Era arrivato con grandi aspettative, forse eccessive. Su di lui il 'fardello' dei 15 gol in 37 gare con il Feyenoord e un futuro che tutti gli  addetti ai lavori danno per luminoso. Addirittura, si era paragonato a Trezeguet o Henry. Luc Castaignos, però, è un ragazzo giovanissimo, classe 1992, arriva da un mondo calcistico (e non solo) totalmente diverso e, spesso, è stato utilizzato fuori ruolo.

Eh già, perché Castaignos, pur avendo buoni fondamentali, resta una prima punta. Magari una punta che sa svariare, una punta che sa far giocare la squadra, una punta che può convivere con un'altra punta, ma pur sempre una punta. E invece, prima con Gasperini poi con Ranieri, Luc è stato quasi sempre dirottato sull'esterno. Ingannevole la sua fisicità e corsa generosa: l'olandese soffre da matti quando viene spostato largo. La prestazione di Novara fu disastrosa, quasi da 'bruciarlo'. Contro la Juventus non ha rispettato le consegne, così come stava accadendo con il Siena. Poi lo spostamento al centro, la palla di Motta e il gol. Una liberazione.

E' chiaro che per un giovane, in una squadra come l'Inter, bisogna sapersi adattare anche in ruoli non propri, ma in questo senso le critiche piovutegli addosso sono sempre sembrate eccessive. Lo stesso Ranieri, che di calcio ne mastica e ne sa molto più dei tanti 'soloni' che si riempiono la bocca senza avere conoscenze, nel post-Siena ha chiarito il punto: “Luc è un attaccante centrale, che fa movimenti da calciatore già maturo. In allenamento segna sempre e fa la differenza. I numeri ce li ha, poi in un contesto delicato come quello dell'Inter attuale bisogna valutare tanti aspetti. Ma è certo che il suo ruolo è quello di prima punta”. E lì, nel suo ruolo, Castaignos stavolta  ha ripagato la fiducia, segnando un gol da attaccante vero. Un gol da prima punta.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 27 novembre 2011 alle 20:45
Autore: Alessandro Cavasinni
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