Con la fine degli impegni stagionali è arrivato anche il momento del pagellone per l'Inter versione 2022/23. Mesi probanti dal punto di vista fisico ed emotivo, che hanno portato la squadra, sorprendentemente, a sfiorare un'impresa storica come la vittoria della Champions League. Stagione che si conclude comunque con tanti obiettivi raggiunti: due trofei (Supercoppa e Coppa Italia), piazzamento UCL (terzo posto) e percorso europeo ben oltre le più rosee aspettative. A seguire il voto e il giudizio assegnati a tutti i calciatori della rosa.
ANDRE' ONANA 8 - L'enorme rammarico forse è aver atteso così tanto prima di vederlo titolare. Probabilmente qualche punto in più in classifica ci sarebbe stato. Assoluto protagonista in Champions League, dove colleziona ben 8 clean sheet (nessuno come lui). Ma al di là dei freddi numeri, il camerunese ha dimostrato di essere un punto di forza sia tattico (che piedi!) sia emotivo di questa squadra, un autentico leader e trascinatore che ha messo al servizio dei compagni tutta la sua esperienza internazionale. E in certe partite ha saputo fare la differenza.
SAMIR HANDANOVIC 6 - Non è ancora detto che sia stata la sua ultima stagione in nerazzurro, sicuramente è la prima in cui non è titolare e colleziona appena 16 partite. Quanto basta per collezionare traguardi statistici e alzare al cielo altri due trofei da capitano reale o virtuale. Si congeda dal campo con il successo sul Torino e un clean sheet. Uomo spogliatoio come pochi.
ALEX CORDAZ SV - Meriterebbe 8 per lo spezzone di gara che Simone Inzgahi gli concede contro il Torino, in cui con un riflesso da felino salva letteralmente il risultato. Ma è nello spogliatoio e ad Appiano Gentile che fa sentire la sua importanza per il gruppo.
FRANCESCO ACERBI 8 - E chi mai poteva aspettarselo? Arrivato tra le perplessità generali l'ultimo giorno di mercato su esplicita richiesta del suo allenatore, impiega poco tempo a soffiare il posto a Stefan de Vrij da titolare, collezionando alla fine ben 49 presenze, quasi tutte nell'undici di partenza da centrale o braccetto mancino. Una benedizione per l'Inter, che si affida a lui per le partite più complicate e ottiene prestazioni di alto profilo e un rendimento che per un 35enne è cosa assai rara. Instancabile, maestro del ruolo. Conclude la sua stagione imbavagliando Erling Haaland. Un leone.
STEFAN DE VRIJ 6,5 - Probabilmente non pensava di dover essere in competizione con Francesco Acerbi, addirittura perdendo il posto da titolare al centro della difesa. Eppure, dall'alto della sua professionalità, non perde mai la fiducia in sé stesso e ogni volta che viene chiamato in causa offre il meglio delle sue qualità, sia da titolare sia da subentrante. Quando c'è da marcare centravanti di spessore, non si tira mai indietro, meglio ancora se la squadra deve difendersi e gli chiede di presidiare l'area di rigore.
MATTEO DARMIAN 8 - Da jolly buono in caso di necessità, si ritrova a essere titolare al posto di un mostro sacro come Milan Skriniar, dopo aver assaggiato diversi ruoli nella propria metà campo. Una manna dal cielo per il suo allenatore, grazie a esperienza, qualità atletiche e duttilità illimitata diventa rapidamente un punto di forza della squadra, facendo dimenticare lo slovacco in fuga. Rinnovo strameritato nonostante l'età avanzata che sembra fargli un baffo. Gli avversari che lo hanno messo in difficoltà si contano a stento sulle dita di una mano.
DANILO D'AMBROSIO 6 - Quella che potrebbe essere la sua ultima passerella nerazzurra non è certo indimenticabile. Appena 24 presenze, poche da titolare e dopo anni senza timbrare il cartellino in zona gol. Eppure dalla sua bocca non esce neanche mezza parola in cui chiede maggior spazio, perché da uomo spogliatoio e detentore dell'interismo per anni di fedele militanza sa bene cosa serve al gruppo. Poi, chiaramente, quando c'è bisogno di lui non si tira mai indietro.
ALESSANDRO BASTONI 8 - Non vieni inserito nell'undici migliore della Champions League per caso, assieme ad altri grandi campioni. Difensore moderno che a 24 anni continua a giocare come se ne avesse 10 in più, dietro quella faccia pulita da bravo ragazzo cela una cattiveria agonistica che emerge quando più ce n'è bisogno. Personalità pari solo alla qualità di quel piede sinistro da cui fa partire, spesso e volentieri, palloni telecomandati per i compagni (vero Nicolò Barella?). E quando si sgancia palla al piede lo fa con l'eleganza e la sicurezza di chi sa già come andrà a finire. Quest'anno ha anche mostrato lampi di resilienza nei momenti in cui c'era da stringere le maglie. Livello: internazionale.
MILAN SKRINIAR 5 - Spiace, perché perde metà della stagione per un problema fastidiosissimo alla schiena che lo costringe a operarsi, ma non è che nella prima parte abbia espresso tutte le sue qualità ampiamente riconosciutegli. Al di là di qualche prestazione degna del suo curriculum, fa fatica a entrare nelle giuste condizioni. E poi, prima di Inter-Empoli, lo spartiacque del suo ultimo anno nerazzurro, la notizia del suo addio che destabilizza tutti, lui per primo. Solitamente maestro negli anticipi, assieme al suo agente sbaglia completamente la tempistica e la scelta. Adieu.
DENZEL DUMFRIES 6,5 - Impiega più del dovuto a entrare in condizione, ma è protagonista positivo del rush finale nerazzurro prima del Mondiale. Poi, dopo la rassegna iridata che lo vede anche in primo piano tra assist e gol, a Milano dal Qatar rientra il cugino meno bravo e Inzaghi spesso gli preferisce Matteo Darmian, almeno fino alla resa di Milan Skriniar. Nella fase in cui l'Inter perde tanti, troppi punti l'olandese è spesso e mal volentieri tra i peggiori in campo, soprattutto dal punto di vista psicologico: gli riesce poco o nulla. Eppure, in un modo o nell'altro, tra salvataggi sulla linea e rigori procurati, la sua firma la mette sovente, fino a raggiungere i suoi abituali standard di autostima che non mettono più in discussione il suo posto da titolare.
RAOUL BELLANOVA 6 - Non è dato sapere se tornerà al Cagliari (in Serie A) o rimarrà all'Inter, sicuramente non ha goduto dello spazio che auspicava. Salvo qualche presenza da titolare per far rifiatare compagni più stanchi, all'esterno è toccato più di una volta subentrare in corsa, anche in situazioni di difficoltà collettiva, nella speranza che inventasse qualcosa galoppando sulla fascia e dribblando l'avversario. Le qualità e la sfacciataggine lo accompagnano, quando parte palla al piede ha una progressione non facile da trovare in altri colleghi. Bisognerebbe lavorarci su. Bravo a reagire all'infausto pomeriggio contro l'Empoli in cui il Meazza decide che non merita questa maglia.
FEDERICO DIMARCO 8 - Come Alessandro Bastoni entra nell'undici titolare della Champions League, alla faccia di colleghi di ruolo ben più quotati. Incarna perfettamente l'interismo, a costo di inimicarsi l'altra tifoseria milanese. Ma non è solo l'animatore delle feste (con microfono in mano diventa irrefrenabile): molte le firma lui stesso con prestazioni di alto livello e gol pesantissimi come quelli al Milan in Supercoppa, alla Roma (2), alla Juventus in Coppa Italia. Conclude la stagione con 6 reti e 10 assist, parallelamente dando tutto su quella fascia in entrambe le fasi. E se quel colpo di testa contro il City non fosse finito sulla traversa... Stagione dell'incoronazione per il canterano nerazzurro.
ROBIN GOSENS 6,5 - Fa tanta fatica a guadagnarsi la fiducia dell'ambiente, perché dopo il finale della scorsa stagione in cui colleziona qualche tagliando non riesce a essere subito pronto fisicamente, anche per qualche problema fisico che lo frena sul più bello. Gran lavoratore, va avanti a testa bassa fino a quando non raggiunge il suo livello atletico abituale e diventa un'ottima risorsa per la corsia mancina, a cui Simone Inzaghi attinge spesso. Non sono tantissimi per uno come lui, ma porta a casa anche 4 gol, il più importante al Camp Nou contro il Barcellona. Il manifesto della professionalità.
NICOLO' BARELLA 8,5 - Vive anche lui la sua abituale fase di appannamento, che coincide con quella della squadra. Non può essere una coincidenza, anche perché quando le gambe iniziano a girare nuovamente si erge ad assoluto protagonista e trascinatore, imprendibile per gli avversari, sempre al fianco dei compagni tra un vaffa e una sbracciata. Registra 9 gol (la maggior parte di pregevole fattura per qualità e coordinazione) e 10 assist, stende da solo il Benfica in Champions ma è nell'uncountable che fa pesare la sua presenza. Quando sta bene è sempre il valore aggiunto, permettendo ai compagni di rifiatare in alcuni momenti della partita anche perché lui non ne ha bisogno. Gigi la Trottola, sfida le leggi della fisica.
MARCELO BROZOVIC 7 - Meriterebbe un 5 per il modo in cui gestisce la prima fase della stagione, iniziando scarico e uscendo di scena per un mese a caus adi un guaio muscolare che però non gli impedisce di guidare la Croazia verso la semifinale del Mondiale in Qatar. Al rientro si ferma ancora per infortunio e scopre suo malgrado di aver perso il suo posto davanti alla difesa in favore di Hakan Calhanoglu, che nelle difficoltà lo rimpiazza egregiamente e lo costringe, una volta rientrato, alla panchina ben oltre l'immaginabile. Ma quando il croato decide che è il momento di riprendersi tutto quello che è suo, non ce n'è per nessuno. Torna a governare il centrocampo e a gestire i ritmi di entrambe le squadre come solo lui sa fare e diventa come d'abitudine insostituibile, con il turco che torna a giocargli accanto. Inimitabile.
HAKAN CALHANOGLU 8 - La prestazione deludente in finale non svii: è tra i principali artefici dell'entusiasmante percorso europeo dell'Inter, nonché degli altri obiettivi raggiunti in stagione. Il suo gol al Barcellona al Meazza è cruciale per aprire il varco degli ottavi di finale, ma oltre ai numeri il turco è letteralmente il salvavita Beghelli del suo allenatore, che dopo aver lavorato per farlo rendere al meglio da mezzala lo reinventa regista, ottenendo in cambio prestazioni anche sontuose. Poche parole, ma anche tanto orgoglio e spirito combattivo, uniti a una qualità che eleva il centrocampo nerazzurro in più zone del campo. Ha trasformato nei milanisti l'astio per il tradimento in paura per le sue giocate.
HENRIKH MKHITARYAN 7,5 - Doveva essere un lusso dalla panchina in sostituzione del partente Arturo Vidal, si rivela un lusso in generale per il centrocampo nerazzurro. 'Approfittando' degli infortuni di Marcelo Brozovic, si prende con professionalità, impegno e prestazioni di alto livello per qualità e quantità il posto da titolare. Al punto che Simone Inzaghi fa enorme fatica a lasciarlo fuori e lo costringe a stakanovismo puro a 34 anni. Poco male, l'armeno a volte sembra in grado di ricaricare le pile nell'arco della stessa partita. Tatticamente preziosissimo, passo breve e ottima tecnica lo rendono un rimpicapo per gli avversari. E dei 5 gol messi a segno, quello al Milan verrà ricordato in eterno. Peccato per l'infortunio che lo costringe a rincorrere la finale di Champions che altrimenti, pochi dubbi, avrebbe giocato da titolare.
KRISTJAN ASLLANI 6 - Non è stata certo la stagione dell'esplosione, più che altro dell'apprendistato. Arrivato come vice Marcelo Brozovic, si ritrova Hakan Calhanoglu davanti nelle gerarchie e con il rientro del croato le aspettative di giocare si riducono ulteriormente. Quando chiamato in causa fa comunque intravedere il talento per cui l'Inter ha scelto, in epoca di vacche magre, di fare un investimento. Il presente non ancora, ma il futuro è suo.
ROBERTO GAGLIARDINI 5,5 - La nota stonata non è la prestazione di Napoli, in cui stacca il cervello e costringe i compagni a subire una sconfitta che interrompe la striscia positiva. Piuttosto lo è quella dichiarazione in cui, a domanda sul futuro, fa capire di volersene andare perché pensa di meritare maggior spazio. Eppure nelle occasioni in cui il tecnico gli dà fiducia non è che l'ex Atalanta brilli particolarmente. Vero che, soprattutto a gara in corso, faccia capolino in gran parte delle partite dell'Inter, anche quelle di cartello. La sua carriera proseguirà altrove, in bocca al lupo.
EDIN DZEKO 7 - Probabilmente neanche uno orgoglioso come lui si sarebbe aspettato di scendere in campo 52 volte in questa stagione, vuoi per il ritorno della LuLa e vuoi per le 37 primavere che avrebbe festeggiato in corso d'opera. La sua capacità di gestirsi è una gioia per l'ambiente nerazzurro, alle prese con il lungo stop di Romelu Lukaku che riporta il bosniaco nell'undici titolare. E, nonostante una lunga pausa in zona gol dopo il colpo di testa decisivo contro il Napoli, alla fine colleziona ben 14 centri, di cui 3 al Milan (il primo inutile, gli altri decisivi in Supercoppa e Champions). Attaccante di intelligenza rara, quando non è in giornata sa spendersi in altre attività al servizio della squadra. Leader silenzioso, regista offensivo come non ce ne sono in giro.
LAUTARO MARTINEZ 9 - La sua miglior stagione di sempre, chiaro ed evidente segnale di crescita sotto tutti i punti di vista. Capitano aggiunto, colleziona 28 gol ma soprattutto trascina i compagni a suon di prestazioni. Perché per uno come lui, con il sangue agli occhi, segnare non è l'unica cosa che conta, non almeno quanto vincere. Qualità, tecnica, coraggio, cattiveria agonistica, sul rettangolo di gioco non lesina nulla per raggiungere l'obiettivo. E si sposa perfettamente con qualsiasi compagno d'attacco. Attaccante completo sotto tutti i punti di vista, con ulteriori margini di miglioramento. E le lacrime di Istanbul testimoniano il proprio attaccamento a questi colori. Non è facile fare meglio di così, ma sicuramente ci proverà. El T'oro.
ROMELU LUKAKU 7,5 - Neanche negli incubi peggiori si sarebbe aspettato un suo ritorno all'Inter, da lui fortemente voluto, così difficoltoso. Inizia segnando al Lecce, ma le aspettative vengono meno rapidamente quando prima del derby patisce un infortunio misterioso, che si protrae nel tempo e lo riporta in campo solo pochi minuti contro Sampdoria e Viktoria Plzen, prima dell'ennesima ricaduta. Un Mondiale contraddittorio e deludente, poi la lenta ma significativa risalita che parte dal tap-in decisivo contro il Porto e, al pari della condizione atletica, gli fa ritrovare la fiducia smarrita. Simone Inzaghi lo gestisce con cura, impedendogli di giocare ogni tre giorni e con pazienza riesce a ritrovarsi tra le mani un Big Rom vicino ai suoi standard contiani, in grado di dare un'enorme mano alla squadra nel suo percorso in campionato e in Europa con 14 reti e 7 assist. Resta il rammarico per non averne goduto sin dall'inizio, chissà come sarebbe andata...
JOAQUIN CORREA 5,5 - E anche in questa stagione si vedrà un giocatore incisivo la prossima. Se ce ne sarà un'altra a Milano. Al di là dei soliti problemi fisici che a questo giro gli hanno creato meno problemi del solito, el Tucu conferma di non avere proprio la personalità di vestire questa maglia. L'apice raggiunto è il bel gol al Benfica (con festeggiamento polemico del tutto fuori luogo...), il resto però è calma quasi piatta, nonostante il suo allenatore di occasioni, nel valzer delle coppie d'attacco, gliene conceda eccome. Appena 4 reti in oltre 1400 minuti giocati e la solita sensazione che non riesca a fare quello step necessario per cancellare l'etichetta di incompiuto.
SIMONE INZAGHI 8,5 - Certo, le 12 sconfitte in campionato fanno rabbrividire, ma cosa si può imputare a un allenatore che, scudetto a parte, va ben oltre le più rosee aspettative e porta a casa due coppe, il piazzamento tra le prime quattro, sfiorando la vittoria della Champions League? A un passo dal baratro (a lungo messo in discussione con rischio di esonero a stagione in corso), trova la forza di risollevarsi con le sue mani e il supporto dei suoi giocatori per riprendere il cammino, iniziando poi a correre. Gli ultimi due mesi di questa stagione sono stati a dir poco esaltanti e hanno unito il popolo nerazzurro come non succedeva da anni. E il mister piacentino ne è il principale artefice: mai una parola fuori posto, mai una polemica gratuita, solo parole di incoraggiamento per i giocatori e tanto, tantissimo trasporto. In pochi eletti, sulla panchina dell'Inter, ce l'avrebbero fatta. Ma oltre al carattere c'è anche il solito, ottimo lavoro sul campo: la squadra gioca un bel calcio anche se non tutti glielo riconoscono. Rinnovo strameritato.
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