"È giusto non fare confusione. Anche per me, è importante raggiungere il risultato. Solo che considero fondamentale arrivarci attraverso il gioco, il sacrificio negli allenamenti e soprattutto senza imbrogli". Lo dice con la solita schiettezza  Zdenek Zeman, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

A proposito, al rientro dall’esperienza al Lugano, come ha trovato il calcio italiano? Crede che sia ancora 'marcio', malato di doping e scommesse?
"Spero che la lotta prosegua, c’è la volontà di debellare queste piaghe, che finiscono per influenzare i risultati. Dove girano tanti soldi, purtroppo si muovono molte persone che non agiscono correttamente, pur di perseguire i loro interessi".

In tanti anni, quale sua partita le ha fatto aprire gli occhi, lasciandole dubbi?
"Avellino-Messina e non dico altro". Finì 0-1, ottobre 2003.

Aveva già allenato Caprari nel Pescara e Verre durante un ritiro precampionato nella Roma. Possono essere loro due le chiavi di lettura utili ai compagni per comprendere i suoi messaggi tattici?
"Non esageriamo, meglio non caricarli troppo. Magari si cullano poi sul fatto che conoscono bene il mio calcio e si distraggono. Certo, anche i nuovi mi hanno dato l’impressione di essere disponibili, pronti a seguirmi".

Corsa-salvezza, c’è ancora uno spiraglio per il Pescara?
"Finché l’aritmetica non ci condanna, dobbiamo sperare. E, d’altra parte, sperano pure Crotone e Palermo. Come per lo scudetto, pur favoritissima la Juventus, possono ancora crederci Roma e Napoli".

Verratti è finito nel mirino di Juventus e Inter. Gli consiglierebbe di tornare nel calcio italiano?
"Saprà scegliere. Lo vedrei benissimo nel Barcellona, anche se nel Psg e a Parigi sta vivendo una splendida avventura".

Sezione: News / Data: Mer 22 febbraio 2017 alle 10:29 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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