Croce e delizia di tifosi e addetti ai lavori; passaggio obbligato dei sogni, delle illusioni, delle speranze, anche delle delusioni di chi vive il mondo del calcio. Ovviamente, stiamo parlando del calciomercato, uno dei tanti, forse il principale centro di gravità permanente dell’attività di una società calcistica e di tutto quanto le orbita intorno. Un mondo che col passare degli anni ha quasi assunto una dimensione tale da essere capace di vivere in autonomia rispetto al calcio giocato; che una volta viveva di rituali, di luoghi simbolo come l’Hotel Gallia in centro a Milano, e che oggi si fa in ogni parte del globo terracqueo. Che un tempo durava pochi giorni, con una finestra di riparazione già a ottobre, e che adesso quasi vive di luce propria per tutto l’anno, con una lunga ed estenuante sessione estiva e una, più breve ma non per questo meno importante, a gennaio, separate dal 2001 dopo che per due anni si tentò la strada del mercato aperto per sei mesi, esperimento rivelatosi poco proficuo.
Questo mercato di gennaio, è cosa arcinota, sarà il primo della nuova Inter targata Erick Thohir. Sarà un mercato a suo modo importante, per i motivi che tutti sanno: i sostenitori, rinfrancati dal successo nel derby, attendono che questa squadra venga rinforzata a dovere per poter ancora coltivare ambizioni di Europa dei grandi. La ridda di nomi è già partita, anche se lo stesso presidente, però, ha voluto sottolineare un aspetto importante: che non è un periodo ideale per fare grandi acquisti, perché chi ha gli assi pensa a tenerseli e allora bisognerà prima studiare bene le strategie in base alle quali operare.
Ma come ha operato l’Inter sin qui, nel mercato di gennaio? L’ultimo passaggio non è stato di certo dei più felici, ma volendo andare indietro negli anni si scopre che anche in questa fase di riparazione l’Inter ha saputo trovare giocatori rivelatisi poi a loro modo importanti. In attesa di capire cosa ne sarà del prossimo, vediamo di fare un piccolo ripasso dei mercati invernali precedenti. Verranno presi in considerazione gli anni dall’avvio della separazione tra sessione estiva e invernale così come la conosciamo oggi.
2001-2002: con Hector Cuper allenatore, a gennaio non si registrò alcun movimento in entrata; viceversa, fu ceduto in prestito il giovane Adriano alla Fiorentina, all’ultimo anno prima del crac Cecchi Gori, seguito da Anselmo Robbiati. Fu girato al Parma il turco Hakan Sukur, mentre la meteora Antonio Pacheco, arrivato su pressione del procuratore di Alvaro Recoba, Paco Casal, passò all’Espanyol per non fare più ritorno a Milano.
2002-2003: uno dei tanti pupilli di Massimo Moratti, sarebbe potuto e dovuto arrivare molti anni prima; e invece, dopo l’esperienza nella Roma di Fabio Capello, arriva in nerazzurro nel gennaio 2003 un Gabriel Omar Batistuta lontano anni luce dai numeri cui aveva abituato la platea italiana, già afflitto da problemi seri alla caviglia. Solo 12 presenze e due reti per Batigol, con Franco Sensi, all’epoca presidente giallorosso, che arrivò a bullarsi davanti ai giornalisti per aver rifilato “un bel pacco” a Moratti. Fu l’unico acquisto, pareggiato dall’uscita di Francisco Javier Farinos, ceduto in prestito al Villarreal dopo che l’anno prima furoreggiò nel match contro il Valencia nel ruolo di… vice di Francesco Toldo.
2003-2004: il primo mercato invernale davvero importante. Fu quello innanzitutto del colpo Dejan Stankovic, strappato alla Lazio dopo che questi sembrava molto vicino alla Juventus e diventato una delle colonne dell’Inter che di lì a poco avrebbe costruito un ciclo di vittorie strepitoso. Arrivò per 4 milioni, ai quali si aggiunsero i 15 versati nelle casse del Parma per il riscatto di Adriano, arrivato convalescente per un infortunio muscolare ma poi determinante coi suoi nove gol in sedici partite tra campionato e Coppa. Fuori il giovane Nicola Beati e il brasiliano Luciano, tornato al Chievo dopo sole 5 presenze in nerazzurro.
2004-2005: la prima Inter di Roberto Mancini pareggia tanto ma si dimostra comunque solida, e non necessita di particolari ritocchi. Arriverà soltanto un ragazzo brasiliano semi-sconosciuto dal Flamengo, che oltretutto sarà prestato al Chievo per via delle norme sugli extracomunitari, un portiere che fa parlare di sé soprattutto perché sa disimpegnarsi anche lontano dai pali e finiva regolarmente in tribuna perché ritenuto il terzo dall’allenatore clivense Giuseppe Pillon: si chiama Julio Cesar… Operazioni minori anche in uscita, coi prestiti di Giovanni Pasquale e del giovane Riccardo Meggiorini rispettivamente a Siena e Spezia.
2005-2006: anche in questo caso, squadra già bella che fatta in estate, con gli arrivi di pezzi da novanta come Luis Figo, Walter Samuel e Juan Sebastian Veron, e un solo movimento in entrata in inverno: quello di Aparecido Cesar, prelevato in prestito dalla Lazio. In estate arrivò anche il terzino brasiliano Maxwell, preso a zero dall’Ajax: a gennaio fu ceduto all’Empoli in prestito, prima di rientrare e vivere tre stagioni importanti in nerazzurro.
2006-2007: dopo la ricchissima campagna estiva, allorché Moratti portò in nerazzurro Zlatan Ibrahimovic, Patrick Vieira, Fabio Grosso eroe dei Mondiali tedeschi, Maicon e Hernan Crespo, con la cessione di Obafemi Martins al Newcastle sull’altro piatto della squilibrata bilancia, l’Inter farà la propria cavalcata verso il tricolore con tutta la rosa già fatta a inizio stagione, senza movimenti in entrata o uscita a gennaio.
2007-2008: è l’ultimo anno di Roberto Mancini, quello dello scudetto di Parma deciso da Ibra, ma anche della scoperta dal vivaio e del lancio in prima squadra di un ragazzo 18enne dai mezzi tecnici straordinari e dal carattere un po’ esuberante; il suo nome è Mario Balotelli. Sarà anche l’anno dell’acquisto del portoghese Maniche, in prestito oneroso dall’Atlético Madrid per un milione di euro, capace di ritagliarsi un ruolo da protagonista solo in occasione del match interno contro la Juve, perso per 1-2: suo il gol e anche il palo a pochi istanti dal 90esimo. Fa di nuovo le valigie, invece, Adriano, che tornerà in patria al São Paulo.
2008-2009: la prima stagione sotto la guida di José Mourinho sarà contrassegnata dall’equivoco Ricardo Quaresma. Voluto fortemente dallo Special One, costato 24,3 milioni all’Inter, l’uomo dotato del tocco magico conosciuto come Trivela in realtà non ingranerà mai davvero, scatenando mugugni e ironie. Dopo sei mesi, la società decide di cederlo in prestito al Chelsea. Saluta, e stavolta definitivamente, anche Adriano: dopo otto anni tra luci, ombre e tanti rimpianti, il brasiliano risolve il proprio contratto coi nerazzurri e torna in patria per andare a giocare nel Flamengo. In mezzo, tante operazioni minori legate ai ragazzi del vivaio e il prestito di Olivier Dacourt al Fulham.
2009-2010: l’anno del Triplete vedrà a gennaio l’inserimento di un tassello fondamentale quale Goran Pandev. Il macedone arriva svincolato dopo aver vinto la causa in Lega Calcio contro il presidente della Lazio Claudio Lotito; per lui è un ritorno, dopo il passaggio nelle giovanili nerazzurre. Arriverà anche il keniano McDonald Mariga, acquisto dell’ultimo minuto dopo che il Manchester City (che avrà dai nerazzurri Patrick Vieira) non ha potuto tesserarlo per le questioni regolamentari sugli extracomunitari in Premier League: Roberto Mancini stesso darà via libera all’acquisto dell’ex Parma. In uscita, via Mancini, altro incompiuto dell’era mourinhana, passato al Milan, e David Suazo, prestato al Genoa.
2010-2011: a livello di attività, è stato probabilmente il gennaio più prolifico in chiave mercato. Gli acquisti che non arrivarono con Rafa Benitez (cosa della quale l’attuale tecnico del Napoli continuerà a lamentarsi anche di recente) vengono consegnati tutti al nuovo allenatore Leonardo che potrà godere dei servizi di Andrea Ranocchia, Giampaolo Pazzini, Yuto Nagatomo e Houssine Kharja. Saluteranno invece Jonathan Biabiany, Davide Santon che volerà in Inghilterra dove tutt’ora milita, ancora Mancini che si trasferirà definitivamente all’Atletico Mineiro, Sulley Muntari e il giovane Nwankwo Obiorah che con Benitez debuttò anche in prima squadra. Fu l’anno della rimonta scudetto spezzata dai colpi di Pato nel derby di aprile.
2011-2012: arrivata a Natale con una buona serie di risultati, l’Inter dopo gennaio perde la quadratura. Perde innanzitutto un cervello del centrocampo come Thiago Motta, per il quale alla fine i nerazzurri arriveranno a cedere assecondando il desiderio di andare al Paris Saint-Germain. Arriverà Angelo Palombo dalla Sampdoria, ma non sarà la stessa cosa… Ceduti, in prestito, anche Philippe Coutinho all’Espanyol, Sulley Muntari al Milan e il rebus Jonathan al Parma; in una sessione comunque grigia, arriveranno, anche a buon prezzo, anche due elementi che avranno modo di farsi notare in futuro, ovvero Fredy Guarin, che debutterà solo ad aprile, passando anche per oggetto del mistero, ma che da subito fa subito capire di che pasta è fatto, e Juan Jesus. Oltre all’attaccante croato Marko Livaja.
2012-2013: la sessione che lascerà indubbiamente il segno e le ferite più doloranti; perché quella più recente, perché quella che poi sarà seguita da un crollo verticale della squadra di Andrea Stramaccioni, perché quella dalle scelte forse rivelatesi, agli occhi dei più, maggiormente scellerate, anche se dettate più che altro dalla scarsa disponibilità economica. Partendo da Tommaso Rocchi, arrivato dalla Lazio per il ruolo di attaccante di scorta e poi diventato prima punta per l’emergenza; passando per Ezequiel Schelotto, preso dall’Atalanta in cambio di Marko Livaja e cui non basterà il gol nel derby per togliersi l’etichetta di flop; chiudendo con Zdravko Kuzmanovic, arrivato dallo Stoccarda e mai in grado di fare la differenza. Tutto questo mentre si chiude la tragicomica vicenda di Wesley Sneijder con la cessione al Galatasaray per 7,5 milioni e Philippe Coutinho passa al Liverpool per 10 milioni. L’ultimo giorno del mercato, un raggio di sole: l’acquisto del talentuoso Mateo Kovacic.
Undici anni di mercato, tra buone intuizioni e acquisti poco opportuni. Con una soluzione di fondo: gennaio non è fatto per comprare grossi calibri, ma per prendere i correttivi giusti per regalare alla squadra un’iniezione di qualità in più. Quella che sostanzialmente è mancata nelle ultime due stagioni e che invece in passato è arrivata a tratti anche abbondante. E’ un po’ un terno al Lotto, e Thohir pare averlo capito; cosa accadrà da qui a qualche giorno, lo sapremo presto…
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