Registrato un doppio "rigurgito" sul mercato, quello del Torino per Lazaro e del Monza per Sensi; deglutito il voltafaccia di tal Azpilicueta (che, dopo aver fatto l'ET in maglia Chelsea, dev'essere stato fulminato sulla via di Madrid da un irrefrenabile istinto patriottico del 1° tipo: "Telefono, casa..."); annotato il desiderio nemmeno troppo velato di Bellanova di tornare magari nerazzurro un giorno, col quel suo commiato che non sa affatto di addio: "Non si sa mai nella vita..."; annotata infine la "noiosa" telenovela di Brozovic & Frattesi (l'unica fortuna è che sulla stessa ci si sia risparmiati una maratona ad hoc di Chicco Mentana...), in attesa, però di feuilleton di sicuro più avvincenti su Onana, Lukaku e, perché no, pure su SMS, agli appassionati nerazzurri avanzerebbe pure del tempo. Giusto quello idoneo per caldeggiare una delle tante campagne sociali. Di quelle che, di solito, si portano avanti con delle raccolte di firme online attraverso la piattaforma di "Change.org". Nella fattispecie nerazzurra, però, non ci sarebbe bisogno di scomodare cotanta società for-profit, in quanto si disporrebbe già dell'unico "strumento umano" adatto per perorare una certa causa interista.

Ci si domanda infatti cosa aspetti ancora quel nerazzurro cuor di leone di Elio - al secolo Stefano Belisari - con tutta la sua banda de "Le Storie tese", per farsi carico di mettere in musica un doveroso aggiornamento di quel suo brano visionario, "La terra dei cachi", metafora canora di un suolo peninsulare - altrimenti detto paese civile - da cui è stato da poco fatto germogliare financo il lutto nazionale col solenne tributo funebre ad un personaggio pubblico che più divisivo (eufemismo!) non poteva risultare. Elio non dovrebbe nemmeno presentarlo al Festival di Sanremo come successe invece in quel lontano 1996. Se non altro per non correre il rischio che quella canzone potesse arrivare - come all'epoca - seconda in graduatoria solo per acclarate (dai Carabinieri) irregolarità sullo spoglio dei voti raccolti. Brano ritenuto evidentemente troppo trasgressivo e realistico per meritarsi il primo premio. D'accordo allora sulla terra dei cachi, ma di quella dei gattopardi - che poi è la stessa - ce ne siamo già dimenticati? L'occasione sarebbe mai come ora propizia visto che Elio è fresco reduce dall'impresa di essere riuscito a sdoganare in TV financo le parolacce attraverso un abile camuffamento di assonanze mutuate dalla parola "tasso" all'interno dello spot pubblicitario di un noto "Conto arancio". Sarebbe però preferibile una sua "discesa in campo" più mirata al contesto calcistico in generale e nerazzurro in particolare. D'altronde, l'Inter è la squadra che ama... Giusto per sistemare un conto aperto (aridaje!) caratterizzato, nella fattispecie, da una pigmentazione nerazzurra anziché arancio...

Tipo tradurre in un brano musicale una sorta di crociata dialettica contro quel "tapino" di Arrigo Sacchi che continua a dimostrare di non conoscere affatto un famoso proverbio: "Un bel TACER non fu mai scritto". Costui sta mettendo periodicamente in fila una serie di "perle" antinerazzurre che, se esistesse un Travaglio del calcio - ci sono stati giornalisti "diventati" ormai compianti per il solo fatto di essersi tutti chiamati Gianni (Brera, Mura, Minà...) - ne farebbe subito un copia incolla con la sua rubrica del lunedì su "il Fatto Quotidiano": "Ma mi faccia il piacere". Dopo Istanbul, ma anche prima, il suddetto predicatore si è preoccupato di confortare ed incensare l'"amico" vittorioso Guardiola - grazie anche ai malcelati consigli suoi (sic!) - piuttosto che rendere il giusto merito anche al "patriota" Inzaghi. Dimenticandosi poi di citare Simone nel lungo elenco dei cosiddetti "guardiolisti d’Italia" che annovererebbe colleghi del calibro solo di Spalletti, Sarri, del Pioli dello scudetto, di Gasperini ed Italiano. Ed è quindi un vero peccato che "Un nuovo vento che (nda) soffia sull’Europa del calcio: il guardiolismo" (citazione sacchiana) non abbia ancora spazzato via il fiato pesante che esce di continuo dalla bocca di questo "cappellano" di provincia. Mancava solo che nel suo solito sermone da un pulpito milanese - stavo per scrivere "milanista", ma poi il pudore mi ha sopraffatto... - in quella lista di tecnici "del bel gioco", Arrigo c"avesse infilato, chessó, pure Allegri. Ed allora sì che si sarebbero attivate - "lancia in resta" e non solo nottetempo - financo le "brigate di cittadinanza" nerazzurre: ma a volto scoperto, ché i passamontagna dovrebbero invece infilarseli...

Ma mi fermo qui, altrimenti "scadrei" nella peggior politica. Non comunque pago, l'ometto di Fusignano si è permesso pure di dare consigli (non richiesti) anche agli operatori del calciomercato, invitati a mettere all'indice senza indugio i parametri zero - o free agent che dir si vogliano - per puntare piuttosto sui giovani. Con quest'ultimo suggerimento, Arrigo pare quasi volersi rifare - per la verità molto indegnamente - ad un tema molto caro al mai dimenticato Presidente Pertini. Chissà poi se a Marotta ed a tanti altri Ad o Dg saranno magari fischiate le orecchie... In ogni caso, dall'auspicata fatica di Elio non ne verrebbe fuori, di sicuro, un poema eroico o epico come "La Gerusalemme liberata" del fu Torquato TASSO (da cui il nesso col refrain del suddetto spot...). Anche forse, se non soprattutto, per mancanza di un cavaliere ad hoc come quel Goffredo di Buglione dell'epoca, spedito in missione in terra santa. Anche se ora si tratterebbe solo di fermarsi idealmente in provincia di Ravenna: ad oggi, forse disponibile alla causa, potrebbe stagliarsi la figura del "solo" maratoneta Mentana, pur reduce dalle recenti fatiche dialettiche su Brozovic... Ma si può essere altrettanto certi che "La Fusignano liberata" - titolo ad hoc suggerito per il brano evocato - potrebbe candidarsi almeno come inno specifico per le gare europee dei nerazzurri. Se non altro come sberleffo in risposta alla prosa noiosa di quell'indefesso cantore rossonero dimorante nella precitata cittadina ravennate. Al quale viene ancora consentito di fare abuso sfacciato di certe tribune privilegiate per continuare ad appiccicare alla Beneamata ed al suo tecnico Inzaghi - direttamente o per via indiretta - una mistificacatoria etichetta sul modulo di gioco adottato: quella di un'atavica vocazione al peninsulare catenaccio abbinato al contropiede. Sulla quale Arrigo è tornato anche oggi (venerdì 30 giugno) argomentando, sulla rosea, come segue: "(...) In Europa, invece, DOBBIAMO imparare a essere meno presuntuosi: SIAMO arrivati in finale, bene, è già molto, ma ora servono più idee e gioco. (...) Noi PARTIAMO già con un complesso di inferiorità, succede quando giochi con 5 difensori contro 3 attaccanti".

Il predicatore ravennate, da finto modesto, si mimetizza dietro al plurale maiestatis ("dobbiamo", "siamo", "partiamo") perché sa che apparirebbe ai più patetico se citasse i veri soggetti destinatari delle sue esternazioni (l'Inter ed Inzaghi). Mentre tifosi ed appassionati nerazzurri non avrebbero invece alcun pudore ad identificare all'istante in quale orifizio occultare quel suo plurale maiestatis... Siccome, però, conservano un minimo sindacale di rispetto verso certe persone anziane, sono dunque inclini a quell"umana compassione sufficiente per trattare quest'ometto per quello che è: un "povero" umarell come ce ne sarebbero tanti - sempre a spasso per i cantieri pallonari altrui - al quale fanno gioco solo quelle che in politica si chiamerebbero "rendite di posizione".

Per tutto questo ed altro, risultando davvero impossibile non farsi macerare dal dubbio che l'Arrigo da Fusignano sia solito guardare le partite dei nerazzurri per interposta persona - dalla vista financo guercia - nasce spontaneo un ultimo indifferibile quesito: quanto a letture distorte e faziose, quella sua MANCATA stroncatura nei confronti, a suo tempo, del "traditore" (rossonero) Calhanoglu è da ricondursi ad un'imperdonabile dimenticanza o è solo frutto di un colpevole "ritardo"? No, perché, per contraltare, non è invece sfuggita la tempestività con la quale il predicatore di Fusignano non ha mancato di "giustificare" l'ex rossonero Paolo Maldini - da poco licenziato da Cardinale (nel senso di datore di lavoro...) - per non aver presenziato al rito funebre di sua Emittenza...Non sia mai che un qualsivoglia rossonero possa essere esposto a critiche! Quei soggetti sono "insindacabili" in toto, come di recente un certo Matteo, loro "rappresentante istituzionale"... Ed allora consegniamo Arrigo all'oblio, per favore. Si faccia finta che non esista o che ululi solo alla luna. Ché, per quell'altra in modalità meneghina, non c'è pericolo alcuno che si confonda spendendosi, invece, in elogi... Delle sue litanie unidirezionali non se ne può davvero più.

Orlando Pan

Sezione: Calci & Parole / Data: Lun 03 luglio 2023 alle 13:57
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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