Stanno sollevando un polverone mediatico le parole del Ceo dell'Al Hilal, lo spagnolo Esteve Calzada, che ieri ha raccontato alcuni retroscena sull'accordo con Simone Inzaghi: "Il suo arrivo potrebbe sembrare qualcosa di improvviso, ma in realtà è il frutto di un duro lavoro. Lui doveva giocare una partita importantissima e ci ha chiesto di mettere tutto da parte fino alla finale. Era già tutto deciso, ma il contratto non è stato firmato prima solo per rispetto perché ci aveva chiesto di aspettare".

Apriti cielo. La Gazzetta dello Sport oggi si scaglia contro l'ex tecnico nerazzurro, riservando alla vicenda diverso spazio sul giornale. "La verità è che Inzaghi e l’Al Hilal parlavano e discutevano da almeno un mese, da metà aprile: eccolo, il «duro lavoro». La sera prima del ritorno di Champions con il Barcellona gli stessi dirigenti del club arabo, compreso Calzada, erano a Milano. E non certo per fare shopping a via Montenapoleone. Adesso è arrivata anche la certificazione di un accordo raggiunto in anticipo rispetto alla finale con il Psg. Inzaghi aveva in mano il contratto già da tempo. Anche perché si parla di un accordo milionario, articolato dal punto di vista legale: si può davvero credere che sia stato scritto in poche ore o pochi giorni, ovvero in quelle 72 ore trascorse dalla partita di Monaco all’ufficialità dell’addio targata 3 giugno? A questo punto ci sono due possibilità: credere che nessuno dei giocatori abbia raccolto quelle voci, o almeno le abbia bollate come non reali. Tutto sommato, una via abbastanza inverosimile. Oppure, scenario molto più concreto, che l’addio di Inzaghi fosse argomento di discussione anche all’interno della squadra. Probabilmente non si saprà mai — almeno in tempi brevi — se qualcuno dei giocatori sia realmente andato dall’allenatore a chiedere o meno conferma della trattativa. Di sicuro si può ricordare l’enorme imbarazzo di Lautaro e Barella il giorno prima della finale, quando in conferenza stampa furono interrogati sulla vicenda. Il tutto, frutto di un allenatore che il 26 maggio, a cinque giorni dalla partita più importante della stagione e per molti forse anche della carriera, ad Appiano pubblicamente ammise l’offerta proveniente dall’Arabia, peraltro aggiungendo anche una richiesta ricevuta dall’Italia (il riferimento era alla Juventus)".

E allora - secondo la rosea - l’avvicinamento alla partita con il Psg è stato gestito in maniera pessima. "Anche José Mourinho nel 2010 ebbe modo di convivere con il suo futuro al Real Madrid. E anche allora tutti sapevano, pure tra i giocatori. Ma il portoghese non parlò mai pubblicamente di offerte ricevute - si legge -. Dopo l’impresa del Camp Nou, interrogato sul suo futuro, dichiarò: «Se resto all’Inter? Io mi concentro sulle cinque partite che restano, ci aspettano cinque finali. La mia mente è al 100% su questo». Le parole hanno un peso, sempre".
 

Sezione: Rassegna / Data: Mer 18 giugno 2025 alle 08:28 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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