"Il presente è un calcio dormiente. E irregolare. Un calcio che il 31 maggio indicò alle società che avevano disputato i playoff le modalità per i ripescaggi, versamenti, gli 800mila euro, graduatorie e altro, e il 13 agosto, ovvero due mesi e mezzo dopo, spiegò che aveva scherzato, che non se ne faceva niente, calpestando tutte le norme... Assurdo. Se lei apre i miei cassetti in via Allegri trova il progetto che avevo in mente per rendere sostenibili i campionati e l’attività della Nazionale: 18 squadre in A, 20 in B e due gironi da 18 o 20 in C. Ventiquattro o ventotto squadre in meno e inoltre, importante, anzi determinante, l’accesso alle proprietà e i bilanci controllati da un organo terzo esterno alla federazione, una sorta di Banca d’Italia. Altro che organo endofederale. Ma sa qual è il problema? Premesso che due di A non rinuncerebbero mai alla categoria, le racconto dell’onorevole che si muove per tutelare l’elettorato di riferimento, e poi c’è il sindaco di questa o quella città che non accetta la retrocessione, e il rappresentante della Chiesa che pensa ai suoi fedeli appassionati. Un gioco di interferenze continue, le chiami pure raccomandazioni. Che talvolta diventano obblighi. Tutto questo rallenta ogni processo di rinnovamento. E’ l’Italia delle clientele e dell’ipocrisia, di gente che si approfitta della situazione di vantaggio di cui viene provvisoriamente a godere. E vogliamo parlare della giustizia sportiva? Ma hanno un’idea, quelli, di cosa sia il calcio? Noto una mancanza assoluta di conoscenza dell’argomento. Pensi solo alla penalizzazione del Cesena, afflittiva non nel campionato di competenza. Meno quindici a una società che non esiste più… Qui ci si dimentica del fatto che il calcio, da solo, vale più di tutto il resto. La Figc ha un bilancio di 170 milioni, trenta li riceve dal Coni e sono parte dei 450 che lo Stato garantisce a quell’ente. Soldi pubblici, suoi, miei, di chi paga le tasse. Io a quei trenta milioni avrei rinunciato volentieri ma a patto che ci fossero riconosciute royalties sulle scommesse. Provi a togliere il calcio a chi scommette e poi ne riparliamo". Carlo Tavecchio, intervistato dal Corriere dello Sport, è un fiume in piena.

Si è sentito più tradito o traditore della Patria calcistica? 
"Quattro club in Champions, a Roma 4 gare di Euro 2020 e neanche Parigi le ha, in Italia l’Europeo U21, 2 pedine in Fifa e Uefa, il Var, soldi in Figc: e sono fermo. Isolato, sono rimasto solo nel momento della sconfitta. Qualcuno ha creduto di aver risolto i problemi del calcio eliminando Tavecchio. Traditore io? Ventura non fu una scelta solo mia". 

L’ha già detto. 
"E lo ripeto: andai a casa di Malagò e ci trovai Lippi. Ero favorevole alla sua nomina a direttore tecnico, mi parlarono di Ventura, Lippi era d’accordo, gli è amico. Il giorno dopo i giornali che mi erano nemici, Repubblica e il Fatto, ai quali non ho mai fatto nulla di male, tirarono fuori la storia dell’incompatibilità dell’incarico per via di Davide, il figlio di Lippi che fa il procuratore. Portai la cosa alla Corte Federale e Lippi saltò".

E la storia di Insigne fuori contro la Svezia?
"La sera prima della partita con la Svezia chiesi a qualcuno di cui non farò il nome: “Quanti napoletani pensa che ci saranno domani allo stadio? Glielo dico io, trentamila, e tutti quanti vorranno vedere Insigne. E allora tragga lei le conclusioni”. Insigne non giocò, non lo vollero in campo. Chi non lo volle? Se lo sapessi lo direi".

Sezione: Rassegna / Data: Ven 21 settembre 2018 alle 09:56 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print