Con il suo Novara, Andrea Zanchetta potrebbe sfidare nella prossima Serie C l'Inter Under 23 con alcuni dei giocatori che componevano la rosa dell'Under 20 con la quale ha vinto l'ultimo Scudetto Primavera. Ma che opinione ha Zanchetta delle seconda squadra? A precisa domanda in conferenza stampa, risponde così: "Penso sia un bel modo di ridurre il gap tra la Primavera e le prime squadre, che è troppo elevato. I giovani quando devono fare il salto fanno troppa fatica non a livello tecnico ma a livello caratteriale e agonistico. Iniziare questo percorso prima ci porta ad avere giocatori un po' più pronti dal punto di vista della personalità e del prendersi certe responsabilità. Perché il giovane è come il vecchio, magari ha bisogno di più tempo per acquisire certe cose. Quindi il giocatore più grande diventa importante. Oggi c'è anche più attenzione da parte dei tecnici e staff". 

Ma senza la nascita dell'Inter Under 23, Zanchetta avrebbe pensato di portare qualche suo ragazzo a Novara? O magari arriverà comunque?
"Non escludo niente, ma la situazione è molto difficile. Ci sono tante valutazioni da fare: il livello tecnico delle Primavera come quella dell'Inter è alto, poi ci sono altri aspetti da considerare. Qualche profilo pronto c'è, ma con l'Under 23 se lo terranno stretto". 

Ma perché i giovani in Italianon vanno in prima squadra?
"Ce lo chiediamo in tanti... La mia risposta può essere personale: culturalmente è difficile, perché funziona anche per allenatori e dirigenti. Ci si fida poco, la gioventù è vista come un aspetto negativo più che positivo. Poi coi giovani sai che non puoi ottenere tutto subito e questa cosa gioca a sfavore. La qualità dei ragazzi c'è, ci manca il coraggio di buttarli dentro e creare contesti che gli permettano di sbagliare. Qui quando sbagliano due partite i giovani non sono buoni, l'allenatore è scarso e via andare. Fa parte del gioco, ma bisogna cambiare questa visione se si vuole dare fiducia ai giovani. Per dire, noi l'anno scorso abbiamo iniziato la Youth League con grande paura: perché giocavamo contro Lipsia, Bayern Monaco e Manchester City... Ma io vincevo sempre dentro di me, perché dicevo: 'Siamo l'Inter, abbiamo giocatori bravi anche noi'. E attraverso un po' di coraggio abbiamo fatto un percorso incredibile. Coraggio che poi porta ai risultati. Per me il coraggio è importante, se ci credi nelle cose i risultati arrivano. Poi credere nei giovani comporta qualche scottatura, però bisogna prenderla. Noi abbiamo troppa fretta culturalmente, c'è poca progettualità e si cambia subito quello che poteva andare bene dopo 8-9 mesi". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 12 luglio 2025 alle 16:30
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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