Nel posticipo domenicale della diciottesima giornata di Serie A, a San Siro, va in scena il Derby d’Italia. Antonio Conte, per il consueto 3-5-2, non regalo sorprese. Lukaku-Lautaro davanti, Brozovic in cabina di regia, con Vidal e Barella mezzali. Hakimi e Young sugli esterni, Skriniar-De Vrij-Bastoni il terzetto difensivo. Sponda bianconera, Pirlo si affida alla coppia Ronaldo-Morata in attacco. Bentancur e Rabiot in mediana, con Chiesa e Ramsey a completare il centrocampo. Bonucci e Chiellini al centro della difesa.
PRIMO TEMPO - Match che comincia a ritmi non altissimi, con entrambe le squadre poco aggressive sulla prima impostazione avversaria. Sponda Inter, Lautaro e Lukaku osservano stretti la costruzione a tre ospite - Danilo, Bonucci, Chiellini -, con Vidal e Barella, nei pressi del centrocampo, pronti a scalare in ampiezza sull’allargamento delle mezzali, Rabiot a destra e Ramsey a sinistra. A parti invertite, Morata si muove in zona Brozovic, mentre Ramsey e Chiesa restano larghi in posizione, lasciando l’iniziativa a Skriniar e Bastoni. E i due difensori, con buona convinzione, rendono il palleggio nerazzurro sin da subito molto efficace. È in particolare il centrale slovacco, e la catena destra nel suo complesso, a determinare il primo successo della manovra, creando superiorità nel confronto con la corsia mancina avversaria. Barella si allarga e si propone con grande dinamismo, Ramsey viene tagliato fuori, mentre Bentancur rimane ‘bloccato’. E il numero 23 avanza al fianco di Hakimi, collaborando con l’esterno marocchino per attaccare dalle parti di Frabotta. Da un cross del centrocampista italiano arriva il colpo di testa vincente di Vidal, bravo a tenere viva l’azione, a riportare la sfera sulla corsia destra e ad inserirsi all’interno dell’area di rigore, staccando in anticipo su Danilo. Ad accompagnare le trame dei padroni di casa, raccordando e muovendo il gioco da destra a sinistra, c’è costantemente Brozovic. Il croato, con i bianconeri disuniti nella pressione e in ritardo nelle scalate, trova sempre lo spazio per ricevere a sostegno. Gli uomini di Conte si rendono pericolosi non solo uscendo bene dal basso, dove rimane valida l’opzione - alternativa - di appoggiarsi immediatamente sul lavoro spalle alla porta delle due punte, ma anche attraverso una buona fase di non possesso, seguita da veloci ribaltamenti di fronte. Compatti, pronti ad accorciare nell’aggressione a palla ‘coperta’ (Vidal esce su Danilo, con Bastoni a scalare su Rabiot), i nerazzurri limitano la pericolosità bianconera. Arrivando più volte vicini al raddoppio attraverso transizioni positive subito verticali. Decisivi gli strappi di Barella, le discese di Hakimi e il proporsi tra le linee di Vidal e attaccanti. Bonucci e Chiellini, con il supporto di Danilo, resistono però al confronto con la LuLa, e all’intervallo il divario nel punteggio è minimo.
SECONDO TEMPO - Anche al rientro dagli spogliatoi, sul terreno di gioco di San Siro, l’Inter riesce a mostrare la versione migliore di sé. Trovando continuità di successo nell’esecuzione delle proprie idee, in entrambe le fasi di gioco. Raccolta in pochi metri, densa in zona palla e prudente nella pressione in fase di non possesso, la squadra nerazzurra si esalta nelle uscite dal basso, costruendosi la possibilità di affacciarsi nella metà campo offensiva con pericolosità e superiorità. I movimenti incrociati delle due punte, sempre molto vicine in direzione del lato forte, aprono spazi per l’attacco del lato debole. E anche senza coinvolgerle direttamente, i padroni di casa arrivano più volte dalle parti di Szczesny. Passando - palla a terra - per vie centrali, dove Brozovic si libera con facilità, o affidandosi alle iniziative dei ‘braccetti’, Skriniar o Bastoni, larghi e soli nella prima ricezione su costruzione dal fondo (De Vrij si alza al fianco di Brozo). Il difensore italiano, con il pressing bianconero tanto alto quanto disordinato, sventaglia per l’inserimento di Barella sul centro-destra, tra Chiellini e Frabotta (in ritardo nel rientrare a palla scoperta). Il 2-0, al 52’, porta ulteriore consapevolezza in casa nerazzurra, per una fase di match ancor più favorevole alle peculiarità degli uomini di Conte. Pirlo ricorre al triplo cambio, con Kulusevski, McKennie e Bernardeschi al posto di Ramsey, Rabiot e Frabotta. Il ‘nuovo’ 4-4-2 ospite affida ai movimenti di Chiesa - passato a sinistra - la consueta possibilità di mutare in un 3-4-2-1 nello sviluppo offensivo della manovra, con il numero 22 vicino a Morata e Ronaldo (Kulusevski e Bernardeschi sulle fasce). L’Inter, molto attenta nelle collaborazioni esterne tra difensore, ‘quinto’ e mezzala, trova i tempi giusti per andare in aggressione, riconquistare la sfera e disimpegnarsi in transizioni positive con lo sguardo immediatamente rivolto alla trequarti avversaria. Pazienti nella prima opposizione, bravi a chiudere le linee di passaggio, puntuali nei raddoppi e pronti ad accorciare e a creare densità in zona palla, i padroni di casa mostrano grande lucidità una volta in possesso. Muovendo velocemente la sfera da una corsia all’altra, allargando le mezzali a ridosso dei ‘quinti’, con i centrocampisti ospiti spesso tagliati fuori (a metà strada). Brozo e le due punte sempre a disposizione, Barella e Hakimi sempre dominanti sulla corsia destra, soprattutto quando coinvolti attraverso cambi gioco. Darmian, Gagliardini e Sanchez, subentrati nel corso dell’ultimo quarto di gara a Young, Vidal e Lautaro, partecipano all’ottima prestazione di squadra. Con la Juve ‘cattiva’ e pericolosa soltanto negli istanti finali. La Beneamata vince e convince, esaltando - con intelligenza - tutte le proprie armi migliori.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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