrivata, invece, la fatal Istanbul ad ammorbare il sollievo per la scongiurata parotite... Battute a parte, la metropoli turca - "giusto" per non abiurare la sua notoria doppiezza asiatico-europea - ha finito per scontentare anche le folte schiere nerazzurre, dopo esserci già riuscita 18 anni orsono con quelle rossonere: diverse le dinamiche, ma parimenti nefasto l'esito della finale. Il tutto in barba a sbattimenti di fasulle uova predittive (evidentemente marce...), propinati in lingua inglese e di millemila coincidenze favorevoli con la stagione interista del 2009-10 - quella di un Treble in salsa nostrana - elargite a piene mani dal tubo catodico. A proposito: se si fosse nei panni di qualche eventuale consanguineo - sia per linea diretta che anche solo collaterale - del filosofo partenopeo Giambattista Vico, assertore della famosa teoria dei corsi e ricorsi storici, beh, non sarebbe male se cominciasse a guardarsi alle spalle... Si ironizza di brutto, per forza: d'altronde, ad appassionati e tifosi nerazzurri rimane solo questo e poco altro, visto che le medaglie d'argento non faranno mai bella mostra nella bacheca di qualsivoglia società...
Ci si potrebbe allora baloccare con tutti gli oli lenitivi possibili ed immaginabili, tipo i complimenti degli avversari: chissà quanto sinceri o se formulati, invece, per mero rituale mutuato dalla locuzione latina "Mors tua, vita mea". O trastullarsi persino con gli alibi di natura arbitrale, stante un fischietto confermatosi inadeguato perchè doppiamente fuori posto. Richiamato a fischiare in una finale di Champions - appena a stretto giro dalla direzione nella semifinale di ritorno di una delle 2 avversarie di Istanbul (Marciniak aveva fischiato in City-Real Madrid 4-0) - dopo aver presenziato a fine maggio ad un cosiddetto "incontro di lavoro". Definizione data dalla federcalcio polacca che però puzzava, a sua insaputa, di vergognose aderenze politiche con matrice di estrema destra. Poi, in finale, Marciniak ha adottato un metro di giudizio a dir poco ondivago: chissà poi dove ca@@o li avrà dimenticati i centimetri... L'UEFA avrebbe dovuto sostituire l'arbitro polacco per mere questioni di opportunità. Invece, "perdonando" quel fischietto quasi all'istante, non ha fatto altro che palesare l'assoluta mediocrità dei suoi attuali organici arbitrali. Designazione, dunque, quasi obbligata: o il polacco "redento" o si sarebbe andati in peggio. Si potrebbe allora edulcorare l'esito negativo della finale turca assumendo tutte le sostanze zuccherine conosciute in natura: giusto per riassaporare quel dolce triplete di saccarosio, glucosio e fruttosio... Il miele, no! Non foss'altro che per la preoccupante morìa delle api che non sarà magari deleteria come quella delle vacche citata nella famosa lettera di Totó e Peppino a la malafemmina nella pellicola omonima, ma poco ci manca. Anzi, l'alta mortalità di quegli insetti impollinatori sta risultando ancora più catastrofica non solo per l'ecosistema...
Ci si potrebbe dunque raccontare tutte le balle che si vogliono, ma nessuna di queste bugie servirà a cambiare una realtà evidente: aver sprecato un'occasione più unica che rara per mettere a nudo l'arroganza e la boria degli sky blues. Invece ci si è attirati, in aggiunta, l'improvvisa disistima degli altri manchesteriani (per l'esclusiva del Treble diventata ora in condivisione con quelli del City) e degli altri milanesi (per il primato cittadino in Europa sfumato). Della chance non colta se ne sono accorti financo quelli della rosea che hanno, però, tessuto le lodi "postume" di Simone Inzaghi. Così, forse per vedere l'effetto che faceva. Dopo averne scritto, in realtà, peste e corna fino all'altro ieri. Ma il tecnico emiliano è più vivo e vegeto che mai e - fatto il salto di qualità che ci si attendeva da lui - avrà modo di dimostrarlo ancora meglio nelle prossime stagioni nerazzurre. Ed allora si potrebbe, questo sì, guardare all'immediato futuro perfettamente consapevoli che "quella sporca dozzina" di sconfitte che ha lordato il campionato nerazzurro non rischierà di avere nessun sequel fallimentare. Anzi: è integralmente sottoscrivibile, infatti, la previsione dell'ex Galante sulla prossimità della 2a stella nerazzurra. Astro pallonaro che - fotografato l'attuale status quo meneghino - nei telescopi dei dirimpettai rischierà di apparire, di fatto, ancora più lontano di Alpha Centauri...
Resteranno invece, purtroppo impietosi, certi numeri europei a certificare una scomoda verità: quella che i nerazzurri, nella loro storia ultracentenaria, hanno fallito ben il 50% delle finali continentali disputate finora: 2 Coppe dei Campioni, 1 Coppa UEFA, 1 Supercoppa Europea, 1 Europa League ed 1 Champions League. Ossia 6 atti conclusivi su 12, di cui gli ultimi 3 maturati in fila (nel 2010, nel 2020 e quest’anno...). Ed almeno in 4 di queste 6 circostanze i nerazzurri hanno dovuto, come ora, solo recitare il mea culpa battendosi forte il petto per gli imperdonabili errori commessi in attacco, o per aver sprecato 2 volte l'iniziale vantaggio ottenuto dal dischetto od infine per aver fallito nella cosiddetta lotteria dei rigori. Coinvolto in primis, paradossalmente, proprio quel Romelu Lukaku che ha messo il marchio sugli ultimi 2 esiti di finale avversi. Colui che, se da una parte - pur con le sue sparute apparizioni stagionali in CL (poco meno di 180 minuti sui potenziali 1.170) - aveva contribuito a tenere vive le speranze nerazzurre di gloria segnando o servendo assist in ognuno dei turni di avvicinamento ad Istanbul, dall'altra ha confermato, però, di non essere giocatore risolutivo da finale. Inutile rivangare adesso gli ancora vivi ricordi dell'atto conclusivo dell"Europa League di 3 anni fa col Siviglia. Ieri sera è stata errata "solo" la mira dei tiri in porta, con l'aggravante che quei tentativi di segnare hanno trovato anche degli inopportuni guardiani "amici"... E su questo Inzaghi non poteva certo avere colpe specifiche...
A molto parziale consolazione giunge infine il riscontro che, almeno per un bel pezzo, si sarà forse esentati dal leggere ancora le boiate rosee dell'ometto di Fusignano che, in fatto di presenza patetica, faceva da tempo ormai coppia fissa - a diverso titolo - con lo scavezzacollo svedese rossonero. Perfino Fabio Capello ne aveva preso le distanze elogiando le mancate repliche di Simone Inzaghi verso le uscite dialettiche dell'ex collega romagnolo. Ci si riferisce alla "scoperta" di quel rilievo statistico secondo il quale "(...) in Champions i nerazzurri - almeno fino alla vigilia della finale (nda) - avevano il secondo maggior numero di tiri arrivati in CONTROPIEDE (12), dietro solo al MILAN (13)" (dallo stralcio di una news pubblicata su FcInternews la mattina dello scorso 8 giugno). Quel binomio MILAN/CONTROPIEDE che adesso non farà che avvelenare i pensieri inquietando il riposo delle già insonni nottate di Arrigo da Fusignano. Ci si immagina infatti tutto il suo conseguente sconcerto ed il suo sgomento dopo che per mesi è andato avanti a menarla con la solfa mediatica, trita e ritrita, del Milan dallo squisito gioco europeo, a differenza di quello nerazzurro impostato, a suo dire, quasi esclusivamente sulle catenacciare ripartenze. A Fusignano e dintorni in molti potrebbero financo cominciare a temere per la salute psicofisica di Sacchi, senza dubbio il loro concittadino più illustre, ma esposto - come tutti, anche se lui di più - all'inesorabile incedere del tempo...
Orlando Pan
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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