Che c'azzecchi poi la famosa pellicola "Totó, Peppino e la malafemmina" con l'andamento del mercato nerazzurro di queste settimane lo sanno solo il sottoscritto e coloro che condividono la passione anche per il cinema. Sarà forse per via di un retaggio "storico": dalla Grande Inter al Grande schermo... A tutti gli altri - come da statuto nerazzurro (ché non si lascia indietro nessuno...) - gioverà scherzosamente rammentare che Totó non è certo Schillaci, che con Peppino non si allude né a Meazza né tanto meno all'Avvocato Prisco ed infine, ma non ultima, che "La malafemmina" non è da confondersi col titolo di una rubrica TV dedicata ai cuori nerazzurri (eventualmente) infranti dalla Beneamata... A procurare gli stessi deleteri effetti miocardici si è invece adoperato, purtroppo, un duo "comico" alla Gianni e Pinotto, ma in salsa belga: una coppia di attoruncoli da avanspettacolo dei quali, ormai, è perfettamente inutile star qui a declinare le vere generalità. Tornando alla suddetta pellicola, viene allora naturale trarre ispirazione da una delle tante battute improvvisate - dunque fuori copione - pronunciate dal principe Antonio de Curtis in quel film. Proprio durante una "missione" in terra lombarda, ad un certo punto Totó se ne usciva con questa gag: "In una città straniera (Milano..., nda) si usa così: bisogna essere magnanimi e longobardi...".
A qualunque cosa si riferisse l'attore, quella sua esortazione - trasposta nel gergo di questi giorni di trattative - si presterebbe ad una congrua parafrasi del modus operandi della società nerazzurra: "A Milano, butta così: occorre essere PRAGMATICI ed interisti" (l'ha detto pure il sindaco Sala, nda). Con specifico riferimento alle sorti sportive di André Onana. E per uno come lo scrivente che, a distanza di quasi 30 anni, fa parte di coloro che non si sono ancora capacitati dell'improvvida scelta morattiana di assecondare i desiderata tecnici di tal Roy Hodgson - con la rinuncia, dopo appena 12 mesi di proficua militanza interista, ad un portento appena 23nne come Roberto Carlos - la prospettiva, divenuta presto realtà, di una cessione "forzata" del portiere camerunese si rivelerà come l'ennesima pugnalata alla passione nerazzurra, comunque incrollabile. Specie se nel giorno del commiato dai nerazzurri Onana ha certificato il suo più genuino INTERISMO con queste parole: "Ho capito che essere dell’Inter è un modo di stare al mondo, di vivere la vita...". E così la lista dei rimpianti nerazzurri non fa che allungarsi. Come se la vicenda più recente e dalla genesi simile di Achraf Hakimi non avesse già contribuito a spargere altro sale su quella ferita di Roberto Carlos mai rimarginata.
Il ragionamento del sottoscritto sul paventato pragmatismo nerazzurro è molto "basico": ad un'Inter che per la prossima stagione potrebbe presentare una difesa ed un centrocampo molto più forti rispetto ai 2 reparti del 2022-23 non dovrebbe servire per forza un ottimo portiere come Onana - per quanto dal "doppio" ruolo - ma anche "solo" un collega affidabile ed esperto. Meglio ancora se con la fama di pararigori di qualche mammasantissima pallonaro tipo Haaland, Mbappè, Sergio Ramos (2) e Jorginho (2). Il presupposto è che con Demiral (?) e Bessick al posto di Skriniar e D'Ambrosio e con Frattesi e sperabilmente Samardzic in luogo di Brozovic e Gagliardini non vi sia motivo di dubitare che i 2 reparti in oggetto si configurerebbero meglio assortiti e con rappresentanti dalla carta identità di sicuro più green in rapporto a quelli della stagione chiusa appena un mese fa. Il fatto poi che 'sto maledetto player trading "divida et imperi", farà sì che la cessione di Onana al Manchester Utd sarà servita - dopo il vile voltafaccia di Lukaku & Co. - per acquistare un nuovo centravanti e per ingaggiare ben 2 portieri (con Di Gennaro discorso a parte): un usato sicuro come il "piccoletto" ma supereattivo svizzero Sommer (cm 183) ed un collega giovane di prospettiva - agli antipodi dimensionali (cm 199) - come l'ucraino Trubin. Una specie di promozione commerciale del "vendi 1 per comprarne 3" che nemmeno il più ardito dei cultori del baratto si sarebbe mai sognato di lanciare.
Ma Marotta ed Ausilio (con Baccin) - pur sotto la spada di Damocle di Antonello - una ne fanno e cento ne pensano. Certo, però, che con la 101.ma - l'azzardo della mossa Cuadrado in nerazzurro - stanno mettendo a repentaglio, da una parte, le più basilari regole di ortografia e geometria nostrane (Cuadrado con la 'c' al posto della 'q' e con la 'd' finale in luogo della 't' è roba che sarebbe potuta uscire solo dalla bocca o dalla penna di uno scomparso politico democristiano avellinese...). E dall'altra, davvero a dura prova la funzionalità dei 5 organi di senso di appassionati e tifosi. Passi dunque prima lo stordimento (senso dell'udito...) per la vicenda di Azpilicueta, col giocatore spagnolo "promesso" nerazzurro infine folgorato sulla via di Madrid; poi il forte odore di tradimento (olfatto) mal accompagnato dall'agonia del lungo addio di Skriniar ed ancora il sapore acre (gusto) dei sotterfugi para-carbonari di quel voltagabbana di Lukaku.
Ma non si può non restare interdetti di fronte al poco tatto che la dirigenza nerazzurra dimostrerebbe verso abbonati e paganti obbligandoli - con tariffe da stadio per giunta maggiorate del 20% - ad osservare presto da vicino (vista) tal Cuadrado. Col colombiano a vestire una maglia (altrui) fino a ieri vilipesa più di altre, a furia di tuffi e di simulazioni in sorte: insomma, dell'antisportivitá fatta individuo... Ci si potrà anche tappare naso, bocca ed orecchi, ma bendare gli occhi sarebbe esercizio troppo autolesionistico. Come se non fossero già bastate le modeste prestazioni di altri 2 colombiani della storia nerazzurra (leggansi Rivas e Murillo) ad offuscare la memoria sul rendimento dell'unico degno rappresentante di lunga militanza proveniente da quel paese sudamericano (ma con Guarin subito a ruota), giusto nelle vesti di "Caffè Colombia", meglio noto come Ivan Ramiro Cordoba. È infatti risaputo che con i "fondi di caffè" (leggasi Cuadrado), al massimo, si concimano solo le piante di pomodoro. Come quelli di una famosa pellicola di oltre 30 anni fa: "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno". Solo che nella fattispecie anagrafica di un "usurato" Cuadrado neo nerazzurro, più che di fermata, si tratterebbe proprio di capolinea: quello del calcio romantico con le bandiere che non esistono più!
Orlando Pan
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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